ᴏɴᴇ.

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Nora.

Elegante,
ma devastante,
è il silenzio di chi
ha carattere.

C'erano ombre dietro le palpebre degli occhi, che con il passare del tempo ti consumavano la vista, tanto da non permetterti più di vedere l'arancio spiccato che colorava i tramonti d'estate.

C'erano occhi immersi dal grigio, incastrati tra il bianco e il nero - come quei film vecchio stampo - che avevano il caos racchiuso nelle pupille.

La signora Josslyn mi aveva detto di lasciarlo uscire, quel caos, di smetterla di tenerlo rinchiuso lì dentro perché mi oscurava la vista, mi nascondeva i colori, ma non sapeva che facendolo i mostri non sarebbero andati via.

I mostri restavano dietro le palpebre, restavano in silenzio nell'attesa e appena abbassavo la guardia mi tormentavano i sogni.

Forse in un'altra vita la signora Josslyn avrebbe occupato il primo posto nella lista delle persone più speciali che avessi mai conosciuto, anche se non ci voleva molto, visti i miei orizzonti limitati, ma in questa vita, io e lei avevamo poco in comune.

Era un'anziana signora che cercava compagnia dopo la morte del marito, una donna con il cuore cosparso nel miele, lo zucchero nelle parole e l'amarezza nel tono di voce, per la solitudine in cui era rimasta.

Io ero una ragazza che conviveva con la solitudine da quando ne aveva memoria, amante del silenzio e un solo punto debole: la danza.

Non so cosa avesse visto in me il giorno in cui decise di adottarmi, so solo che un tardo pomeriggio come un altro Miss Harriet invase il mio spazio vitale con entusiasmo, dicendomi che c'era qualcuno desideroso di conoscermi.

In risposta l'istitutrice non ricevette lo stesso trattamento che mi aveva riservato; avevo diciassette anni, a breve sarei diventata maggiorenne e dopo dodici anni passati a essere sballottata da una famiglia all'altra, non volevo più sentirne di adozioni.

La ragazza non parla, ha qualcosa che non va?

Ha subito qualche trauma?

È possibile che soffra di mutismo selettivo a quest'età?

Facevano tutti le stesse domande, si fermavano tutti allo stesso punto, ti consideravano il problema anche se erano loro che si soffermavano in superficie senza andare abbastanza affondo.

Se cadevi nell'oceano nessuno veniva a recuperarti una volta varcato l'abisso, o risalivi da sola o toccavi il fondo rimanendo nell'ombra, lontana dagli occhi di chi stava fermo e ti guardava dall'alto.

Io parlavo, parlavo eccome, ma non davo aria alla bocca inutilmente.

La signora Josslyn però, a differenza di tutte le altre famiglie, non mi aveva ancora guardata con occhi critici quando, arrivata dinanzi a lei non aprii bocca nemmeno per salutarla.

Mi sedetti senza neanche guardarla, puntai gli occhi sulla finestra dove gocce d'acqua facevano a gara a chi arrivava prima al traguardo, con la pioggia che continuava a cadere con prepotenza contro il davanzale.

«Si dice che il tempo rispecchi il nostro stato d'animo, forse qualche volta lo fa ma quell'attimo è raro. Che piova o ci sia il sole, che nevichi o butti vento, il tempo può solo amplificare quello che stiamo già provando, lo stato d'animo non cambia.» parlò, attirando per un attimo la mia attenzione ma non abbastanza da rendersene conto.

Nel cuore di un ladroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora