Pezzi di puzzle

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[TW:
riferimenti a s3lfharm/su1cidal thoughts/depression
- scusate la censura, ma ho paura W4ttpad mi banni ed è già successo che poi se mi cancella tutto
piango io sobs]






Di quaderni dalla copertina nera, Manuel ne trova ancora in giro per casa e si dà mentalmente dello stupido per non averci fatto caso prima.

Non li ha ancora aperti, non ha letto nulla oltre alle frasi del primo che ha avuto tra le mani. Non sa neppure se ne ha diritto o meno, anche perché Simone - lui, quello di prima - non gli ha mai accennato al fatto che riportasse la propria vita su carta ed egoisticamente si sente tradito, mentre razionalmente sa che non dovrebbe.

Quindi adesso si ritrova racchiuso in una bolla che comprende rabbia, delusione, dolore e non ha idea di come comportarsi.

Non riesce nemmeno a guardare in faccia Simone, quello di adesso, e continua a fare il confronto con lui e...

Dio, sta impazzendo.

È seduto al tavolo della cucina, con davanti un piatto di pasta al pesto che ha a stento toccato perché non ha fame e non riesce a buttare nulla giù da due giorni. Rigira i fusilli, che si sono fatti freddi, con una forchetta, tenendo lo sguardo basso.

«Manuel?».

La voce di Simone gli fa chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, quasi dovesse assimilare quel suono e collegarlo alla realtà. Non replica, non dice nulla, non lo guarda neppure.

Simone esita, fermo sulla soglia della porta. Stringe i pugni lungo i fianchi e trascina i piedi fino al tavolo quadrato. Si accomoda sulla sedia di fronte all'altro ragazzo. Cerca di osservare il suo volto, ma con scarsi risultati.

«Lo so che non vuoi parlarmi» mormora «Però... Voglio solo chiederti una cosa». Fa una breve pausa. Quell'indifferenza da parte del compagno lo sta uccidendo. Prova l'istinto di allungare una mano, per sfiorare la sua, e a tal punto accetterebbe persino un rifiuto – almeno sarebbe qualcosa, una reazione che gli conferma che esiste ancora.

Si morde piano il labbro inferiore. «Ho bisogno di sapere se li hai letti» soffoca «I diari. Perché non – non credo dovresti leggerli e...».

Manuel si lascia sfuggire una risata sull'orlo dell'isterismo. «Non dovrei leggerli» cantilena e ancora non sposta lo sguardo «Certo, come no».

«Dico davvero» supplica Simone «Ci sono delle cose che non dovresti sapere e che...».

È a tal punto che Manuel solleva il capo e gli lancia un'occhiata fulminante. «Non c'è niente che non so» attesta «Lui mi diceva tutto».

«Forse non proprio tutto».

L'ultima frase è l'ennesimo colpo che Manuel deve incassare, non avendo la benché minima idea del modo più opportuno di reagire, perché non conoscere ogni sfaccettatura di colui che ha da sempre ritenuto la propria metà mancante semplicemente lo distrugge, lo annienta sotto ogni punto di vista. E il fatto di sentirselo dire da chi è quasi al pari di un estraneo – perlomeno nella sua testa – è addirittura peggio.

«Li hai letti, Manuel?» pigola di nuovo Simone, con gli occhi grandi che gli si son fatti lucidi. Ciò nonostante, Manuel una replica non gliela concede, piuttosto si alza con uno scatto, facendo strisciare la sedia sulle mattonelle e producendo un fastidioso stridio. Abbandona la cucina e fugge in camera da letto, sbattendosi la porta alle spalle.

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