Rose

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Rose Weasley sapeva perfettamente chi voleva essere: una studentessa modello, un integerrimo prefetto, un' instancabile giocatrice di Quidditch, una ragazza affabile, gentile e sempre disposta ad aiutare chi ne avesse bisogno. Con fatica e determinazione era riuscita a raggiungere i suoi obiettivi. Era amata e stimata da molti, invidiata da tanti. Si beava dei bisbigli di ammirazione al suo passaggio, delle occhiate adoranti e dei balbetti sconnessi di qualche sfortunato che provava a chiederle di uscire. Rose non aveva tempo per cose futili come gli appuntamenti, le pene e i sospiri d'amore. Era decisa ad eccellere, ad essere perfetta e soprattutto ad essere notata per i suoi meriti e non per quelli della sua famiglia. Indubbiamente, l'eredità che i suoi le avevano lasciato era ingombrante, ma Rose aveva saputo servirsene all'inizio ed usarla come un trampolino che le permettesse di tuffarsi nei suoi progetti. Adesso era tutto diverso, era riuscita ad emergere e l'aveva fatto da sola. Difronte a sé, mille e più possibilità.

"Ti prego Rosie, ti giuro che è l'ultima volta!"

Albus Severus Potter era in piedi davanti alla cugina, mani giunte e sguardo da cucciolo bastonato. Le sopracciglia erano vicine e la bocca era distorta in una smorfia sofferente. Rose socchiuse un istante gli occhi, riposò la tazza sul tavolo della Sala Grande e con calma sospirò, voltandosi verso il ragazzo.

"Gli darò un'occhiata prima della lezione, ma..." E prima che il cugino potesse abbassarsi e stringerla in un abbraccio riconoscente, la grifondoro continuò "Devi smetterla di trascurare tutte le altre materie per i tuoi intrugli!" Corrugò la fronte e si sporse per guardarlo meglio "E devi anche smettere di passare le notti insonni sul tuo calderone!" Indicò le occhiaie scure del ragazzo.

"Oh no, quelle non sono perché ero a mescolare pozioni ma per..." S'interruppe, arrossendo e guardandosi nervosamente alle spalle "Ah, hai ragione" Ridacchiò imbarazzato "Beh allora..." Le ficcó sotto il naso la pergamena contenente il suo compito di Storia della Magia che Rose, come ormai era abitudine, avrebbe rivisto e corretto. Le baciò una guancia e corse al tavolo dei Serpeverde, fiondandosi su un toast prima dell'inizio delle lezioni.

Le due estenuanti ore di trasfigurazione erano giunte al termine e prima di correre nell'aula di Storia della Magia, Rose si avvicinò al banco occupato da Al. Alzò lo sguardo sul suo compagno e, per un solo istante, incontrò lo sguardo di Scorpius Malfoy. Lo distolse rapidamente, eppure bastò quell'attimo perché un ricordo, quel ricordo, riaffiorasse prepotentemente nella sua mente.

Faceva caldo, molto caldo. Era una sera stranamente afosa e Rose, insonne e sull'orlo di una crisi di nervi per gli imminenti esami, aveva deciso di lasciare la propria sala comune e camminare lungo i corridoi del castello, fino alla torre di Astronomia. Aveva bisogno di posare gli occhi su qualcosa che non fosse una pagina di un libro, di pensare ad altro che non riguardasse un incantesimo di appello o la trasfigurazione di una teiera. Era stanca, ma allo stesso tempo si sentiva carica di una strana energia. Qualcosa che sentiva il bisogno di scaricare, di far uscire dal proprio corpo. Non sapeva bene cosa fosse, desiderava solo fare qualcosa per liberarsi di quella smania. E poi arrivò all'ultimo gradino della torre di Astronomia e lo vide lì, poggiato alla balaustra, lo sguardo rivolto a terra e non al meraviglioso paesaggio che si stanziava alle sue spalle. Subito si accorse di lei e alzò lo sguardo. La sigaretta che aveva tra le labbra vacillò per un attimo e lui l'afferrò tra le dita, solo dopo aver inspirato e quindi buttato fuori una boccata di fumo. Rose restò a fissare Scorpius Malfoy, avvolto dal buio e dal fumo.

"Hai bisogno di qualcosa?" Le chiese piano, lo sguardo già rivolto altrove, come se quella domanda non l'avesse davvero rivolta alla ragazza dinanzi a sè.

E Rose, in quell'istante, seppe di cosa avesse bisogno. Avanzò, fermandosi a pochi centimetri da lui e rialzò lo sguardo. A quel punto, Scorpius dovette abbassare il suo e corrugò lievemente la fronte, visibilmente perplesso. I due non avevano mai avuto molto da spartire, eccetto l'amicizia con Al; nei cinque anni ad Hogwarts, dopo un'iniziale rivalità scolastica, si erano tranquillamente ignorati e mai avevano sentito la necessità di essere amici. Certamente non erano mai stati così vicini come in quel momento, soli sulla torre più alta del castello.

"Sì" Sussurrò Rose in risposta e fu un bisbiglio implorante che uscì dalle sue labbra senza che se ne rendesse conto. E poi lo baciò. Premette delicatamente le labbra su quelle di Scorpius che, per la sorpresa, tremarono appena. Si staccò da lui un secondo dopo, solo per guardarlo negli occhi, per sincerarsi che fosse davvero lì, davanti a lei. E in un attimo, il serpeverde lasciò cadere la sigaretta che aveva ancora tra le mani, afferrò i fianchi di Rose e la spinse contro di lui, piegandosi e baciandola, insinuandosi nella sua bocca come prima lei non aveva osato fare. Si ritrovarono contro la parete di pietra e la sensazione di freddo sulla schiena fu un balsamo per Rose, che si sentiva ardere in ogni punto del corpo. Le mani e la lingua di Scorpius erano sfacciate e prepotenti, premevano e violavano come se ogni centimetro di pelle gli appartenesse. E Rose si abbandonò completamente a quei gesti, la testa del tutto svuotata e il corpo leggero. Gli lasciò mordere la carne bianca, lasciare scie di saliva e marchi rossi che sembravano brillare al chiarore della luna. Lo lasciò entrare in lei, affondare e spingere come se da quei gesti ripetuti dipendessero le loro esistenze. Fu un turbinio di ansimi, gemiti e sensazioni che Rose mai aveva provato, ma che anche solo per pochi minuti, l'avevano fatta sentire...libera, come mai lo era stata.

"Oh, grazie Rosie!" Albus afferrò la pergamena, rivolgendo alla cugina un enorme sorriso "Sei davvero incredibile! Non è vero Scorpius?" Al lo disse distrattamente, già concentrato a ficcare tutti i libri che possedeva nella striminzita borsa a tracolla.

"Oh, non sai quanto Al" Un sussurro, un sorrisino sghembo e Scorpius si rialzó, gli occhi fissi su Rose, il cui colorito cambiò rapidamente in un bel rosso pomodoro.

"Mh?" Albus non sembrava ascoltare, ancora impegnato con fogli di pergamena e libri di testo.

"Nulla di importante" Scorpius sorrise pigramente e con passo strascicato lasciò l'aula.

Rose restò impalata, gli occhi appena un po' sgranati e un lieve tremito ad attraversarle il corpo. Non aveva parlato a nessuno di quanto era accaduto quella sera, non ne aveva mai fatto parola neppure con Scorpius stesso. Semplicemente, dopo essersi appartenuti, avevano ripreso ad ignorarsi e a continuare per la propria strada. Era trascorsa un'intera estate a dividerli, e Rose, tra compiti, famiglia e amici, non si era mai concessa di tornare a quella sera. Di nuovo ad Hogwarts, era bastato fiondarsi a capofitto nei suoi ruoli di prefetto, negli allenamenti di Quidditch e nella moltitudine di compiti e il ricordo era rimasto ancora lì, relegato in un angoletto del suo cervello. E poi era bastato uno sguardo e ogni cosa le era ripiombata addosso: le sue mani, la sua lingua, il nome di lei ripetuto tra gli ansiti. Si ridestò alla voce di Albus e, con un senso di allerta ed eccitazione, lo seguì nell'aula di Storia della Magia.


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