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Di quella fatidica sera nessuno ne aveva più voluto parlare, della litigata nel garage nemmeno - ci sarebbero state troppe cose da dire per riempire i silenzi che ogni tanto si creavano tra Simone e Manuel, gli stessi che portavano un pizzico d'imbarazzo e voglia di capire come mai, adesso, tra loro, le cose non funzionassero più.

Nonostante ciò, dopo quel periodo,  avevano continuato a passare del tempo insieme, in fin dei conti esisteva ancora la Simone-Manuel associati che, secondo la teoria del maggiore, andando verso la fine della scuola avrebbe incrementato molto il suo fondo cassa, grazie a tutte le interrogazioni di recupero che gli alunni della terza B avrebbero dovuto sostenere - facendo svolgere a Simone gli esercizi da presentare alla professoressa. 

Dopo qualche tempo, però, le interrogazioni finirono, lasciando posto all'estate. Simone avrebbe voluto tanto dire a Manuel di usare quei tre mesi per riflettere su di loro, ma, siccome a detta dell'altro, era stato solo divertente, non aveva senso rivangare quel bacio rubato sotto alle impalcature la notte del trenta marzo scorso. 

Manuel non voleva parlare dell'accaduto perché ciò sarebbe stato l'equivalente di mettersi a nudo, calpestando completamente la propria virilità.

Non poteva permetterselo perché non era coraggioso come Simone; per questo si detestava, ogni giorno un po' di più: lo aveva trattato male perché scorgeva nell'amico quel coraggio di agire che tanto cercava dentro di sé, in maniera vana ovviamente.

Questo insieme di circostanze aveva creato un silenzio stampa fino a quel giorno: quindici settembre, altresì conosciuto come il primo giorno del quarto anno di liceo.

Nei mesi estivi Manuel aveva iniziato a lavorare in un ristorante per  aiutare la madre con le bollette; lavoretti come quelli per Sbarra non ne avrebbe più voluti fare.

La sua passione erano le moto, ma, se non avesse potuto lavorare in quel campo, avrebbe trovato un'altra via, seguendo la legalità questa volta. Non poteva imbattersi nella possibilità che venisse torto un altro capello ad Anita - avrebbe dato di matto, molto più di come aveva fatto, sentendosi in colpa fino alla fine dei propri giorni.

Simone, invece, si era preso l'estate per pensare, per riflettere su chi era e su chi sarebbe voluto diventare nel futuro, un po' anche per conoscere meglio la storia della sua famiglia - tanto intricata quanto dolorosa.

Dante aveva capito la necessità del figlio di prendersi una pausa dal contesto quotidiano - lo stesso nel quale aveva passato gli ultimi dodici mesi infernali; di fatto, non aveva esitato nel lasciarlo partire per Glasgow, in visita dalla madre, quando glielo chiese. 

Nessuno però si sarebbe immaginato che, tra le lande scozzesi, Simone avrebbe conosciuto qualcuno in grado di alleviarlo dalla pesantezza che, incombente, s'era fatta sovrana della sua persona, andando a robotizzare fino all'ultimo granello di lucidità.

Due mesi e qualche giorno prima ...

Il quarto giorno del mese di luglio, insieme al padre, Simone atterrò all'aeroporto di Prestwick alle quattordici e sei minuti. Con un taxi raggiunse il lavoro della madre - non ricordandosi la sua partecipazione ad una conferenza molto importante - così da farle una sorpresa dal principio.

«Good afternoon to you too. Mrs. Floriana is currently engaged in the auditorium for an urgent conference. You can wait for her in the waiting room at the end of the hall: as soon as she is finished you can see her. If you need anything, don't hesitate to call me. Nice to meet you, it's Claire.» così la segretaria del polo scientifico aveva accolto i due Balestra, accompagnando tutto con un enorme sorriso stampato sul volto.

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