Nuove scoperte

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Pranzai con Sam e dopo aver preso un caffè e aver fatto un'altra lunga chiacchierata, lei mi riaccompagnò a casa di Josh, quando ormai si era fatta sera. "Buona serata, divertiti!" Esclamò pimpante mentre si allontanava. Salite le innumerevoli scale (persi nuovamente il conto) aprii la porta e notai la televisione accesa. Era trasmesso un telegiornale. Ne fui subito incuriosita, a casa non ne guardavamo, perché secondo i miei genitori non c'era bisogno che sapessi che notizie venivano comunicate, dato che erano principalmente avvisi di cagnolini smarriti e altre cose di poco conto.

Ma invece vidi una scena raccapricciante.

Sullo schermo erano apparse delle persone ricoperte di sangue. Morte. Non riuscii più a pensare a niente. Non potevo crederci. La morte di alcune persone non era una notizia di poco conto! I miei genitori mi avevano nascosto un altro aspetto del mondo. Non c'era solo la bontà al di fuori della nostra casa. Esistevano anche atrocità, omicidi, morti...Perché non ne ero mai stata messa al corrente?

Le lacrime mi scorrevano sulle guance, senza fermarsi. Ero davvero distrutta. Non conoscevo quelle persone, ma il solo pensare che la loro vita potesse essergli stata strappata via in quel modo così terribile mi straziava. Sentii il suono ovattato della voce di Josh: "Bentornata Lucy! Hey, che succede? Lucy?! Stai bene?" Corse verso di me. Singhiozzando chiesi: "Perché nel modo succedono cose così orribili?" Lui rivolse lo sguardo alla televisione e vide le immagini che continuavano a scorrere. "Mer...l'ho lasciato acceso!" Spense il televisore e si riavvicinò a me, abbracciandomi. "Calmati adesso, andrà tutto bene..."

"Come può andare tutto bene?!" Urlai, staccandomi da lui. "Delle persone sono morte! Non mi sembra una cosa che succede spesso!" Dal suo sguardo triste capii. "Succede spesso..."

"Mi dispiace Lucy, non dovevo lasciare accesa la televisione. Pensavo che tu sapessi di questo genere di cose, la prossima volta starò più-"

"No" Dissi. Una rabbia sorda verso i miei genitori, che mi avevano tenuto nascoste delle cose così importanti, stava nascendo in me, unita a una determinazione sempre crescente. Volevo, anzi dovevo, sapere la verità. Per anni ero vissuta in una campana di vetro, talmente protetta da crescere ignara della realtà del mondo. Ero a conoscenza di ogni dispensa possibile, eppure mi accorgevo che di fatto non sapevo niente. Ma ora tutto sarebbe finito.

"Josh, mi hai promesso che mi avresti fatto conoscere tutto del mondo, ora ti chiedo di mantenere la parola data" Lo guardai con aria solenne e lui ricambiò lo sguardo. "Per favore, devi insegnarmi tutto ciò che c'è da sapere sul mondo!" Fece una smorfia apprensiva: "Sei sicura? Potresti rimanerci male, o soffrirne."

"Sono sicura" Ci guardammo per un'istante che sembrò infinito. Per un attimo mi persi nei suoi occhi, sentii qualcosa di caldo nello stomaco, un formicolio in tutto il corpo...non capivo cosa stava succedendo. poi Josh mi risvegliò dai miei pensieri, esclamando: "Bene, allora dopo mangiato faremo una lunga chiacchierata!". E infatti, dopo mangiato, rimanemmo nuovamente svegli fino a tardi a parlare. Scoprii cose molto diverse sulla realtà che vigeva al di fuori di quella gabbia dorata dove ero vissuta fino a poco tempo prima. Ad esempio, spesso le persone erano molto scortesi e anche se gli si chiedeva gentilmente qualcosa potevano risponderti male.

Verso mezzanotte lasciai un attimo Josh da solo per andare in bagno. Visto che lui sembrava tanto entusiasta di spiegarmi tutto ciò che volevo sapere, non me la sentivo di dirgli quanto ero stanca, ma effettivamente non ce la facevo più. Tornata in soggiorno, tuttavia, lo trovai disteso sul divano, già addormentato. Rimasi un attimo ad osservarlo, rapita dalla sua bellezza. I suoi capelli erano così setosi, con quei riccioli scuri che gli incorniciavano il viso, ora disteso in un'espressione pacifica e rilassata. Mi avvicinai a lui. I nostri volti ora si stavano quasi sfiorando. Se solo lui non si fosse bruscamente girato nel sonno, facendomi sobbalzare! Sarei potuta restare a fissarlo per sempre. Sfortunatamente invece non fu così, quindi corsi in camera e chiusi la porta dietro di me.

Le borse con i vestiti nuovi erano ancora sopra il letto. Lentamente mi resi conto di cosa era successo. Il mio comportamento non era affatto normale! In quel ragazzo c'era qualcosa che faceva scattare in me strane reazioni. Iniziai a chiedermi se si potesse essere allergici ai Josh. Le domande mi corrodevano il cervello come un tarlo. Ormai anche la sonnolenza di prima era sparita. In cerca di risposte, presi un libro di medicina e iniziai a cercare una malattia. Dopo svariato tempo di ricerche infruttuose, arrivai a un'unica conclusione: avevo un tumore allo stomaco.

Ma quando l'indomani ne parlai a Sam, lei scoppiò a ridere fragorosamente. "Non ti sembra di aver escluso una possibilità?" Disse con le lacrime agli occhi dal ridere. "No, ho controllato in tutto il libro e-" Sobbalzai: "Dici che è una malattia sconosciuta?" Sussurrai spaventata. Lei riprese a sghignazzare ancora più forte: "Ma no, scemina!" Sam parlava in modo strano, magari era un gergo del luogo. Decisi che un giorno glielo avrei chiesto. "Sei innamorata!"

"Innamorata? Di chi?" Lei mi guardò sbalordita: "Ma di Josh, non è ovvio?" No, non era ovvio, anzi non era nemmeno a malapena plausibile, come mi affrettai a rispondere. Ma Samantha era decisa a non lasciar perdere, sicura di ciò che aveva affermato. "Davvero, è impossibile!" Esclamai "Non solo ci siamo conosciuti da appena pochi giorni, ma ogni volta in cui nei miei libri veniva descritto l'amore non se ne parlava così! Era sempre descritto diversamente, come un sentimento più intenso!"

"Sei proprio testarda, vero?" Sbuffò la mia amica. "In ogni caso, indipendentemente da quello che pensi o meno, non hai una malattia fisica, tranquilla."

"Ma qualcosa devo avere!" Lei si alzò dal tavolino del bar dove ci eravamo sedute e sospirò. Rimase per qualche secondo in silenzio, con gli occhi chiusi. Era come se stesse riflettendo, ma dal suo viso traspariva una sincera preoccupazione. Tuttavia, proprio quando stavo per chiederle se stesse bene, alzò la testa con un sorrisone e disse: "Cambiando argomento, devi procurarti un telefono!" Sussultai. Mi ero dimenticata di fare una delle cose più importanti che mi ero ripromessa di compiere! "Ho un cellulare in borsa, ma non l'ho ancora acceso! Oh, i miei genitori saranno preoccupati!" Per un attimo ricordai mia madre che si raccomandava di chiamarla spesso. Un po' di rabbia repressa nei confronti di mamma e papà si impadronì di me: pensavo che no, non li avrei chiamati, non volevo dargli più mie notizie. Ma poi mi resi conto di quanto meschino sarebbe stato, ero sicura che in fondo, nonostante mi avessero mentito, lo avevano fatto a fin di bene. "Lucy, ci sei?" Sam stava schioccando le dita davanti alla mia faccia. E' un po' un mio difetto, perdermi nei miei pensieri. "Scusa, non stavo ascoltando. Dicevi?" Mi porse un bigliettino con dei nomi vicino a una serie di numeri: "Questi sono il mio numero di telefono e gli altri sono dei ragazzi della band, appena arrivi a casa salvali in rubrica" La lasciai nuovamente sbalordita(e la feci ridere per la seconda volta in un'ora) quando le dissi che non sapevo come si facesse, non avendo mai usato un cellulare. "Allora te lo spiegherò io più tardi, ma tranquilla, non-" Il suo cellulare vibrò. Dopo averlo estratto dalla borsa e aver fissato per qualche minuto lo schermo, si rivolse a me: "Stasera potrai sfoggiare uno dei tuoi abiti nuovi! Usciamo con la band!".



#spazio autrice#

Grazie per essere stati pazienti, finalmente dopo ere glaciali sono riuscita a pubblicare! vi chiedo ancora un po' di pazienza, visto che a quanto pare in estate sono anche più occupata che durante l'anno scolastico...Per questo credo che, per il resto dell'estate, non riuscirò ad aggiornare. Vi chiedo davvero scusa, ma sono spesso via, sprovvista di computer e di internet. In ogni caso spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo!

Nessun libro insegna a vivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora