Capitolo 12 - Buona cena di famiglia!

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(Credit: @/sambastardsam su Twitter)

Il mondo parve bloccarsi attorno a lui. Tutti i colori erano spariti lasciandosi dietro solo grigio e nero, i suoni sembravano distanti e attutiti, come se si trovasse sott'acqua. Per la prima volta in vita sua sentì freddo, ma non quello fastidioso che ti irrita la pelle d'inverno. Sentiva freddo dentro, nel cuore, nelle ossa, nello stomaco, ogni traccia di calore sembrava averlo abbandonato. Non udiva le risa dei suoi fratelli in salotto, come non avvertiva più l'insopportabile odore delle genziane di sua madre, tutto quello che lo circondava aveva perso qualsiasi profumo, suono e colore. Fu una sensazione strana, durò pochi secondi, visto che la voce di Mitsuha fu l'unico rumore che avvertì in quella bolla grigia.

«Pronto? Ti sei rotto?».

Come era comparsa, quella sensazione di gelo sparì scoppiando. Si ridestò dal suo stato di trance e rispose infastidito.

«Che cazzo vuoi da me?».

«Uuuuuh, attento a dire le parolacce. Non vorrai mica che la mamma ti senta?».

Touya chiuse gli occhi frustrato, poi si girò verso la porta di casa sua coprendosi la bocca per non farsi sentire dalla sua famiglia mentre sibilava come una vipera indiavolata. Sentì i bracciali ai polsi riscaldarsi mentre tentavano di controllare la sua onda di rabbia. Li portava sempre con sé, anche quando non era a lavoro. I guanti erano più professionali, li usava solo quando era in servizio, mentre indossava i bracciali, anch'essi fatti su misura per lui per permettergli di controllare meglio il suo quirk, più per precauzione che per altro.

Le sue emozioni influivano in modo pesante sulla sua unicità, che poteva impazzire da un momento all'altro. Ancora ricordava i pochi momenti di puro panico quando perdeva il controllo non solo di sé stesso, ma anche della sua abilità. Bastava poco per lui: un esercizio non riuscito bene, un voto troppo basso rispetto alle sue aspettative, un allenamento non soddisfacente e tutto nella sua testa esplodeva, come succedeva nel suo corpo. Non era tanto la rabbia a farlo esplodere, ma una cosa che gli nasceva da dentro, qualcosa di viscido e umido che strisciava per avvolgersi attorno al suo cuore. Era la pura e semplice delusione a farlo scattare, a fargli rivivere l'inferno dentro e fuori la sua testa, per questo si aggrappava così disperatamente a quegli aggeggi. Ne era dipendente, perché, se non poteva fidarsi del suo stesso cervello, di chi altro poteva fidarsi?

«Non deviare il discorso, che cazzo vuoi da me?».

Era deluso? Un po' sì. Non tanto per il fatto che fosse sparita negli ultimi due giorni, aveva provato a contattarla via messaggio o con qualche chiamata, ma lei non si era mai degnata di rispondergli. Non aveva neanche così tanto senso che lui la ricercasse, per la miseria!

«Te l'ho detto, volevo rivederti, Zuccherino.» rispose lei con aria innocente. Quasi poteva vederla sdraiata sul letto a oziare e a guardarsi le unghie annoiata. Per chi lo aveva preso? Un giocattolo? Un'onda di rabbia lo avvolse per intero, mentre rispondeva con voce fredda.

«E io te lo ripeto, sono dai miei a cena, non posso adesso.».

Sentì Mitsuha sbuffare dall'altra parte del telefono.

«I rapporti familiari sono sopravvalutati.».

Touya corrugò la fronte confuso.

«Scusa?».

Mitsuha emise un altro verso scocciato, mentre sentiva dei rumori in sottofondo, come dei cigolii di un letto e il fruscio di coperte.

«Sta sera sei sordo, eh? Ho detto che i rapporti genitore-figlio sono la cosa più sopravvalutata di questo mondo.».

What if? - DabixOCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora