Cap. 3

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La sera prima.

Nato con una profonda malinconia, sempre alla ricerca di qualcosa che riempisse quei suoi inspiegabili vuoti. Se ne stava seduto sulla panchina, con le braccia aperte lungo la spalliera, la testa e il naso all'insù a fissare le stelle.
Quella sera il cielo era particolarmente sereno e affascinante.
In un paese di provincia montana, non ci sono i palazzoni alti delle città. Il cielo è meno nascosto. È più libero ed è perfetto nella sua immensità. Forse per questo motivo chi abita in provincia sogna un po' di più.
Matteo se ne stava lì insieme ai suoi amici di una vita, a guardare le stelle, nella piazza del paese ricoperta di autunno e illuminata di lampioni gialli. Chi chiacchierava da una parte, chi fumava e chi si rincorreva ridendo e scherzando.
Neanche gli passava per la testa che era l'ultima volta a guardare il mondo, a stare con quegli amici.
Quella sera era particolarmente pensieroso. Non era il solito Matteo. Era come se sentisse di dover dare e dire tutto quello che aveva dentro. Era a tratti triste. Era a tratti disarmato. Era come se avesse il bisogno di dare e dire ciao e qualcos'altro a chiunque.
Intanto da un'auto parcheggiata lì vicino Vecchioni cantava:
"E ti diranno parole rosse come il sangue
Nere come la notte
Ma non è vero, ragazzo
Che la ragione sta sempre col più forte
Io conosco poeti
Che spostano i fiumi con il pensiero
E naviganti infiniti
Che sanno parlare con il cielo
Chiudi gli occhi, ragazzo
E credi solo a quel che vedi dentro
Stringi i pugni, ragazzo
Non lasciargliela vinta neanche un momento
Copri l'amore, ragazzo
Ma non nasconderlo sotto il mantello
A volte passa qualcuno
A volte c'è qualcuno che deve vederlo"
Lui si alzò, prese la birra dalla mano di Freddy e usandola come microfono cantò a squarciagola.

"Sogna, ragazzo sogna
Quando sale il vento
Nelle vie del cuore
Quando un uomo vive
Per le sue parole
O non vive più".

Ecco forse spiegata la ragione per cui i suoi amici scelsero quella canzone per accompagnarlo nel suo ultimo saluto al mondo. Per ricordarlo così, con gli occhi gonfi di vita e il suo forte e indimenticabile suono .

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