Sɪx.

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Elias.

Il mio desiderio è partire, fuggire.
Non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi che non sia questo. Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini, questi giorni.

F. Pessoa

Erano passati tre giorni dalla malefatta, giravo a vuoto per la città facendo credere a Moore che stessi cercando la "mocciosa" che ci aveva fregati, quando in realtà non stavo facendo assolutamente niente di tutto questo.

Avevamo la decima pietra, Wade stava lavorando alla ricreazione di quella gemma preziosa, come aveva fatto con le precedenti.

Era riuscito a rifarla in maniera così perfetta da non mettere assolutamente in dubbio che fosse l'originale, esattamente come le altre.

Ogni pietra era diversa dall'altra, era una collezione di gemme di diverso materiale e l'ultima era un zaffiro, quindi ritrovare i minerali che la componevano fu una vera sfida.

Dovevo tutto ad un mio caro amico di Brooklyn, Axel; era un tipo di buona famiglia che aveva ereditato una miniera dopo la morte del nonno.

Era stata sequestrata dalla finanza da più di vent'anni quindi nessuno sapeva cosa contenesse, finché Axel non prese in mano la situazione per aumentare il guadagno nella sua catena di gioiellerie.

Era un maestro in quel campo, ma visto che non aveva potuto aiutarmi di persona mi aveva mandato Wade, altrettanto bravo nel mestiere.

Erano cinque anni che lavoravo a questo piano, cinque li avevo sprecati per inserirmi nel giro e riuscire a mettermi in contatto con le giuste persone e gli altri cinque, li avevo usati per costruire la trappola mortale da tendere a Walter Moore.

Aveva minuziosamente programmato ogni minimo dettaglio, in tutti questi anni non avevo fatto altro che pensare notte per notte ad ogni cosa, avevo pensato ad un piano B, un piano C, un piano D e così via, fino ad esaurire ogni lettera dell'alfabeto e oltre.

In ogni caso, Walter Moore sarebbe morto.

Era notte fonda ormai, vagavo tra i vicoli di Manhattan con una sola meta nella mente.

Mi fermai dinanzi a quel hotel di basso rango, parcheggiando la moto sul ciglio della strada incurante della bassa considerazione che vantava quel lato della città.

Varcai le porte scorrevoli ripiene di aloni lasciati dalle innumerevoli mani che ci avevano premuto i palmi, andando a passo spedito verso il custode.

«Come butta, Jeff?» gli chiesi con un lieve sorriso sulle labbra.

Era un uomo di colore sulla cinquantina che anni fa viveva nel Bronx, lo conoscevo sin da quando ero un ragazzino.

Quando mio padre era troppo impegnato a scolarsi tutte le birre presenti nel frigo o troppo preso dai loschi affari con Moore, era lui che veniva a cacciarmi dai guai.

Purtroppo nella zona in cui ero cresciuto i poliziotti erano degli incompetenti, qualunque persona si presentasse anche se non proveniva dal ciclo familiare, era abbastanza per toglierti le manette e sbattetti fuori a calci nel culo.

Noi eravamo pesci piccoli, Nel Bronx perseguitavano quelli come Walter Moore, peccato che quelli come lui erano intoccabili.

Quell'uomo che ora mi guardava contrariato ma con affetto, mi aveva salvato innumerevoli volte.

Nel cuore di un ladroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora