[3] • 23 Giugno

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Erano passati sei giorni.
Simone li aveva contati con le dita, al risveglio, con gli occhi ancora semichiusi e velati dal sonno.
La mancanza la stava avvertendo fin nel profondo, ed aumentava con ogni giorno che passava.

Sei giorni di silenzi.
Sei giorni di nottate insonni.
Sei giorni di stomaco scombussolato.

Manuel era sparito dalla circolazione dopo quel pomeriggio in piscina, non una chiamata né un incontro, neanche un messaggio.
Simone sapeva che era un tipo orgoglioso, prima di andarsene gli aveva chiaramente fatto capire che avrebbe dovuto cercarlo lui, se si fosse calmato.
Ma forse si sentiva frenato dalla paura che Manuel potesse avergli mentito su Alice, allora non era tanto sicuro di volerlo sapere. Oppure, si vergognava di quella piccola scenata di gelosia.
Cosa avrebbe dovuto dirgli?

Discese le scale, ancora tramortito e con il telefono in mano.
Una notifica segnalò un messaggio appena ricevuto da Matteo:

"Ci sei in spiaggia, stasera?"
"Per?"
"Per stare tutti insieme, portiamo delle birre e qualcosa da mangiare. Ci stai?"
"Va bene."

Non era molto convinto, ma si domandò se potesse essere una scusa valida per rivedere Manuel.
Ci sarebbe andato anche lui?
A quel punto, se ci fosse stato, avrebbe dovuto parlarci per forza o ignorarlo con determinazione, cosa che era sicuro di non riuscire a fare.

Aveva avuto intenzione di fare colazione quella mattina, ma l'attacco di quella massa informe di pensieri gli chiuse lo stomaco per l'ennesima volta.

                                        +++

- Simo, siamo qua!

Era stata la voce di Luna, a richiamarlo. Probabilmente, per sfuggire alla calura della città, altri ragazzi avevano avuto la loro stessa idea. Quindi, quando Simone era arrivato, in un primo momento, non era riuscito a distinguere quale fosse il suo gruppo di amici.
Dopo aver scorto Luna, riconobbe anche Matteo, Aureliano, Giulio e Laura.

Non c'era lui.

Ma si consolò notando che mancavano ancora altri componenti, che probabilmente sarebbero arrivati di lì a breve.
Quindi, forse, anche lui.

Raggiunse il gruppo e sistemò il suo telo vicino a quello di Giulio, notando che stavano cercando di ricreare un cerchio che però, al momento, appariva al massimo come una mezzaluna.
Si caló il cappuccio della felpa grigia, in tinta con i pantaloncini, sulla testa. Di seguito si tolse le scarpe e i calzini e affondò i piedi sotto la sabbia fresca, per poi incrociare le gambe e posarci sopra i gomiti, reggendosi la testa con le mani.

Al centro del semicerchio ci stavano un paio di lanterne a pile, che creavano un po' d'atmosfera soffusa, anche se la spiaggia era abbastanza illuminata dai fari degli stabilimenti poco distanti.

- Ciao, Cesare! Scusate ragazzi, mi sono permesso di invitare anche mio cugino - fece Matteo, improvvisamente.

Simone alzò la testa e vide che era proprio quel Cesare.
Passò gli occhi da lui a Matteo per qualche secondo e svariate volte, poi abbassò la testa, sperando di non essere riconosciuto dall'ultimo arrivato.
Prese a tormentarsi i capelli con l'indice, provando ad afferrarsi i riccioli ancora troppi corti per poterceli attorcigliare intorno.

- Ma tu sei... Simone?

Ecco.
Proprio quello che mi ci voleva.

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