Cinque

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Sono passati venti giorni da quando Simone si è svegliato e piano piano sta riprendendo in mano la sua vita.

Una volta dimesso dall'ospedale ha continuato a fare fisioterapia, ha fatto qualche seduta con una psicologa che è rimasta piacevolmente sorpresa dal modo in cui sta affrontando il post incidente, non ritenendo necessario vederlo per più di due volte al mese.

Ha parlato con Dante, ascoltando il consiglio di Jacopo e abbattendo quel muro che negli anni aveva costruito nei suoi confronti; ha ascoltato la sua versione, l'ha visto piangere e chiedergli scusa, dirgli che non è mai mancato amore nei suoi confronti.
Ne hanno ancora di strada da fare, ma sono a buon punto.

Sua madre gli è rimasta vicino fino alla settimana scorsa, poi è dovuta ripartire per lavoro e l'aveva invitato a passare l'estate a Glasgow e a portare Manuel con se.

Manuel.

Con lui le cose vanno bene, benissimo, meglio di quanto siano mai andate. È diventato la sua ombra: lo accompagna a fisioterapia, in ospedale per i controlli periodici, lo va a prendere tutte le mattine per portarlo a scuola e passano il tempo libero insieme.

Ha scoperto in Manuel un'anima tenera, protettiva, affettuosa e attenta. Si prende cura di lui e gli dimostra ogni giorno quanto desideri semplicemente esserci.
L'amore che prova per quel ricciolino non ha fatto che crescere a dismisura, rendendogli difficile anche solo guardarlo e doversi trattenere dall' urlargli che è innamorato di lui alla follia.

Manuel da parte sua è sempre più consapevole dei suoi sentimenti, non riuscirebbe più a negarli a se stesso neanche volendo. Tutto il suo mondo gira intorno a Simone.

Simone, Simone, Simone.

Non c'è altro nei suoi pensieri al di fuori di lui.

Stargli accanto per Manuel è la cosa più naturale che abbia mai fatto. Non lo fa neanche più per aiutare l'altro, ma se stesso, perché senza Simone non ci sa più stare e in quei pochi momenti che passano separati avverte la sua mancanza visceralmente.

Non gli ha ancora confessato ciò che prova per lui, un po' per mancanza di coraggio, un po' perché vuole fare le cose con i giusti tempi. Desidera che prima Simone abbia modo di riprendere in mano la sua vita e guarire dalle ferite sia fisiche che psicologiche.

"Ciao Simò." Lo accoglie con un bacio sulla fronte appena esce dallo studio della psicologa. "Com'è andata oggi?"

Simone sente la pelle bruciare nello stesso punto in cui si sono posate quelle labbra. Vorrebbe averle sulle sue.

"Bene, oggi abbiamo parlato tanto di Jacopo."

Simone non aveva svelato a nessuno quello che gli era successo mentre era in coma, ad eccezione della psicologa.
Era geloso di quei momenti vissuti con lui e allo stesso tempo aveva anche paura che gli altri lo prenderebbero per pazzo se lo raccontasse.

Manuel annuisce abbassando gli occhi. Non gli ha ancora detto nulla sulla storia di quel giocattolo che conserva nell'armadio, sta aspettando il momento giusto anche se non sa nemmeno lui come capirà quando arriverà.

"Ti andrebbe di accompagnarmi in un posto?" chiede Simone.

E come potrebbe mai rifiutare? Lo porterebbe pure sulla luna se glielo chiedesse.

"Ovvio Simò, dove vogliamo annà?"

"A Napoli."

***

Manuel aveva accettato di buon grado: anche lui aveva sempre desiderato visitarla con qualcuno di speciale.
Non aveva mai trovato la persona giusta con cui andarci, fino ad ora.

Due metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora