9 - Fluoro (F)

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Dopo la loro conversazione al bar dell'osservatorio Fran aveva deciso di dare a entrambi un'altra occasione. Da allora erano passati sette mesi. Nel frattempo il Governo della Terra aveva requisito il progetto di ricerca con una olimpionica manovra giuridica che era stata battezzata come "assorbimento standard per progetto di priorità assoluta". Fran la vedeva più come una questione di volpi e uva, ma il suo parere non contava più nulla. Per potere continuare a seguire lo sviluppo dei lavori dovette farsi "assorbire" dalla nuova Equipe di ricerca, alla quale si aggiunsero studiosi e intellettuali in cerca di gloria.

Dopo sette mesi di lavoro però il gruppo ricevette l'ordine di sospendere le ricerche e rientrare sulla Terra.

Quando Fran uscì dallo shuttle trovò un'enorme folla esultante ad accoglierla: la notizia della sensazionale scoperta aveva viaggiato attraverso i mezzi di comunicazione fino a diventare virale. Il collegamento tra il codice ideato da Fran e i simboli apparsi sulla nebulosa aveva fatto il giro del mondo. Così d'un tratto lei si era trasformata in una VIP.

Qualche zelante giornalista aveva rintracciato i suoi vecchi compagni di università: persone che non vedeva da anni o che le avevano tolto il saluto quando la notorietà del Nobel era scemata, coinvolgendoli in interviste paradossali. Fran li poteva vedere ogni sera seduta sul divano accanto a John, intenti a parlare di lei come se la frequentassero ogni giorno. Descrivevano con perizia di particolari quali erano i suoi gusti musicali, i suoi interessi, i libri o i locali preferiti, quanti ragazzi aveva avuto, quale marca di dentifricio usava... Disgustata spegneva il visore, ben sapendo che quello schifo veniva trasmesso in mondovisione.

Una nebulosa compariva nel cielo con il suo codice impresso sopra... e lei diventava una star! Il premio Nobel rispolverato. La sua carriera rinvigorita.

La vita era davvero strana.

Scese dalla scaletta affiancata da John, notando che la polizia sbarrava il passo a una folla in delirio che acclamava il suo nome. Fuggirono da quella confusione imboccando il tunnel d'uscita.

«Sarà il caso di chiamare un taxi,» disse John guardandosi attorno.

Fran lo ammirò per la sua calma, sapeva quanto fosse turbato, era un uomo schivo dopotutto, lavorava per la ricerca, non certo per gli applausi, ma cercava di non darlo a vedere, lo amava proprio per questo.

Stavano imparando di nuovo a conoscersi rispettando i rispettivi tempi. La loro relazione era ripresa da dove l'avevano abbandonata, con la differenza che entrambi erano decisamente più consapevoli. Non sempre tutto funzionava come rose e fiori, ma alla sera era bello scaldarsi i piedi a vicenda sotto le coperte e rincorrersi per casa armati di cuscino. Si trattava di momenti preziosi che entrambi cercavano di proteggere. Il mondo là fuori era fin troppo rapace e gelido, valeva la pena superare le proprie paure per creare quella piccola isola di felicità.

«Un taxi?» rispose lei. «Non ricordi? La Corporazione ci ha offerto un passaggio perché il Presidente vuole vederci. Dov'è Kyle, non doveva raggiungerci?»

John le regalò un sorriso ironico. «È andato avanti per tenerci lontani dai giornalisti.»

Fran fece spallucce. L'atteggiamento opportunista dell'ingegnere non le importava nulla: «Buon per lui,» commentò, «è molto più fotogenico di noi due messi insieme, comunque.»

John le lanciò un'occhiata in tralice, non era del tutto d'accordo, ma evitò di esprimerlo ad alta voce, con un sospiro si stiracchiò contro il sedile della vettura. «Non credo che la C.S.T. potrà offrirci un'alternativa, ho saputo che dietro la manovra governativa c'è l'esercito, in pratica vogliono impadronirsi del progetto.»

Fran parlò sovrappensiero come se stesse risolvendo un facile rompicapo. «Oh, sì certamente. Questo era il passo successivo. Non avrai creduto che ci lasciassero proseguire, vero?»

«Ma... non sei furiosa? Se i militari presidieranno le ricerche non avremo più accesso all'osservatorio, quindi niente più dati, né studi. Saremo tagliati fuori dalla nostra nebulosa!»

«Si, certo. Senza contare il fatto che perderemo lo stipendio.» Sospirò: «temo che dovrò tornare a dedicarmi all'insegnamento.»

John scosse la testa incredulo, ma non disse nulla. In quel momento uscirono dallo spazioporto e incontrarono la scorta che li condusse alle vetture.

Attraversarono la città inseguiti da fotografi e curiosi; riuscirono a liberarsi di loro solo quando i cancelli della sede della C.S.T. si chiusero alle loro spalle.

La tenuta si dispiegava in un labirinto di bassi edifici, dove si distribuivano laboratori, aule magne, appartamenti, negozi, ristoranti, solarium e centri benessere. Tutto quello che serviva per sopravvivere in una splendida gabbia dorata.

Fran e John, insieme al resto dell'equipe, furono confinati in una sezione isolata e per alcuni giorni convissero gomito a gomito con le guardie di sorveglianza governativa.

John e Kyle, entrambi sulle spine, stavano diventando di giorno in giorno sempre più tesi e nervosi. Al contrario, Fran appariva serena come se tutto quello che stava accadendo non la riguardasse affatto. Nemmeno i discorsi prolissi del dottor Kyle la turbavano più di tanto.

John pensava che la reazione di Fran fosse spiegabile come l'appagamento di chi riceve un riconoscimento tanto ambito, ma temeva che, quando si sarebbe resa conto di quanto concreto fosse il rischio di essere tagliati fuori per sempre da quel progetto di ricerca, avrebbe pianto lacrime amare. Allora lui avrebbe dovuto consolarla e sostenerla, ma temeva di non averne la forza: quel progetto era parte anche della sua vita!

Fu all'ottavo giorno di attesa che finalmente vennero convocati presso gli uffici del Presidente della Corporazione Scientifica Terrestre, il magnate Arthur Rasus.

Sabbia (Ciclo di Hanar vol.1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora