E così, arriviamo ad oggi.
Sono passati cinque giorni dalla sera del compleanno di Kacchan ed io non ho ancora combinato niente.
Non perché io non abbia voglia, anzi. Ogni giorno mi sveglio con l'idea che sia il momento giusto per parlargli; invece, finisco per dare di matto e scappare.
Scappare è oggettivamente più facile che ammettere di non avere il coraggio di lasciarlo andare, perché è di questo che si tratta. Per quanto cerchi di negarlo a me stesso, sto solo rimandando il momento in cui perderò o lui o il suo ricordo. È una sconfitta in ogni caso e non mi piace più perdere.
Caccio un sospiro e guardo verso l'alto mentre sistemo meglio la cintura della divisa da eroe all'altezza del bacino.
Lunedì e mercoledì sono diventati i giorni che più amo e, contemporaneamente, quelli che più odio.
Se da un lato ho la possibilità di passare del tempo con Kacchan grazie al tirocinio, dall'altro ho l'impressione che la vicinanza con lui aumenti esponenzialmente la quantità di petali che vomito sistematicamente appena rimetto piede nella mia stanza.
Ci fermiamo raramente, non abbiamo molto tempo a disposizione e quel minimo di conversazione che riusciamo a tirare fuori riguarda per lo più strategie e commenti sui nostri stili di combattimento.
Vorrei parlargli davvero, anche perché non posso più aspettare. A volte mi lancia quei suoi commenti taglienti e spietati, ma in fondo è anche merito della sua brutale onestà se ho realizzato molti dei limiti nell'utilizzo del mio Quirk.
Mi rendo perfettamente conto di aggrapparmi agli specchi con cui ho rivestito la mia mente quando mi convinco di vedere cose che a quanto pare non esistono, ma non riesco a non pensare a quanto siamo imbattibili insieme.
Non sono solo io a leggergli nel pensiero, lo fa anche lui con me ed è evidente in battaglia più che mai.
Siamo una coreografia impossibile da riprodurre, passi che non si possono insegnare.
Per quanto probabilmente odi ammetterlo, Kacchan mi conosce come se fossi un'estensione del suo corpo e gli viene naturale indirizzare lo scontro in un modo che ci permette di lavorare come fossimo una cosa sola.
Siamo complementari, non può negarlo.
Usa le sue esplosioni per lanciarmi in aria, stringe la mano intorno al mio polso ed io mi tuffo in avanti concentrando tutta la mia potenza in un unico colpo perché lui sa che faccio ancora fatica a trovare un equilibrio nel modo in cui il mio Quirk si propaga attraverso il mio corpo.
Saremmo una squadra pazzesca.
O forse sono solo io a volerla vedere così ad ogni costo.
Faccio di tutto per credere che ci sia qualcosa di speciale nel nostro rapporto, qualcosa che ci lega in modo indissolubile.
Anche adesso, mentre camminiamo silenziosamente spalla contro spalla, ho l'impressione che tra di noi ci sia pura energia elettrica.
È una ronda insolitamente tranquilla, nessuno dei due ha fiatato per più di quaranta minuti.
Ogni tanto lo guardo con la coda dell'occhio, osservo il profilo perfetto del suo naso e le labbra schiuse che cacciano un filo di condensa nella brezza serale.
È bello da fare male. Quando ha smesso di essere un bambino ai miei occhi?
«Ehi, Kacchan?»
Non so nemmeno io, con esattezza, come diavolo iniziare il discorso. Voglio solo che mi guardi.

STAI LEGGENDO
If the world was ending
FanfictionIzuku non ha mai avuto problemi ad esprimere i propri sentimenti. Lui ama, lo fa incondizionatamente e non ha mai pensato che questo possa essere un ostacolo fino al giorno in cui amare è diventato il motivo per cui rischia la vita. Ha scoperto che...