VII

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"[...] Papà tu devi imparare a farti i cazzi tuoi ecco qual è il problemaaaa!!"
Salto così in aria dal letto che per poco non tocco il soffitto.
Che cazzo succede.
"-no! No! io sono veramente sconcertato!! Questo è troppo pure per te!"

Ma uno po' esse svegliato in questo modo di sabato mattina??
Ma poi che te strilli ma che me frega a me dei deliri tuoi e di tuo padr-
"Ah ma mo che lo dico a Manuel vedi!"
Ecco appunto.
"- Si ridi, ridi... Poi ci parli tu con lui... ma non mi interessa il perché!! non dovevi farlo e basta! Ma te senti quante fregnacce che dic— no non sei n filosofo sei n cazzaro! E mo te saluto! Fatte venì a prendere da Anita alla stazione perché io nun me movo, ciao!"

"Ma che cazzo succede Simò" mugugno alzandomi dal letto.
"M'ha chiamato mio padre!!" urla uscendo dal bagno.
"E questo lo avevamo stabilito"
"Ecco." torna in camera col mio accappatoio addosso "Dice che ieri dopo che m'ha accompagnato in stazione se n'è andato in spiaggia perché non c'aveva niente da fa che poi non sarebbe manco vero perché ti posso assicurare che-"
"Simò NA SINTESI 'tacci tua"

"Manu guarda me fai passà a voglia-"
"Non dicevi così ieri sera" lo perculo avvicinandomi e infilando la faccia nel cappuccio che c'ha in testa per baciargli una guancia morbidissima.
Sorride. E pure io.

"E poi" tiro un po' la cinta cercando di slacciarla "se po sapé perché non te metti le robe tue-"
"Ma o vedi che sei n falso comunista! me sa che te devo cambià il nome sul telefono..."
"In che senso? come me tieni salvato scusa?"
Si stacca da me per sedersi sul letto e recuperare il cellulare buttato tra le lenzuola.
"Vie qua" batte la mano sul materasso.
Mi accomodo accanto a lui che mi cede il telefono con il mio numero in evidenza:

«Compagno Manuel ✊🏼🤍»
Sgrano gli occhi.
"Ao"
"Che è?"
"Nun me piace"
"No?" mormora abbassando il cappuccio e poggiandomi la testa sulla spalla.
Contro la mia volontà una mano si alza e va ad accarezzargli i capelli ancora umidi "No."

"Perché?" si accoccola meglio su di me "sei n nostalgico da democrazia cristiana come mi padre?"
Arriccio il naso "no."
Le dita che mi stavano accarezzando la gamba si bloccano "Manuel..."
"Oh"
"Ma non sarai mica n fascio?"

Lo spingo all'indietro sul letto e gli salgo a cavalcioni sulle gambe.
"E mo hai rotto il cazzo Simò eh?" inizio a solleticarlo finché non gli escono le lacrime dal ridere e l'accappatoio si slaccia del tutto.
E' praticamente nudo sotto di me e, all'altezza del sedere, sento che la cosa non sta passando inosservata manco a lui.
Mi avvicino di più e gli carezzo una guancia.

"Manu"
"Amore"
Un sorriso enorme compare sul viso.
Gira il volto di lato e mi bacia il palmo "mi dici perché non ti piace?"
"Perché" le mie labbra toccano velocemente le sue "non me poi chiamà compagno..." porto la mano sinistra davanti alla sua faccia e indico la fede con il pollice "tu ormai m'hai sposato, marito" concludo imitando la sua voce.
Scoppia a ridere e io con lui.
Voglio stare così per sempre, noi due sereni e innamorati, senza nessun altro pensiero a disturbar-

Sobbalziamo entrambi per il suono metallico del citofono.
La capocciata che mi arriva è micidiale.
"Ah! Manu scusa, scusa" mi passa una mano sulla fronte per poi passarla pure sulla sua.
"Ma chi cazzo è de sabbato?"
"Eh..."
"Come eh Simò, chi è?"
"No ma non lo so... cioè lo so, ma non è che lo so proprio" borbotta.

Mi tiro su e scendo dal letto "Simò non me stai a fa capì ncazzo come al solito tuo"
"Oh!" mi segue a ruota riallacciandosi l'accappatoio "guarda che è colpa tua che non mi hai fatto parlare prima!"
"Simò tu non è che parli, tu le persone le tramortisci con le parole, le prendi per sfinimento, gli martelli il cervello-"
"Qua me pare che l'unico che sta martellando n'altra cosa sei tu"
Un «driiiin» più prolungato interrompe il battibecco.

"Allora o sai o no chi è?" chiedo avviandomi verso la cornetta del citofono.
"E'-" schiarisce la voce "ènreglodanpoli"
"Eh?"
"E' un regalo da Napoli" scandisce.
Mi blocco. "E chi t'o manna sto regalo da Napoli?"
"Eh..."
"SIMÒ"
"Non è colpa mia!! Te lo giuro" giunge le mani tra di loro "mio padre! Si, mio padre ecco lui ha dato il nostro indirizzo al cameriere del lido"
"Ma è scemo?" Io sono allibito.

"Si! Cioè no, cioè si, cioè lo sai com'è no? Dice che questo se voleva scusà per aver fatto il cretino con me e me voleva mannà un cadeau..."
"Che te voleva mannà?"
"Il regalo Manu..."
"Io non c'ho parole per voi due guarda..."
"Ma che centro io-"
"Silenzio! Mo ma vedo io!"

"Chi è?" urlo nel citofono.
"Pacco per Simone Balestra!"
"Non vogliamo niente grazi-"
"Ao ma sei de novo tu?"
Non ho capito.
"Non ho capito"
"Oh se semo parlati du giorni fa"
Accendo la telecamera del citofono.

"Me vedi" saluta con la mano "So Luca"
"Ah si, Luca..." surreale sta cazzo de mattinata
"Ma te sempre problemi devi fa coi pacchi scusa?"
"Noo, è che questo insomma non era na cosa che aspett-"
"Senti a me non me ne frega ncazzo t'o vieni a prende che c'ho altri 50 giri da fa?"

"Te- te non poi sali?"
"Ao! l'ascensore è ancora rotto, te stai sempre al nono piano e lo stipendio mio è pure uguale, quindi vedi che devi fa... e movete che sta cosa c'ha bisogno de bere"
De bere?
"Ma che è?"
"E' na piantina a vedi?" e mi piazza sotto la telecamera una bestia enorme identica a quella di Rossana.
Non ce voglio credere.

Abbasso la cornetta e mi volto verso Simone
"Dice che bisogna scenne..."
Mi guarda spaesato "eh mai io sto così" indicando l'accappatoio.
Ma porca puttana.

"Mo io voglio sapé a questo che je dice il cervello..." borbottò ancora affannato per la sfacchinata appena fatta "ma poi guardala" indico la quercia che troneggia nel salotto occupando metà camera "dove cazzo la metti na roba del genere boh... veramente tra tuo padre e lui non so chi sta più rincoglionito to giuro..."

"Dai Manu... su papà hai ragione, ma il biglietto di Enea era pure carino..." sorride e si siede su di me.
"Simò" gli porto una mano sulla coscia "te giuro che je do fuoco a quel foglietto se non lo butti... ma poi che razza de nome è Enea??"
"Beh è n'nome come n'altro..."
"E' n'nome de merda Simò" inizio a carezzare la gamba.

"Senti"
"Oh"
"Ma com'è che conoscevi il corriere te?"
La punta delle orecchie diventa rossa e "lascia sta... storia lunga"
"Vabbé... e senti" si poggia completamente su di me e prende una mano per giocherellare.
"Eh"
"La pianta dove la mettiamo?"

"Simò io roba de quello in casa mia n'a voglio"
"Casa nostra Manu..." puntualizza.
"Si si casa mia, casa nostra, ma sempre che quella pianta qua nun ce rimane..."
"E allora?"
"E allora la diamo a Rossana che tanto una in più, una in meno..." fermo le dita che mi accarezzano e le lego alle mie.

"E Simò"
"Mh"
"Ascoltame bene" stringo la presa sulla sua mano "se sto biondino se azzarda de novo a mannarte qualcosa... la prossima volta che me vedi sarà ar gabbio dove me verrai a portà le arance perché io piuttosto me faccio arrestà ma a questo lo devo annà a levà dal monno!!"
Ride.
Che cazzo se ride?
"Che cazzo te ridi?"

"Che stai a fa proprio come il biondino..."
"Eh? Che vuol dire?" lamento con tono offeso.
Alza le nostre mani intrecciate e le piazza davanti ai miei occhi.
"Vuol dire che forse anche tu non vedi che porto la fede al dito..." mormora avvicinandosi alla mia bocca "...io voglio solo te Manu, come te lo devo dire?" e, prima che la mia faccia possa esplodere di felicità, unisce le nostre labbra in un bacio.





nota dell'autrice:
avete presente il meme del cavallo la cui prima metà è disegnata benissimo e la seconda è na merda?
Ecco, così mi sembra sia andata sta storia (e pure lo studio, ma questo a voi giustamente non interessa).
Come sempre vi invito se vi va a commentare (con gentilezza) e vi ringrazio tanto, tanto, tanto per l'amore dimostrato verso le altre storie.
Ciao!🧚🏼‍♀️

Dawn FM.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora