VI (I want u cause we're both insane)

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"Simòòò" la schiuma dello shampoo mi sta finendo pure in bocca "bleh" mo moro "ma a voi chiude st'acqua calda? Ma poi perché devi usare il lavandino ogni volta che ce sto io sotto la doccia?"
Il getto riprende a scorrere normale finalmente e "fai ste cose da stronzo" borbotto mentre i suoi schifosissimi risciacqui col collutorio risuonano nel bagno.

"Puh! Manuel io non è che posso sta le ore ad aspettare che tu liberi il cesso-"
"Ma ce sta pure l'altro! Vai nell'altro!"
"Ma a me piace questo..." ribatte come se sta cosa avesse un cazzo di senso.
"Ma che vor di??" chiudo i bocchettoni dell'acqua e tiro via la tenda "un cesso è un cesso" puntualizzo mentre mi avvolgo un'asciugamano attorno alla vita.

E' ancora lì impalato in mutande. E mi fissa.
"Che guardi ao?"
"Guardo che stai facendo acqua a terra! Asciugate i capelli" mi indica con la mano il piccolo laghetto affianco al tappetino.

"Madonna che accollo Simò! Damme n'attimo che me sistem- oh ma che stai a fa?"
"Pulisco il macello che fai te che te pare?"
"E- e lo devi fa così?"
Così, piegato difronte a me e mezzo nudo.

"E come o devo fa?" lascia una pezza ad impregnarsi a terra e si rialza avvicinandosi di più.
"Che-" schiarisco la voce "che fai?"
"T'aiuto, no? Ma che c'hai oggi Manuel?" mi guarda perplesso mentre mi sfila l'asciugamano in vita.
Ma porca puttana.

Comincia a passarla con lentezza estenuante sulle spalle, sullo sterno fin giù allo stomaco, sfiorando appena l'inguine e lasciando che una scarica mi pervada il corpo.
Con un dito percorre i brividi che ora contornano la pelle.
"Hai freddo?" sussurra così vicino alla mia bocca che tremo ancora di più.

Scuoto la testa per dire che no, non è quello il tipo di brividi che sto avendo, e nel farlo una goccia d'acqua scivola via dai miei ricci e cade al centro del suo petto.
Avvicino le labbra e la bacio via prima che rotoli più giù.
"Manuel..." vibra sotto il mio tocco.
E io sento già gli equilibri ristabilirsi.
Adesso è lui a tremare.

"Forse tu si..." faccio notare mantenendo il contatto delle labbra con la pelle.
Porto una mano sul collo e lo bacio fino alle clavicole mentre i capelli continuano a gocciolare su di lui.
La presa è salda mente col pollice percorro il pomo d'Adamo.
"Tu mi farai impazzire Simò" ammetto dando un minimo di pressione.

Gli occhioni enormi si spalancano e un "Sì?"  mi manda definitivamente al manicomio.
Lascia scivolare l'asciugamano che stava usando e ora non ci sono più ostacoli fra il mio corpo e il suo.

Ogni tensione si concentra all'altezza del bassoventre e "cosa vuoi?" chiedo spingendomi contro di lui.
"Manu..." sospira circondandomi con una mano.
Sussulto.
"Simo..." ora è anche la sua erezione a premere sul mio stomaco "dimmelo."
"Per favore..." geme.
"Per favore cosa?" chiedo guardandolo negli occhi.
"Lo sai" lamenta lui socchiudendoli.
E non è questo che volevo sentirmi dire.

Mi accosto all'orecchio e "Peccato Simò" poggio impercettibilmente la lingua sul lobo "peccato davvero" faccio scorrere con calma i polpastrelli dell'altra mano sulle ultime vertebre della schiena "non è la risposta che volevo" e allontano un po' la bocca.

Riapre gli occhi su di me e ci osserviamo ansimanti finché lo «sciaff» inaspettato arriva a rompere questo silenzio mentre un "ti prego" soffocato gli esce dalle labbra.
Lecco via una lacrima solitaria che sta rigando il volto prima di concedermi il piacere di avvertire nuovamente la sua pelle battere sotto il mio palmo.
Sempre nello stesso punto.

Il "ti voglio" singhiozzato ai limiti dell'isteria prima di abbandonarsi con gambe tremanti su di me è sufficiente a mettere a tacere i miei istinti più barbari.
Per adesso.



"Ti ho preso un regalo."
Sospira.
"Simone" la coscia stretta fra le mie mani per fermarne il tremolio che lo scuote "hai capito che sto dicendo?"
Gli si mozza il respiro quando avverte la stretta farsi più forte.
"Io-" un filo di voce "io penso di sì"
"Pensi?" interrompo la presa opprimente e carezzo compiaciuto l'impronta rimasta.
La pelle brucia come scottata e cedo al desiderio di poggiarvi un piccolo bacio a fior di labbra.
Mugola strofinando la faccia nel cuscino.

"E pensi-" c'è più spinta adesso con la mano che ancora si sta facendo strada in lui.
Trema di nuovo e torno a placarlo con lo stesso contatto di prima "pensi anche di meritare questo regalo?"
Annuisce frenetico.
Il segno sulla coscia è ormai di un bordeaux squisito e io mi fermo per girare il suo corpo e osservare attentamente il capolavoro che ho davanti.

"Non- non andare" si lamenta con voce esausta mentre i suoi muscoli si contraggono attorno al nulla.
Premo due dita sopra, ma solamente per sentirli spasmare sotto il mio tocco.

"Simo"
"Mh"
"Apri gli occhi"
"No" e per dimostrarmi che non scherza si porta pure un braccio sul viso.
Applico maggiore pressione con le falangi per poi d'improvviso colpire il suo punto più tenero.
Una, due, tre volte.

Più che un gemito mi restituisce un guaito e si contorce come fulminato.
"Apri gli occhi adesso"
Scuote la testa.
"Stai peggiorando la situazione" faccio presente prima di alzarmi di scatto e avviarmi verso l'armadio.

La perdita di contatto fisico, per quanto breve, lo destabilizza visibilmente e il momento in cui avverte il materasso riabbassarsi sotto il mio peso si tira su a sedere con la faccia coperta di lacrime.
Siamo uno di fronte all'altro.

"Non mi piace" singhiozza "lo sai che non- non mi piace quando te ne vai"
"Lo so" ribatto con totale calma.
Sgrana gli occhi e altre lacrime si fanno strada sul suo viso.
"Chiudi gli occhi"
E' confuso, preoccupato e forse anche impaurito adesso.

Sospiro.
A volte mi illudo di poter dare fondo alla natura brutale che mi caratterizza senza mostrare neanche un minimo di pietà, ma non sarà mai possibile.
Simone è il mio punto debole assoluto e anche l'animale che mi porto dentro si arrende docile a lui.

Con una mano gli accarezzo dolcemente il viso per poi farmi più vicino e accostare le labbra alle sue.
"Va tutto bene" gli ripeto sulla bocca, poi un'altra volta, prima di posare un bacio sulla mandibola e poi ancora, per lasciarne un ultimo sugli occhi che si chiudono sotto il mio respiro.
Non li riapre.

Il cuore sta per uscirmi dal petto.
Il modo in cui lo amo non può essere normale.
Lo guardo e realizzo che per lui direi di sì a qualunque cosa.
E ciò che mi fa impazzire ancora di più è il suo non sapersi affatto cosciente del potere che ha, di quanto - se volesse - potrebbe essere letale per me.
Per me che sono suo, tanto quanto lui è mio.

Porto una mano dietro la schiena e faccio un respiro profondo.
Mi sistemo meglio vicino al suo viso concedendomi di osservarlo per un altro secondo.
E' bellissimo.

Il «click» delle giunture metalliche che combaciano risuona come l'esplosione di una mina nella nostra stanza.
Non ha ancora aperto gli occhi e le mie mani sono immobili lì accanto a lui.

"Guardami"
Le lacrime che ricominciano a scendere non gli impediscono di obbedire.
Mi trapassa l'anima in un secondo e mi rendo conto che non conoscerò mai nulla di più etereo di ciò che ho davanti in questo momento.

Lo spingo dolcemente contro le lenzuola e, portando due dita tremanti sull'anellino al centro, tiro un po'.
La pressione la avverte lui ma il respiro si mozza anche a me.
"Era quello che volevi?" chiedo ad un centimetro dalla sua bocca mentre mi faccio spazio nel posto che amo di più, quello che ho conosciuto sempre e solo io.

Stringe i polpacci attorno ai miei fianchi e tenta di baciarmi.
Ma non voglio, non così.
Lascio la presa sul collare e gli afferro il viso portando i miei occhi nei suoi "Simone" do un ennesimo colpo di reni solo per vederlo gemere "ti ho fatto una domanda"
Le sue mani si aggrappano disperatamente alla schiena premendo fino a farmi male "Si"
Ma ora non può più bastarmi solo questo.

"Perché?" sillabo continuando a spingere.
Le nostre labbra adesso si toccano.
"Perché-" un singhiozzo disturba la sua confessione "perché sono tuo, Manuel sono solo tuo" geme mentre esplode tra i nostri corpi ed io, complice quest'ultimo sollecito, non posso far altro che seguirlo.

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