CAPITOLO 9

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ISABELLE

Chiudo il cappotto guardandomi un'ultima volta allo specchio, oggi a Miami c'è un vento assurdo ma non per questo abbandonerò la mia Ducati, sarei capace di guidarla anche nel bel mezzo di una tempesta, non vado da nessuna parte senza di lei; mi sistemo i capelli ed indosso un paio di decoltè nere, per poi scendere di sotto per salutare le ragazze che stanno facendo colazione, non appena mi vedono aggrottano lo sguardo notando che indosso solo un cappotto nero che mi arriva a metà coscia ed io gli sorrido furba, e loro intuiscono immediatamente il perchè. Prendo la borsa e monto sulla mia bambina sfrecciando verso l'impresa in anticipo, sono le otto e mezza e a quest'ora ancora non c'è nessuno se non Miller, quindi perchè non approfittarne?

Alla fine ieri sera in qualche modo sono riuscita ad eliminarlo dalla mia mente godendomi la cena come mi ha consigliato il rosso, anche nel più il tempo passava più una sorta di sensazione di vendetta mi si insinuava nel petto, ha approfittato di una donna ubriaca per gonfiare ancor di più il suo ego del cazzo, probabilmente perchè ero l'unica che ancora non aveva ceduto alle sue avance, lurido bastardo. Ma ora se ne pentirà.

Arrivo nel parcheggio privato e fermo la moto per poi scendere e salire sull'ascensore fremendo dalla voglia di scoprire la sua faccia quando vedrà cosa ho in serbo per lui, povero cretino, pensava di aver vinto conoscendolo.

Non appena arrivo all'ultimo piano mi avvio con passo spedito e deciso verso la sua porta nera, arrivatale di fronte faccio un respiro profondo e busso, quando sento che mi da il permesso di entrare sorrido pronta:

che il gioco abbia inizio.

Quando mi vede sulla porta aggrotta lo sguardo perplesso, non arrivo mai prima delle nove e deve far strano persino a lui, in ogni caso senza abbassare lo sguardo dal suo poggio la borsa sul divanetto avvicinandomi alla scrivania. <<Che vuoi?>> Sbotta acido come al suo solito ma io mi limito a sorridergli, mi osserva cercando di intuire qualcosa soffermandosi sulle mie curve, e pensare che ho ancora addosso il cappotto.

<<E' da un po' che vorrei fare una cosa...>> Mormoro facendo il giro della scrivania e lui, rimanendo seduto volta la sedia nella mia direzione, ora siamo l'uno davanti all'altra, scruto quelle iridi profonde e prive di emozioni che studiano ogni mio movimento senza però capire. <<Devo dedurre che c'entro anch'io.>>

Annuisco avvicinandomi sempre di più, il suo viso adesso e all'altezza del mio seno ma lui non abbassa lo sguardo, continua a sorreggere il mio apatico; appoggio una mano sul cappotto iniziando a sbottonarmi lentamente e lui segue il movimento con lo sguardo, e non appena lo apro del tutto lasciandolo cadere a terra lo vedo deglutire sorpreso. Sono di fronte a lui con indosso solo un completino intimo nero in pizzo che lascia poco spazio all'immaginazione, Miller lascia scorrere quelli iridi nere come la pece accese di desiderio su tutto il mio corpo ma rimane comunque impassibile, così decido di fare io il primo passo e appoggiargli una mano sul petto accarezzandolo scendendo piano fino agli addominali contratti sotto alla camicia nera, per poi arrivare alla cintura e alla patta dei pantaloni tesa dall'erezione che copre. Gli uomini sono tutti uguali.

<<Sa, mi sono stancata di respingerla.>> Con un movimento fulmineo mi afferra con entrambe le grandi mani i fianchi facendomi sedere a cavalcioni su di lui, la sua erezione preme contro la mia intimità coperta da una misera brasiliana ed una scossa subito mi attraversa la schiena ma cerco di non farci caso; ma scorrere le mani sul profilo del mio corpo arrivando alle mie natiche che stringe con desiderio. <<Finalmente.>>

Ringhia avvicinando il volto all'incavo del mio collo inspirando il mio profumo, chiudo gli occhi attenuando quella sensazione di estasi che mi scende in mezzo alle cosce per poi tornare lucida e prendergli il viso tra le mani, lo porto a pochi centimetri dal mio lasciando che le nostre labbra si sfiorino; quando lui si avvicina famelico per farle incontrare e io mi allontano leggermente sorridendogli infida, troppo facile così Miller.

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