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Accettare cosa si era detto con Simone, era difficile per Manuel: sembrava una sfida creata apposta per testare la forza posseduta dal suo cuore - certezza che dovrebbe essere collaudata giacché ultimamente, questo, aveva fatto i salti mortali per non fracassarsi in pezzi.

Erano giunti alla conclusione che tutto ciò che era accaduto sarebbe finito tra quelle quattro mura, proprio com'era iniziato.

«Mi spiace - si era scusato Manuel - Non dovevo, ho sbagliato.» Simone lo guardò dritto negli occhi sentendosi terribilmente debole, poi mosse la testa in maniera scoordianta «Si - si - affermò - É stato un errore.» allora fu Manuel a scuotere la testa «No, Simò non è stato un errore. Abbiamo semplicemente sbagliato.» e il corvino crucciò lo sguardo perché, nonostante fosse molto intelligente, certe sottigliezze non era proprio in grado di cogliere.

«Di un errore ti penti, di uno sbaglio no. Quando sbagli semplicemente ti dispiace per aver compiuto una determinata azione, ma questo non ti fa desiderare di non averla mai compiuta. Un errore invece ti fa sentire sbagliato.» Simone allora sembrò connettere tutto infatti si portò entrambe le mani sul volto ed emise un lungo sbuffo.

Sull'argomento non erano ritornati nonostante fossero passati soltanto due giorni; non si erano ignorati, anzi, ma semplicemente stavano rispettando ciò che si erano promessi.

Simone aveva anche confessato a Manuel che non avrebbe potuto evitare di dirlo a Riccardo: non voleva avere segreti con lui perché, per far funzionare una relazione, c'è bisogno di sincerità.

Quando aveva sentito quelle parole, il più grande, avrebbe tanto voluto dirgli che in una relazione felice, sincera e prospera, lui, Simone, avrebbe dovuto respingere Manuel non appena le loro labbra s'erano sfiorate e non approfondire quel bacio facendo scivolare le mani nei riccioli dell'altro. Di fatto tacque, non voleva far sentire ancora più in colpa Simone.

In fondo quel bacio era partito da lui. Simone l'aveva assecondato in seguito.

«Fai bene a dijelo. Nemmeno a me piacerebbe che qualcuno me tenesse nascoste ste cose.» è l'unica cosa che può dirgli  «Poi succede un casino quando lo scopre - sospirò - Come faccio a non dirglielo ...?»

«Infatti glielo dirai. Perché vuoi rovina' tutto nascondendote dietro a 'no stupido silenzio?»

«Perché se parlo fa del male a te.» il cuore di Manuel iniziò a pulsare al triplo della velocità a cui, scientificamente, ogni muscolo cardiaco si muove. Cosa si era formato dentro la pancia di Manuel nessuno poteva saperlo. Era un mistero dell'ignoto chiamato amore.

Tuttavia scosse le spalle «Fa come vuoi Simo. Ho già incasinato abbastanza le cose - non penso di essere nella posizione pe' dirti cosa fare.»

L'altro annuì e cadde un lieve silenzio all'interno di quella casa. «Comunque non me ne pento affatto - testuali parole uscirono dalla bocca di Simone, come un sibilio - Sbagliando si impara.»

Manuel provò a non dare troppo peso alla prima parte della frase perché, se così fosse stato, avrebbe smesso di far funzionare quel che di razionale c'era nel suo cervello «E che vuoi impara' Simò? Non ce sta niente che non sappiamo.»

«Io già sapevo tutto ... - deglutì - Forse tu hai imparato qualcosa.»

«Si. - tirò corto Manuel - Che le cose che più se desiderano so' sempre irraggiungibili.» aveva un tumulto di sensazione all'interno del proprio petto: rabbia mista a felicità ed estro, ma si poteva trovare anche una piccola punta di gelosia.

Sì, si erano baciati, però Simone aveva comunque deciso di troncarla lì; probabilmente la cicatrice che Manuel gli aveva creato, ancora, non era stata ricucita completamente per poter metabolizzare e dare un nome a cos'era accaduto - per poter dar un significato a quei molti baci rubati che si era scambiati quella mattina di metà ottobre.

Another Love Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora