13 - Alluminio (Al)

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Ekri avvertì il cambiamento quando Loro cominciarono ad immergersi nel Tempo. E uno squarcio nell'universo si aprì, rivelandone i confini.

Un'ultima orma, quell'ultima orma rimaneva ormai a testimoniare il loro passaggio. Un'impronta arrogante, forse, quella nebulosa. Per dire che Loro erano stati.

Allora Ekri cantò l'elegia funebre. E Loro parvero apprezzarla. E mentre cantava, Ekri sentì il cuore del mondo dentro di sé. Tutto il mondo dentro e tutto fuori.

E seppe del movimento delle maree, del camminare e del ringhiare, del frusciare e dello stormire e del cicalare e del soffiare.

Seppe della luce e delle tenebre. Conobbe la lancia terribile della conoscenza e il pugnale insanguinato dell'ignoranza. Seppe del piccolo e del grande. Seppe anche dell'infinito.

E tutto questo. Tutto questo mondo scosse la sua prigione. Il reticolo che lo formava. I legami che trattenevano precisi la sua struttura intima. Era un oceano che ambiva la libertà, acqua che premeva per abbattere la diga. Brama di comunicare, desiderio di trasmettere.

Come poteva compiere quel passo estremo? Come poteva andare al di là. Oltre. Dalla creatura di tempo che avrebbe capito il suo messaggio?

Seppe che la morte di Loro gli aveva dato il potere di un istante. Un istante di tempo sospeso nello spazio. L'istante in cui Loro entravano nel tempo. Il tempo della loro morte.

In quell'attimo, Ekri toccò la mano della donna.

E lei disse: «Vedo il mare per la prima volta

Sabbia (Ciclo di Hanar vol.1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora