parte 1: un'inizio un po' brusco

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Come ogni mattina mi sveglio alle 6:30 pronta per assaporare un nuovo giorno, che sarà colmo di colpi di scena e molti misteri. Adoro la vita e preferisco viverla al meglio, solo come io so fare, in casa mi chiamano Sole, solo perché anche nei momenti più bui riesco a trovare la luce. Alla mia età i miei coetanei vorrebbero solo morire o cambiare le loro vite, secondo me lo dicono solo perché non sanno cosa vuol dire sfiorare la morte e sapere di non poter vedere più la luce del sole, o riabbracciare i propri cari e non dimentichiamoci del cibo, non poter gustare più un panino del MacDonald... cosa farei per tirare un morso a quel panino in questo preciso istante. Dopo aver finito la doccia mi reco verso l'armadio, sono indecisa sull'abbigliamento, ho vestiti di tutti i colori ma oggi non so proprio cosa indossare; farò tardi come al solito. Per la troppa fretta afferro una gonna e una felpa. Mi trucco leggermente, mettendomi un po' di mascara, aggiusto i miei capelli e sono pronta. I miei occhi sguizzano sul mio corpo mentre mi guardo allo specchio: la mia carnagione scura spicca grazie all'olio per la pelle che ho messo prima di vestirmi, i miei occhi neri come la pece sono colmi di emozioni e i mei denti bianchi spiccano se sorrido. Adoro il mio corpo e adoro essere me. Non sono mai stata egoista o antipatica, tutto il contrario. A me piace aiutare il prossimo e ogni domenica vado in chiesa con mia nonna, che abita a due passi da casa mia. Devo ammettere che all'inizio non ero molto cristiana, non andavo quasi mai in chiesa, ma adesso ci vado sempre. Prima di scendere al piano di giù prendo il mio zaino scolastico, mi spruzzo un po' di profumo e sono pronta per andare a fare colazione. 

-Buongiorno a tutti!- Esclamo entrando in cucina, la mamma mi sorride e mi lascia un bacio sulla fronte, papà mi saluta con un cenno del capo  e mio fratello Jack mi saluta svogliatamente perché molto indaffarato a mettere like ad una ragazza. -Sei felice di iniziare un nuovo anno scolastico?- Alla domanda di papà sorrido e annuisco. -Ci sarà anche tuo fratello.- Afferma mia madre contenta, vero mi sono dimenticata di questo particolare, io e mio fratello frequentavamo scuole diverse e oggi per la prima volta stiamo andando nello stesso istituto. Da come mi sono descritta penserete che io sia una ragazza, che non dice parolacce o che non litiga mai, ma ahimè per colpa di mio fratello le parolacce non posso non dirle. Purtroppo tra me e quest'ultimo non scorre buon sangue, ecco perché entrambi non siamo molto entusiasti. -Jack potresti passarmi il succo all'arancia, per favore?- Prima di eseguire la mia richiesta sbuffa, attendo che mi passi il succo e quando finalmente me lo dà lo ringrazio con un sorriso gentile. Lo verso nel bicchiere e quando le mie papille gustative vengono a contatto con esso, un sapore dolciastro mi fa sempre innamorare... e pensare che stavo per dire addio a queste prelibatezze. -Mi accompagni tu a scuola?- Chiedo a mio fratello, che non appena sente testuali parole cade in una risata isterica. -Come ti vengono certe battute?- Notando il mio viso serio mi dà risposta certa. -No, andrai con il pullman, ora non rompere.- Alzo gli occhi al cielo e senza dargliela vinta decido di prendere il mio zaino e uscire da casa salutando i miei genitori con un bacio.

Raggiungo la fermata del pullman e aspetto quest'ultimo in compagnia di Beyoncé come melodia sonora. Arrivo difronte scuola e a testa alta percorro tutto il cortile colmo di adolescenti; un messaggio mi distrae; è mia madre e dice di dire urgentemente a mio fratello che a cena ci saranno i nonni. I miei occhi sguazzano dappertutto, in cerca di quel cretino di Jack. Eccolo. Lo vedo pararle con dei ragazzi, che se non erro stanno fumando, sbuffo silenziosamente e mi avvicino a mio fratello per poi chiamarlo. -Jack!- Udendo la mia voce si volta di scatto nella mia direzione, con uno sguardo confuso i suoi occhi mi osservano e spesso si guarda intorno, come se non volesse che gli altri sapessero della mia esistenza. Secondo me non ha mai parlato di me ai suoi amici. -Cosa vuoi?- Il suo tono scorbutico e molto presuntuoso mi fa eseguire un passo indietro. Ci sono rimasta male e lo si può notare dal mio sguardo. -Jack, sarà forse la decima ragazza, amico sei una forza!- I suoi amici si danno il cinque e iniziano a ridere; si ero al corrente che mio fratello fosse un donnaiolo, ma non così tanto. -State zitti.- Li ammutolisce. -Dimmi.- Mi schiarisco la voce e lo guardo dritto negli occhi. -Questa sera ci saranno i nonni a casa, quindi non potrai uscire.- Cerca di dirmi una cosa, ma non gli lascio il tempo di controbattere perché entro a scuola e mi dirigo in segreteria dove chiedo in che classe mi avessero messa. Entro nell'aula ancora vuota, ma non appena suona la campanella una marea di studenti entra in classe e molti profumi mi travolgono. Tutti i ragazzi occupano i posti ed io non so dove mettermi, per mia fortuna entra subito l'insegnante che non appena si accorge di me mi indica un posto in fondo sul lato sinistro, accanto a me c'è una finestra che si affaccia sul cortile. Alla mia destra ho una ragazza dai capelli neri e con degli occhi celesti, mentre dinanzi a me c'è una ragazza dai capelli castani e dagli occhi marroni, quelle due a parer mio sono molto amiche. -Ragazzi con noi ci sarà una nuova alunna, fatela sentire a suo agio.- Tutta la classe si gira nella mia direzione iniziandomi a squadrare da capo a piede, imbarazzata mi stringo nelle spalle nella speranza che questa tortura finisca al più presto. -Come ti chiami cara?- La professoressa mi chiede. -Mi chiamo Tiana... Tiana Garcia.- Rispondo sicura di me. Non appena pronuncio il mio cognome la professoressa spalanca gli occhi sconvolta, come tutti d'altronde. Preferisco non fare domande e rimango in silenzio. La donna ancora sconvolta decide di fare lezione.

Don't leave me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora