Nora.
"È quel mare che ho dentro
che mi crea forti tempeste."Victor Hugo.
L'insegna luminosa di quel locale mi bloccò sui miei stessi passi, mentre una melodia che io conoscevo bene si propagava al di fuori delle mura; quella canzone apriva ogni sera lo spettacolo di mia madre.
Senza rendermene conto mi ritrovai dinanzi all'entrata, dove nonostante l'orario poco consono si intravedeva una buona mezz'ora di fila.
Mi osservai intorno, ricordando le scale a chiocciola sul retro che portavano ad un'uscita d'emergenza, direttamente dallo spogliatoio delle ballerine che ne approfittavano per fumare.
Estrassi il coltellino svizzero dalla scarpa e iniziai a giocare con la serratura, finché, senza neanche troppi sforzi si aprì.
La prima parola che mi venne in mente per descrivere ciò che mi trovai davanti fu: caos.
C' erano più di trenta ragazze che correvano all'interno di quell'enorme camerino che condividevano senza nessuna traccia di imbarazzo.
Chi si truccava, chi era per metà vestita, chi si sollevava con premura le tette all'interno di un striminzito corpetto, che modellava alla perfezione i loro corpi a clessidra.
Per un solo attimo tornai indietro a dodici anni fa, quando mi nascondevo tra gli abiti da scena e le osservavo con ammirazione, sognando ad occhi aperti che un giorno sarei diventata una di loro.
Senza rendermene conto mi ritrovai davanti ad uno specchio: osservai i miei abiti da maschiaccio, dove nessuno poteva mai immaginare che dietro quegli stracci si trovasse una ragazza, che un tempo sognava di indossare meno strati di vestiti per mostrarsi nella veste più femminile e sensuale che avesse, ma quel sogno venne distrutto con la perdita di mia madre e il modo cruento in cui me l'avevano portata via.
«Ragazze si va in scena! Tette in su e pancia in dentro. Se le avete mostratele e che diamine, magari le avessi io!» le richiamò Marsel, e non potei fare a meno di sorridere quando lo vidi nel suo smoking a strisce bianche e nere; nonostante fossero passati anni, il suo stile stravagante e le sue battute sempre pronte non erano cambiate.
Mi nascosi tra gli abiti da scena mentre il camerino si liberava dagli schiamazzi eccitati delle ragazze.
Marsel diede una pacca sul sedere all'ultima della fila come augurio di buona fortuna, esattamente come faceva un tempo, e poco dopo la canzone d'apertura su cui ballava mia madre finì, venendo seguita subito da un'altra.
Aveva uno stile jazz, quel tipo di canzone che richiamava New Orleans solo a sentirla.
Mi affrettai ad uscire per godermi lo spettacolo, attenta a non farmi vedere, e non potei fare a meno di guardare rapita l'ambiente che mi circondava: era stato tutto ristrutturato, finalmente quel locale stava ricevendo il successo che meritava ma il rosso con cui ero cresciuta che richiamava quel posto, non lo avevano cambiato.
L'aria bar era circondata da specchi e il bancone era incorniciato da led di colore rosso, così come i tavolini dove il pubblico si accomodava per godersi lo spettacolo.
Mi accostai il più lontano possibile dalla gente, dove potei osservare tutto l'ambiente circostante senza perdermi la vita che si impossessava di quel posto quando le luci si abbassavano e i riflettori puntavano il palco.
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Nel cuore di un ladro
Romance"C'erano favole che era meglio non raccontare, questa, era una di quelle." Nora Lancaster è una ragazza di diciassette anni, con l'aspetto da maschiaccio e due occhi viola impossibili da non notare. Parla poco, balla spesso e dall'età di cinque anni...