Spin-off 2.

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27/11/2019
Ore: 23.32

Non capisco il motivo per cui durante le feste è quasi d'obbligo giocare al gioco della bottiglia o ad obbligo e verità. Soprattutto se uno tra i partecipanti è il tuo ragazzo e non ti rivolge la parola da mezza giornata.
Sospirai deluso, lanciando un breve sguardo a Eren e notando quanto fosse impegnato a sistemarsi il cravattino. Poteva essere così imbranato da non saperselo nemmeno annodare correttamente?
Approfittai del fatto che fosse solo per avvicinarmi a lui, allontanando le sue mani dal tessuto nero e sostituendole con le mie. Feci una piccola smorfia, non riuscendo a guardarlo negli occhi e tentando di risolvere il casino che aveva combinato.
- Eren parlami dai - tentai di persuaderlo, avvicinandomi un pochino di più a lui e sentendo l'immancabile bisogno di saltargli addosso e azzerare la nostra distanza. Non potevo resistere più di due ore senza di lui, triste realtà dei fatti, e non sentire la sua voce mi faceva provare un dolore immenso.
- No - bofonchiò lui, gonfiando le guance e assumendo la tipica espressione che faceva ogni qualvolta litigavamo e che lo faceva apparire infantile.
- Amore dai... - raramente lo chiamavo in quel modo, solo quando cercavo di mettere da parte l'orgoglio per chiedergli scusa e lui lo sapeva fin troppo bene. Discutevamo spesso, niente di grave ovviamente, ma era divertente urlarci contro le parole più stupide e senza senso per poi tornare a baciarci e abbracciarci come se niente fosse.
- Ti sei dimenticato di chiamarmi - disse a bassissima voce, abbassando lo sguardo e mettendo il broncio. Non pensavo di averlo ferito a tal punto, alla fin fine ci vedevamo e sentivamo tutti i giorni e non credevo che saltare una chiamata potesse farlo star male così.
- Eren lo sai che - tentai di iniziare ma Historia interruppe la nostra conversazione nel tentativo di dar vita al gioco obbligo o verità. Mi misi al fianco del mio bimbo, tentando di prendere la sua mano nella mia e notando quanto la sua presa fosse debole. Era ancora arrabbiato, lo sapevo, ma almeno non si era ritratto a quel contatto. Era già un passo avanti.

Il gioco proseguiva da un bel po' e ne io ne Eren eravamo stati chiamati. Avevo tentato invano di riprendere il discorso ma ogni qualvolta ci provavo c'era sempre qualcuno intento ad interromperci e allontanarci.
- Eren, obbligo o verità? - chiese Connie, facendomi destare dai miei pensieri e lanciare uno sguardo nella direzione del castano.
- Obbligo - rispose lui con naturalezza. Preferiva sempre gli obblighi alle verità, non che avesse qualcosa da nascondere a dire il vero, solo voleva mettere un po' di pepe al gioco stesso.
- Bacia Jean - un sorriso comparì sul volto di tutti i presenti, facendo irrigidire me e di conseguenza anche lui. Non c'eravamo mai scambiati effusioni di fronte a loro, preferendo vivere la nostra storia al riparo dagli occhi degli altri.
Lo sentì sospirare, voltandosi poi nella mia direzione e cominciando ad avvicinarsi a me. Guardai il suo volto: la mascella contratta, gli occhi socchiusi e le guance lievemente imporporate. Inclinai appena il viso, protendendomi nella sua direzione e posando una mano sulla sua guancia. Il mio cuore cominciò a battere a un ritmo irregolare, sentendomi completamente attratto da lui e non riuscendo a smettere di guardare il suo viso. Gli mimai un semplice 'ti amo' sperando che quello potesse bastare a fargli capire quanto mi dispiacesse averlo fatto star male e chiedendogli scusa in tutti i modi possibili.
Sentii le sue labbra sulle mie, leggere e soffici come le ricordavo, mentre le sue mani andarono ad incorniciare il mio viso. Si stava aggrappando a me, cercando invano di combattere quel forte legame che ci contraddistingueva e che ci impediva di allontanarci l'uno dall'altro, passando la lingua sul mio labbro inferiore per chiedere l'accesso alla mia bocca.
Quando si incontrarono, danzando insieme, sentii un peso togliersi e alleggerire il mio petto. Avevamo risolto nuovamente, in un attimo, e i nostri corpi erano tornati a volersi. A cercarsi. Lo sentii mugolare per l'impazienza mentre io scivolavo a lasciare dei languidi baci lungo il suo collo e lui passava una mano fra i miei capelli per spingermi ulteriormente vicino a lui. Non riuscivo a fermarmi, era più forte di me, volevo il mio Eren.
Volevo il mio ragazzo. Volevo baciarlo, toccarlo, assaporarlo. Lo volevo e basta.

Un colpo di tosse ci fece riprendere e facendoci staccare immediatamente l'uno dall'altro, incapaci di proferire parola e sentendo nuovamente quel forte affetto attrarci come calamite. Respiravo a fatica, sentendo ancora il sapore delle sue labbra sulle mie. Notai il suo volto, sfatto e completamente perso ad osservarmi, che tentava in ogni modo di non arrossire e non perdersi in un sorriso.
- Sei perdonato - sussurrò semplicemente, facendo intrecciare nuovamente le nostre mani e lanciando poi uno sguardo di scuse verso i nostri amici.
Dio, quanto ti amo Eren.

Orgoglio - JeanerenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora