Quando finalmente trovo un punto abbastanza lontano, il mio corpo sembra ribellarsi a me prendendo il sopravvento su ogni mio meccanismo di difesa.
Vomito talmente tanto che penso seriamente di essermi spinto troppo oltre.
È finita, non riesco a pensare ad altro mentre tengo le mani aperte contro il tronco di un albero, incapace di reggermi in piedi da solo. Gli occhi lacrimano per lo sforzo, il cuore batte all'impazzata per compensare la mancanza d'ossigeno.
Non posso farcela da solo, è assurdo, e non posso morire così. Shoto non me lo perdonerebbe.
Mia madre, All Might, nemmeno io me lo perdonerei.
Stringo i denti, i petali sono ovunque ma riesco a frugare in tasca per tirare fuori il telefono con le mani tremanti e imbrattate di sangue.
Al secondo squillo sento la voce del mio migliore amico dall'altra parte impastata di sonno.
«Izu..?»
«Sho, ospedale...» biascico tra i denti. Seguono una serie di rumori, lo immagino saltare giù dal letto col panico addosso perché in fondo stava vivendo ogni sua giornata in attesa di questa chiamata. Ho rovinato la vita anche a lui senza rendermene conto, non riesco a credere di averlo fatto.
«Dove sei?»
Mi guardo intorno, non ne ho idea. Mi sento piuttosto preso in giro dall'universo, al momento.
«Ti mando la posizione», mormoro tra un conato e l'altro.
«Avverto Aizawa, arrivo» annuisco alle sue parole anche se non può vedermi mentre lentamente mi siedo con la schiena contro l'albero nel tentativo disperato di respirare.
Mi concentro a guardare il cielo, conto le stelle per distrarmi da quella sensazione di terrore che mi sta attanagliando le viscere. È tutto troppo reale, non volevo certo che finisse così.
Quando vedo il viso di Shoto, nemmeno venti minuti dopo, capisco di essere ancora vivo. Aizawa è dietro di lui, ha l'espressione di un genitore troppo preoccupato per urlare contro ad un figlio che lo fa morire di paura più o meno una volta al mese. Si china su di me, mi sposta i capelli dal viso per controllare che non fossi ferito. Shoto deve avergli raccontato tutto, perché non fa domande. Mi tira su, All Might appare dall'altra parte sorridendomi poco convinto.
Non faccio niente per oppormi, nella mia testa rimbombano solo le parole di Kacchan.
Con lui è diverso.
Perché non riesco a pensare ad altro, anche mentre sto morendo?
Stringo gli occhi in preda all'angoscia, Shoto sale in macchina con me, mi tiene la mano per tutto il tragitto ed io mi lascio cadere con la testa sulla sua spalla.
Sussurra parole che non sento, credo siano incoraggiamenti. Vorrei chiedergli scusa, vorrei che tutti mi perdonassero, perché in questo momento riesco solo ad incolpare me stesso per la sofferenza che sto causando.
«Sho, devi farmi un favore», mormoro vedendo avvicinarsi le luci dell'ospedale. «Quando uscirò da qui dentro, se ne esco, non avrò più ricordi di...» mi blocco colto da una fitta al cuore, Shoto mi stringe un po' più forte.
Tossisco un paio di volte, All Might mi guarda dal sedile del passeggero con gli occhi di chi sa di aver fallito. Vorrei digli che non è vero, che è stato un padre più di chiunque altro nella mia vita, ma questa è solo un'altra delle cose che sono riuscito a distruggere con le mie mani.
«Insomma, ecco... Sarà diverso quando tornerò a scuola.»
Shoto annuisce accarezzandomi i capelli mentre gli sussurro all'orecchio cosa dovrà fare, non l'ho mai visto così sconvolto.
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If the world was ending
FanfictionIzuku non ha mai avuto problemi ad esprimere i propri sentimenti. Lui ama, lo fa incondizionatamente e non ha mai pensato che questo possa essere un ostacolo fino al giorno in cui amare è diventato il motivo per cui rischia la vita. Ha scoperto che...