Capitolo 7 - I postumi di una sbornia, ma senza sbornia

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Credit: @/fluffyblaire su Instagram

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Grazie @veciadespade per essere la mia fonte inesauribile di risate e disagio. Questo titolo prende spunto da una conversazione realmente avvenuta. Ci sono cose nelle nostre chat che voi umani non potete neanche immaginare!

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Le sue scarpe scivolavano sul marmo liscio delle scale del suo condominio, a ogni passo rischiava di perdere l'equilibrio. Agitando le braccia per non cadere col sedere per terra, si sentiva un pinguino che stava imparando a camminare. I pantaloni erano bagnati, come anche la sua felpa, pregni di un intruglio disgustoso fatto di acqua, qualche bibita gassata esageratamente zuccherina e quello che doveva essere l'olio di un hamburger, ma era più simile alla benzina per odore e consistenza. Doveva sforzarsi di respirare con la bocca, perché rischiava di vomitare per quel fetore rancido. E pensare che era stato così stupido da mettersi le scarpe nuove! Dal candido bianco erano passate a un sudicio marrone, che era certo non sarebbe mai andato via. 30mila yen buttati per aria nel giro di una notte!

Non è che posso piangere sul latte versato, sono anche io cretino.

Lasciandosi scappare un sospiro più profondo degli altri, iniziò a cercare le chiavi di casa nella tasca sul retro dei suoi jeans quando arrivò al suo pianerottolo. Le infilò con la flemma di una lumaca nella toppa, cercandola a tastoni e graffiando la maniglia, la faccia affondata nel legno duro della porta. Magari per una volta sarebbe morto soffocato.

Kami, non ce la faccio più...

Quando si chiuse la porta alle spalle, vi si appoggiò sopra per prendersi qualche istante di pausa chiudendo gli occhi. Casa sua era immersa nel silenzio, ma uno di quelli confortevoli, che sembrano abbracciarti in una stretta salda e calda. Aveva ricercato quel silenzio per tutta la giornata e finalmente ce l'aveva. Il suo cervello era devastato, c'era il nulla assoluto. Basta, i suoi neuroni avevano dato forfait ed erano scappati alle Canarie al posto suo.

Forse è meglio se mi faccio una doccia e vada a dormire che domani sarà una luuuunga giornata pensò trascinando i piedi verso il bagno. Un timido miagolio fu capace di risollevargli il morale. Di colpo, quando sentì il pelo morbido accarezzargli le caviglie, tutta la stanchezza e il malumore sembravano volare via con la stessa delicatezza con cui Heidi si strusciava contro le sue gambe. Si chinò sulle gambe doloranti per accarezzarla dietro l'orecchio, mormorando paroline idiote. Si trasformava in un rincitrullito e iniziava a parlare con quella stridula che di solito usano le madri con i loro figli.

«Ma buonasera, Principessa, come stai? Siamo in vena di coccole oggi?» disse alla sua gatta che di rimando lo guardò con aria imperiosa negli occhi grigio-azzurri, continuando a pretendere i suoi grattini. Non era mai stato un grande amante degli animali, ma suo fratello Shoto sembrava attirare gatti come una calamita. Quasi ogni mese riusciva a trovare qualche trovatello, che puntualmente cercava di piazzare o in casa dei suoi o a casa di uno dei suoi fratelli, ma Natsu, vivendo in un appartamento con dei coinquilini che non vogliono animali, non poteva prenderli con sé, e Fuyumi stava ancora cercando casa, quindi Touya si era visto sfilare davanti una serie infinita di gatti di tutte le forme e i colori, finché esasperato aveva preso Heidi. Ovviamente il nome era stato scelto dal suo fratellino e ormai la gatta di due anni rispondeva solo quello. O meglio, rispondeva quando voleva lei.

Ogni tanto Shoto si presentava di fronte alla porta di casa sua con qualche altro gatto, ma ci pensava Heidi a soffiare al posto suo per ricordargli che era lei la padrona di casa. La gatta, esattamente come Touya, non sopportava nessuno: scappava quando qualcuno cercava di accarezzarla, faceva gli agguati alle caviglie delle persone quando erano ospiti a casa sua, snobbava tutti quelli che cercavano di coccolarla. Nessuno a parte Touya e Shoto, gli unici autorizzati a toccarla e a darle da mangiare. Keigo, che già di suo non amava gli animali, era la sua vittima preferita, perché tutte le volte che entrava in casa la bestiolina, come la chiamava il suo migliore amico, tentava di arrampicarsi su per le ali del ragazzo, attirata dalle piume rosse.

What if? - DabixOCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora