Uno

1.5K 57 20
                                    

"Per un ti amo
ho mischiato droghe e lacrime
Questo veleno che ci sputiamo
ogni giorno
lo non lo voglio più addosso."
-Blanco e Mahmood

A Roma oggi il sole splende e Manuel non riesce proprio a capire perché. Troppa luce filtra dalle finestre di quell'ospedale totalmente in contrasto con le sue emozioni che in questo momento gli fanno vedere solo buio. Anche il cielo dovrebbe piangere, esattamente come sta facendo lui, perché il vero sole é dentro una sala operatoria in bilico tra la vita e la morte.

Il labbro inferiore gli trema mentre copiose lacrime scendono lungo le sue guance silenziosamente. È stato seduto su quella sedia scomoda e fredda tutta la notte e non ha detto una parola da quando è lì. Non ci riesce proprio: non finché non saprà che Simone sta bene.

Anita lo osserva apprensiva non sapendo più cosa fare per aiutarlo: ha provato a parlargli, a calmarlo, a distrarlo, ma nulla è servito e lei alla fine si è arresa a stargli semplicemente accanto... dividendosi tra lui e Dante, che di sicuro non era in condizioni migliori.

Il peso sul petto diventa ogni minuto un po' più pesante di quello precedente e ora iniziano anche a tremargli le mani.
Ha la testa rivolta verso il pavimento quando sente un'infermiera chiamare: "Balestra?" e in un attimo sono tutti in piedi.
Dante le dice di essere il padre e chiede se ci sono novità.
"Le condizioni di suo figlio erano molto critiche, ci sono state delle complicanze ma alla fine l'intervento è andato bene."

Manuel si mette le mani in faccia accovacciandosi a terra, respira aria che gli mancava da troppe ore. Non dà il tempo a Dante di parlare e ritrova anche la voce, per Simone.

"Quindi è salvo? Sta bene?" ed è quello che avrebbero voluto chiedere tutti.

L'infermiera lo guarda con tenerezza e questo non va affatto bene. Quando ti guardano così non sono mai buone notizie.

"Adesso dipende da lui, dobbiamo solo aspettare."
"Aspettare cosa?"
"Di vedere se si sveglia, Manuel." è Dante che glielo dice.

E l'aria che aveva appena ritrovato gli sfugge di nuovo.

***

Simone è al mare; non sa come ci sia arrivato né cosa ci faccia lì ma riconosce subito la spiaggia dove lo portava suo padre da bambino.
Si guarda intorno un po' spaesato finché non nota una figura fin troppo simile alla sua a qualche passo di distanza.

"Se po' sapé che cazzo stai a fa Simone?"

Il ragazzo è identico a lui eppure totalmente diverso: nel modo di vestire, di parlare, nella postura, nello sguardo... ha un orecchino e dei tatuaggi che Simone sicuramente non ha.
Ci mette poco a fare due più due.

"Jacopo?" la voce gli trema.
"E chi sennò, 'n altro gemello no lo avemo."

A Simone gira la testa: è decisamente confuso. Cosa sta succedendo?  Cerca di schiarsi le idee, di ricordare come ci è finito lì.  L'ultimo ricordo che ha è di aver ingerito le pasticche di Sbarra.

"Sono morto?"
"No, altrimenti t'avrei già menato." gli risponde Jacopo.  "Vié qua."
Batte la mano sulla sabbia affianco a sé, invitandolo a sedergli accanto e Simone lo ascolta.

Non sa definire come si sente: è tutto così strano, surreale ma bello. Gli tremano le gambe e gli sudano le mani, sente il cuore a mille.
Quello è suo fratello, la sua metà mancante, ed è lì di fianco a lui... non ha tre anni come nelle foto e nei filmati di suo padre. Fino a ieri non si ricordava nemmeno di lui e ora gli sembra di conoscerlo da sempre. Non si sente a disagio come quando conosci qualcuno per la prima volta, prova una sensazione di casa. Come se fosse tutto al posto giusto.

Due metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora