Cesare era a tavola con Manuel e Simone, ormai era diventata abitudine fare colazione tutti e tre insieme, poi il ragazzo ospite seguiva Dante per le sue ripetizioni e gli altri due continuavano la loro mattinata.
A volte facevano il bagno in piscina, a volte si mettevano a leggere sul prato all'ombra, a volte si scambiavano tenerezze e baci negli angoli più nascosti e nei momenti in cui nessuno poteva vederli.
Era diventata una vita di dolcezze, di sorrisi e di occhi coperti dagli occhiali da sole, di pelle nuda e sudata per il caldo ma anche perché non c'era mai tempo da perdere per starsi addosso.- Quindi venite, non è vero? - chiese Cesare ai due.
- Eh, vediamo. Dobbiamo chiedere ai capi - scherzò Manuel, ancora assonnato.
- Ma ce parlo io con Dante - proseguì Cesare.
- Ah vabbè, se ce parli tu, allora.Manuel alzò le mani, punzecchiando l'amico con una smorfia. Simone intanto osservava la scena scuotendo la testa. Sembravano due bambini, ma il rapporto fra loro tre era talmente bello che quasi dispiaceva a tutti quanti, Cesare stesso, che le ripetizioni fossero agli sgoccioli.
Nulla toglieva che avrebbero continuato a vedersi e che quel ragazzo avrebbe preso a frequentare la loro casa ancora per molto tempo.- Ma voi due non me dovete dí niente? - li interrogò Cesare, guardandoli di sottecchi mentre masticava un biscotto pan di stelle.
Simone e Manuel si scambiarono un'occhiata, poi tornarono a concentrarsi sul volto del ragazzo.
- No, no - fece Simone.
- No, che te dobbiamo dì? - fece Manuel.
Il ragazzo annuì poco convinto, si lasciò sfuggire un sorriso ma non indagò oltre.
- Vabbè, Dante mi aspetta. Fateme sapè per organizzarci, non vi riducete all'ultimo - Cesare raccolse i suoi libri dal tavolo e uscì dalla cucina.Lui e Matteo avevano proposto di passare San Lorenzo e Ferragosto tutti insieme, dividendosi gli eventi fra spiaggia e piscina oppure accampandosi direttamente sulla sabbia per tutti quei giorni, muniti di tende, cibo e tutto il necessario per sopravvivere al meglio divertendosi.
Fra i due, Simone sembrava propenso a voler scegliere per la permanenza fissa in spiaggia, mentre Manuel pareva preferir dividere le due cose, forse per paura di non poter essere se stesso e dover rinunciare ai suoi momenti con Simone, forse perché non voleva doversi dosare sugli atteggiamenti o star attento agli sguardi e alle domande che potevano scaturire negli altri.- Oh, l'ho capito che non ci vuoi andare - iniziò Simone, con gli occhi bassi, mentre torturava il tovagliolo di carta su cui si era posato per non sporcare di briciole il tavolo.
- Ma non è vero che non ci voglio andare. Solo che tutti quei giorni e quelle notti in spiaggia, dentro 'na tenda. Non so, me pare eccessivo. Non diventa scomodo a un certo punto?
- Ti vergogni di me? - disse Simone, con tono duro - O, forse, ti vergogni di te con me?Manuel si voltò verso il ragazzo e incontrò i suoi occhi scuri e invalicabili, le labbra strette che a tratti mordeva per paura della risposta.
- Ma che te dice la testa? Perché dovrei?
- Secondo me non vuoi che ci vedano insieme.
Manuel deglutì, si morse il labbro inferiore e cercò di reggere lo sguardo duro di Simone.
- Non è questo, vorrei solo andare con calma - sussurrò, passando le dita fra i ricci scomposti vicino all'orecchio destro di Simone.- Così se va male con me puoi tornare a inseguire le ragazzine o, peggio, donne come Alice?
- Come, scusa? Dopo quello che ti ho detto, dopo i momenti che stiamo passando insieme, mi dici una cosa del genere? - fece Manuel, alzando di un tono la voce e scostandosi dall'altro.
- So solo che vuoi nasconderti sempre, con tutti, come se io non andassi bene! Forse perché non sono la classica ragazzina da sfoggiare! - tirò fuori Simone, tutto d'un fiato.
- Simó, quando te calmi magari se ne riparla, va bene?Manuel si alzò spostando la sedia rumorosamente e si dileguò dalla cucina sotto gli occhi dispiaciuti e al contempo arrabbiati di Simone, che rimase a rimuginare seduto a tavola ancora per un po'. Ridusse in coriandoli il tovagliolo, ne lanciò le piccole palline ricavate sul pavimento per poi sentirsi in colpa e alzarsi per prendere scopa e paletta.
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Nella Confusione
Fanfiction[Simuel] "Stava imparando a stargli accanto, a sorridere con lui fotografando mentalmente ogni suo singolo sguardo per poi sfogliarne le immagini sotto le palpebre, quando si metteva a letto la sera." Simone e Manuel si trovano ad affrontare la loro...