Spin-off 1.

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22/11/2019
Ore: 10.30

Era intervallo, avevamo quindici minuti d'aria prima di tornare a fare diritto pubblico. Io mi trovavo appoggiato a una delle panchine che stavano nel giardinetto dietro l'aula insieme al mio gruppo e al mio ragazzo. Non stavo realmente seguendo quello scambio di battute poiché i miei occhi non riuscivano ad allontanarsi dalla figura del castano. Lo osservavo in silenzio, guardando le sue labbra muoversi senza sosta e i suoi occhi scrutare i presenti con freddezza. Quanto era cambiato quel ragazzo nel corso degli anni? In prima superiore era come un bimbo, infantile e immaturo, correva e si agitava in una maniera tale da mandarmi in bestia. Otto anni più tardi, in terza università, quel ragazzo era diventato un uomo vero e proprio. Si ergeva sopra tutti gli altri, con i capelli rigorosamente annodati in un codino disordinato, e il suo sguardo sembrava essere sempre estremamente distaccato. Non mi importava più di tanto, sapevo che dietro a quelle pagliuzze smeraldine si nascondeva una persona dall'animo gentile e anche estremamente fragile.

- Scusate... - una voce calda e anche lievemente impacciata fece terminare la conversazione del gruppo, attirando così la nostra attenzione su una figura bassa e mingherlina. Alzai un sopracciglio, cercando di capire di chi si trattasse e notando intanto lo sguardo di Eren illuminarsi.
- Floch! Ei - disse il mio ragazzo, facendo immediatamente arrossire il più basso e facendomi grugnire a bassa voce. Non mi piaceva quella sensazione di gelosia, sebbene fossi consapevole del fatto che quello che c'era tra me ed Eren non poteva essere eguagliato e distrutto da qualcuno, e mi ritrovai a guardare quel tipo dall'alto in basso con fastidio.
- Ti devo parlare - li vidi allontanarsi appena, sentendo comunque la conversazione fra i due e non potendo fare a meno di allungare l'orecchio con fare curioso. Strinsi i denti, cercando di mantenere la calma.

- Senti Eren tu mi piaci... - cominciò il più piccolo, facendo annuire appena Eren che lo guardava con fare di ovvietà.
- Ma questo lo so, mi dici sempre che ti sto simpatico - rispose con ingenuità facendomi scuotere la testa. Ma con chi mi ero messo?!
Sei un imbecille Eren.
- No, io intendevo in modo romantico. Mi piaci - riprovò l'interlocutore del mio ragazzo facendomi scoppiare a ridere quando lo vidi cominciare a balbettare frasi sconnesse e parole senza senso. Decisi così di avvicinarmi ai due, passando un braccio intorno alla vita del mio piccolo e lanciando un'occhiataccia in direzione di quel babbeo.

- Guarda coso, prenditelo pure che io mi sono già rotto di sopportare sto imbecille - il mio tono di voce tradiva le mie parole, facendo palesemente capire la situazione e facendogli intendere di levarsi dalle scatole.
- Seh, come no. Non eri tu quello che ieri sera continuava a dire 'no, attacca tu prima di me' gne gne gne. - sentii il mio ragazzo ridacchiare, facendomi voltare completamente nella sua direzione e guardandolo con fare di superiorità.
- Non so proprio di cosa tu stia parlando - tentai di sviare la conversazione, mantenendo uno sguardo neutro ma percependo il mio corpo impazzire completamente ai ricordi della sera precedente e della nostra chiamata interminabile.
- Ah no? Guarda, ti rinfresco la memoria... - tirò fuori il cellulare, facendomi aprire la bocca e tentando poi di levarglielo dalle mani. Mi buttai su di lui, allungandomi nella sua direzione ma non riuscendo a prenderlo.
- PROVA A LEGGERLO E VAI IN BIANCO - urlai mentre vedevo il messaggio più lungo e dolce che gli avessi scritto comparire sullo schermo. Tutto ciò accadeva sotto lo sguardo sbigottito di quel tipo e di quello divertito dei nostri amici.
- Pff, non mi spaventi faccia da cavallo! 'Eren, non posso più fare a meno di pensarti. Sei il mio mondo, la mia... - gli tappai la bocca, tirandogli un pugno sulla spalla e sentendolo gemere dal dolore. Presi il suo cellulare fra le mani, nascondendolo nella tasca dei pantaloni e allontanandomi appena da lui.

- Ti avevo avvertito! Una settimana - cominciai, guardandolo con fare inquisitorio e tentando invano di mantenere la calma. Quel ragazzo mi faceva impazzire, dannazione.
- Dai Jean, tanto è inutile. Non resisti al mio fascino - lo sentii ridacchiare e mi ritrovai ad allontanare lo sguardo dalla sua figura e incrociare le braccia al petto.
- Credici deficiente - continuai ad evitare la sua figura, cercando di non incappare in quegli smeraldi o in quelle labbra carnose e rosee.
- Quindi posso uscire con Floch? - ormai quella conversazione non prevedeva più il resto del mondo, eravamo troppo intenti a dare l'uno fastidio all'altro. Non ci importava del ragazzo che si era appena dichiarato o dei nostri amici poco più distanti. Ormai c'eravamo solo noi.
- Ma sto cazzo - risposi io, facendo una brevissima smorfia nell'immaginare il mio ragazzo insieme a qualcuno che non fossi io.
- Ecco, quello lo voglio - dovetti trattenermi dal sorridere, mordendomi il labbro inferiore, sentendo le mani formicolare e la testa girare.
- Ragazzi... - una voce distante, senza volto tentava di chiamarci ma ormai eravamo una causa persa. Non potevamo fare a meno dell'altro, non potevamo smettere di punzecchiarci e guardarci con bramosia. Lussuria.
- E prenditelo allora - il mio tono divenne basso, roco, e potei notare con piacere che il respiro di Eren divenne più irregolare. I suoi occhi scivolarono sul mio corpo, soffermandosi sulle mie labbra, accarezzando il mio volto prima e il mio collo poi. Sì avvicinò a me, pericolosamente, passando un braccio intorno alla mia vita per potermi stringere a lui e assaporare il dolce profumo che la combinazione dei nostri odori provocava.
- Ragazzi! - quel tizio, Flik, Fluk, o chi lo sa ci interruppe facendoci sbattere gli occhi e boccheggiare in cerca di aria.
- CHE VUOI?! - urlammo all'unisono, sentendo le mie guance cominciare a bruciare. Posai immediatamente la testa sulla spalla del mio ragazzo, tentando di nascondere quel rossore al resto del mondo. Mi aggrappai alla sua maglietta, sospirando di sollievo nel sentire le sue braccia circondare il mio corpo e le sue labbra posarsi sulla mia testa.

- No, niente, è che... - cominciò lui ma Eren non gli diede nemmeno il tempo di continuare che riprese a parlare, facendo più salda la stretta sul mio corpo.
- Floch, amico mio, mi hai appena fatto perdere il pompino migliore della mia vita - gli tirai un debole pugno nello stomaco, staccandomi appena da lui.
- Vola basso Jeager. Sei tu quello che si stava letteralmente concedendo a me - gli tirai un buffetto sulla guancia, arricciando il naso.
- Si come no, l'importante è crederci - rispose lui, decretando in quel modo la fine dell'intervallo e anche della nostra vicinanza.

Orgoglio - JeanerenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora