L'appartamento

217 12 6
                                    

Io e Josh stavamo camminando nella via principale della città e ancora mi ponevo domande su quello che mi era capitato. Quindi i borseggiatori esistevano ancora? Cosa c'era di male in quegli uomini da cui Josh mi aveva portata via? Quanto del mondo che avevo sempre studiato e conosciuto era errato? Non riuscivo a togliermi da mente quelle domande, finché non sentii Josh dire: "Ecco, quello è il palazzo dove abito"

Mi trovai davanti un palazzo molto alto, nulla in confronto ai grattaceli che lo circondavano, ma comunque piuttosto elevato. "Io abito al penultimo piano, purtroppo l'ascensore non funziona, quindi dovremo farcela a piedi" Aggiunse lui.

E quella fu una delle più grandi sfacchinate che avessi mai fatto da quando ero nata. Gli scalini erano tantissimi(persi il conto a 587) e la valigia pesava un sacco. Josh probabilmente si rese conto di quanto stavo facendo fatica, perché chiese: "Vuoi che ti porto la valigia? Sembri piuttosto stanca e non sarebbe da gentiluomo farti sudare tanto"
Sorrisi e accettai di buon grado. Era stato molto gentile da parte sua, mi aveva fatto davvero molto piacere. Chissà, magari Josh sarebbe stato il mio primo amico!

Arrivati al penultimo piano Josh estrasse una chiave, la girò nella toppa ed aprì la porta. Che posto carino! "Allora, che te ne pare?"
"Oh, mi piace molto! Poi l'idea di usare l'entrata come mezza dependance è originale! Posso visitare il resto della casa ora?"
Josh restò a bocca aperta: "Cosa intendi per entrata? Questo è tutto il mio appartamento!"
Mi bloccai ed esclamai: "Come fai a vivere in un posto tanto piccolo?".

Non mi sarei mai aspettata che qualcuno riuscisse a condurre una vita in un tale buco.

L'appartamento si componeva in una piccola entrata simile a un corridoio molto corto con una cassettiera ammassata in un angolo e ricoperta di chiavi ed oggettini metallici. Appena superata, si entrava in un'unica stanza che fungeva da cucina, con degli elettrodomestici e un lavandino, da sala da pranzo, con un tavolo rettangolare e qualche sedia, e da salotto, con un divano marrone e una televisione di media grandezza. Dopo quella stanza c'erano solo tre porte chiuse. In tutto l'appartamento alleggiava un odore un po' pesante, come se per un giorno intero nessuno avesse aperto la grande finestra sulla destra, collocata giusto sopra la televisione.

"Senti Lucy" Sentirlo pronunciare il mio nome mi diede una strana sensazione, un misto di felicità e di lieve imbarazzo, un calore che non riuscivo a spiegare. Ero così presa da quella strana sensazione che per poco non mi sfuggirono le parole di Josh: "Non ti sembra di pretendere un po' troppo? Questo appartamento non è molto piccolo sai?"
Non era molto piccolo? Era minuscolo invece! "Io non ho mai visto un posto più piccolo"
"Beh...forse i tuoi genitori ti hanno viziato un po'..."
"I miei genitori mi hanno dato un'educazione stupenda! Non ti permetto di insultarli così!"

Il fatto che mi desse della viziata mi feriva profondamente. Chi era lui per giudicare me e la mia famiglia?! La rabbia iniziò a montare dentro di me, finche la mano delicata di Josh non mi si posò sulla spalla. Rivolgendomi uno sguardo dispiaciuto, disse: "Hai ragione, non dovevo dire una cosa del genere. Sei cresciuta in una casa enorme, non sei mai uscita, dovevo aspettarmi che per te qui non sembrasse molto. Però questo è comunque il mio appartamento, ti ci dovrai abituare" Tutta la rabbia svanì all'istante.

Lo sguardo che Josh mi aveva rivolto...non riuscivo a spiegarmi cosa stesse succedendo, ma era piacevole.
"Non importa, tranquillo. Ora, perché mi hai portata qui?"
"Ecco, ora non offenderti di nuovo...ma tu sei piuttosto ingenua" Vedendo il mio sguardo si affrettò ad aggiungere: "Nel senso, tu non conosci questa città, non sai come comportarti, si è visto prima con quegli ubriaconi e con lo scippatore"

Non aveva tutti i torti, ma non capivo ancora dove voleva andare a parare, quindi gli rivolsi un sguardo interrogativo e lui proseguì: "Mi sento male al solo pensiero di cosa potrebbe accaderti, quindi ho deciso che starai qui da me! Gli alberghi sono inaffidabili, inoltre un po' di compagnia non mi farà male! Ho una stanza in più nel caso venisse qualche amico, puoi stare lì!"
Mi rivolse un gran sorriso, gli occhi verde prato(erano cambiati di nuovo di tonalità) che brillavano. Mi sentii scoppiare di felicità. "Oh grazie Josh! Sei gentilissimo!" E lo abbracciai forte. Quel gesto voleva dire molto per me. Avevo un posto sicuro dove stare e una persona che mi sarebbe stata vicino. Non riuscivo a pensare a nulla di meglio.

Josh si separò da me, guardandomi in un modo che poteva sembrare strano, ma non ci feci caso.
"Bene, sistema le tua cose, intanto io preparo qualcosa per cena, sento il tuo stomaco brontolare da qui!"
Mi fece l'occhiolino e mi indicò una delle tre porte dell'appartamento, spiegandomi che di fianco c'erano la sua camera e il bagno. Poi si avvicinò al piccolo ripiano e si mise ai fornelli.

Entrai nella mia nuova stanza. In realtà era bruttina, aveva solo un tavolo e una sedia, un letto e un armadio. Niente finestre. La lampadina emanava una luce gialla e le pareti ne assumevano il colore. Decisi che non mi sarei lamentata.

Quando uscii, Josh stava mettendo due hamburger su un piatto. "La cena è in tavola!" Esclamò con un sorriso: "La signorina gradisce una bibita?"
Si mise sull'attenti e mi spostò la sedia. Ridendo mi sedetti e chiesi una Coca Cola. Poi però mi ricordai una cosa e squittii: "Oh no! Secondo "Segreti per vivere bene e a lungo: guida alle diete" mangiare della carne unta e grassa accompagnata da una bibita gassata, favorisce i problemi intestinali e l'obesità!"
Josh mi guardò per un attimo, poi rise: "Oh, andiamo, non puoi basarti sempre sui libri!"
"Si invece! Posso eccome! Ho letto un sacco di libri e sono preparata su ogni argomento! Anche per venire qui ho letto un sacco di libri, al fine di prepararmi a ciò che mi sarebbe successo!"
"Si vede infatti la tua preparazione! Cinque minuti in città e sei stata derubata!" Ormai Josh rideva a crepapelle. Non potei fare a meno di sorridere, quel ragazzo mi metteva allegria. Finsi di mettere il broncio e ribattei che un libro può insegnare praticamente tutto. "No che non può!" disse lui: "Un libro può dirti cos'è l'amore o l'amicizia, ma non te le farà mai provare fino in fondo! Un libro non ti può spiegare come ti sentirai quando perderai qualcuno a te caro o quando ti verranno sbattute delle porte in faccia! Perché i sentimenti sono più profondi, e nessun libro può farteli provare intensi tanto quanto lo fa la vita vera! Nessun libro insegna a vivere!"

Il tempo volò via. Parlammo per ore su questo argomento, fino a che, guardando l'orologio, non mi resi conto che erano quasi le undici. Con Josh il tempo sembrava volare via e mi sentivo sempre più a mio agio. Mi convinse a lasciar perdere le teorie e a fare un po' di pratica nella mia vita, cominciando ad assaporare il suo hamburger. Sembrerà strano, ma mi sembrò il cibo più buono del mondo, nonostante fosse diventato ormai freddo. Solo molto tempo dopo capii che era perché stavo consumando quel pasto con il mio primo, vero amico.

Sazia e felice, mi diressi verso la mia camera, ma Josh mi bloccò e disse: "Da domani verrai con me, ti insegnerò io a vivere. Te lo prometto."
Lo guardai, mille pensieri, dubbi e domande che mi vorticavano in testa, su tutto e su niente, alla fin fine. Sorrisi e dissi: "Va bene, ci conto".

Nessun libro insegna a vivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora