2.

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I due dormirono insieme, tutta la notte, stretti l'uno all'altro.
Il petto di Manuel era il posto più comodo su cui Simone avesse mai dormito, si sentiva tanto al sicuro, al riparo.
Manuel era già sveglio da un pezzo ma non si muoveva pur di non svegliare Simone che, tanto beato, dormiva su di lui, respirando profondamente.
Gli accarezzava delicatamente la schiena, lo guardava e si chiedeva cosa gli avesse fatto quel riccio, si sentiva come stregato da lui, dalla sua bellezza.
Era il ragazzo più bello che avesse mai visto, provava un senso di pace nel vedere quell'espressione serena su di lui, espressione che presto non sarebbe più stata tanto serena: Manuel si sentiva già, di nuovo, spaesato. Aveva paura di dare spiegazioni a Simone, aveva paura di scavare in lui e trovare un nome a quelle sensazioni che provava, che aveva provato per tutta la notte, che provava ogni volta che Simone lo sfiorava, lo guardava.

«Simò» provò a svegliarlo delicatamente «È già giorno, se mi madre e tu' padre me trovano qua è 'ncasino»

Simone mormorò qualcosa, Manuel non capì cosa ma gli venne da sorridere.
Nemmeno lui voleva far finire quella favola ma era giorno e le favole non durano per sempre.

«Dai, hai già dormito abbastanza, tra npo' me casca er braccio» disse Manuel scuotendogli il braccio

Quando Simone stava per rispondere qualcuno bussò alla sua porta, Simone alzò di colpo la testa e guardò Manuel che era già pronto ad alzarsi e nascondersi da qualche parte.

«Simo, sono Anita» disse la donna da dietro la porta

Manuel si passò una mano sul viso e Simone gli tappò la bocca con le mani

«Sì, dimmi» disse tenendo la bocca di Manuel ben tappata, ma lui non aveva nessuna intenzione di parlare

«Hai visto Manuel? In camera sua nun ce sta» disse lei

«No, non so dove sia, mi sono svegliato da poco» disse Simone, gli veniva da ridere

«Quando torna, gli potresti dire che io sto andando al museo e che sto prendendo la moto? La madre de Aureliano mi ha chiesto di anticipare» disse lei

«Va bene, d'accordo, glielo dico» disse Simone

«Grazie eh, e scusami se ti ho svegliato» si scusò Anita

«Ma no, figurati, ero già sveglio» disse Simone «Buon lavoro!»

«Grazie tesoro!» disse lei, già lontana dalla porta

Aspettarono entrambi di sentire la porta dell'ingresso chiudersi e dopo poterono tirare un sospiro di sollievo.
Si guardarono negli occhi ma nessuno dei due disse niente.
Simone si spostò facendo alzare Manuel, che si rivestì in fretta.
Simone sapeva di non dover fare domande ma era così curioso di sapere cosa fosse passato nella mente di Manuel, era cambiato qualcosa? Poteva sperarci?

«Esci te, vedi se ce sta tu' padre in giro» disse Manuel

Simone annuì, il tono di Manuel non gli piaceva per niente.
Stava già iniziando ad evitare il discorso, ad evitare lui, a vergognarsi di ciò che era successo.
Simone non gli rispose, si vestì anche lui e uscì dalla sua stanza guardandosi intorno.
C'era silenzio in casa e nessuno era in giro.
Fece segno a Manuel che, immediatamente, uscì dalla stanza e riprese a respirare: nessuno si era accorto della loro notte insieme, nessuno doveva accorgersene.

«Vieni a fà colazione?» chiese Simone mentre Manuel si stava già rintanando in camera sua

Effettivamente, aveva fame. Così senza dire nulla seguì Simone al piano di sotto.

Pensavano di essere soli ma trovarono Dante seduto fuori, anche lui faceva colazione.
Si scambiarono un'occhiata veloce. L'imbarazzo era di nuovo tornato in superficie.
Simone odiava già quella situazione.

La metà mancante || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora