[6] • 25 Luglio

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- Mi dici che te prende, stamattina? - sussurrò Manuel, prima di addentare la fetta di crostata con marmellata di albicocche che reggeva fra le dita.

L'aveva preparata la nonna di Simone,Virginia, la sera prima dopo cena, perché a detta sua faceva meno caldo per poter impastare e farne uscire qualcosa di commestibile.
E loro gli avevano dato una mano. Simone si era divertito un sacco a guardare Manuel mentre cercava di creare delle striscioline perfette di pasta frolla da poter usare come decorazione, mentre lui si era dato alla stesura della marmellata, sotto il tono critico del riccio che lo accusava di essersi appropriato dell'incarico più semplice.

Quella casa era diventata un disordine agli occhi di Simone, si sentiva in disordine lui stesso.
Ormai si era ambientato a veder girare Anita e il figlio per casa, come se avessero fatto parte della sua vita da sempre.
Il rapporto con Manuel sembrava "normale", se normale possa definirsi lo stare insieme tutto il giorno, fingersi grandi amici vicino ai parenti e agli amici, per poi dormire in segreto e abbracciati quasi ogni notte.

- Oh? Allora?
- Niente, Manu. Non ho niente.
- Non è vero, Simó. Sei strano da ieri - continuò Manuel, guardandosi sempre intorno per paura di essere ascoltato.
Cosa che non sfuggì agli occhi dell'altro, che non aveva voglia di far colazione e se ne stava in piedi con i capelli arruffati e le guance rosee, le mani che stringevano il ripiano della cucina alle sue spalle.

Manuel non riusciva a distogliere gli occhi da lui, dai muscoli dei suoi avambracci che si tendevano ogni volta che le nocche si facevano più bianche a stringere, non riusciva a spiegarsi come fossero arrivati a scambiarsi il letto e dormire abbracciati e come potesse sentirsi tanto solo se l'altro non gli stava accanto tutta la notte, come quella appena trascorsa.

- E allora fattele due domande, no? - fece Simone, prima di voltarsi e andarsene al piano di sopra.
Manuel poté sentire sbattere la porta del bagno da lì.
Sospirò.

Sapeva di essere lui la causa di quei problemi fra loro, Simone non riusciva a chiedere apertamente spiegazioni e lui non riusciva a dargliele con chiarezza senza far ammattire l'altro.
Gli unici momenti davvero sereni li passavano quando Cesare finiva di far lezione con Dante e si fermava con loro a fare due chiacchiere.
Lui sembrava fare da collante, li univa fra battute e risate, faceva da tramite per quel rapporto tanto strano, e quando era seduto fra loro tutto andava bene.

Poi arrivava la notte, Manuel puntualmente andava a chiamare Simone con qualche scusa per farlo dormire con lui e, addirittura, le ultime sere si era aggrappato allo stipite della sua camera e gli aveva chiesto a bassa voce "dormi di là, con me?", senza troppi giri di parole.

Fino alla notte appena trascorsa, in cui Simone aveva risposto di no, che non ci andava a dormire con lui.
E quindi il riccio se ne era tornato in camera senza fare domande, ma senza chiudere occhio fino all'alba.
Aveva avvertito il vuoto accanto.
Faceva un caldo assurdo con lui appiccicato contro e da solo aveva potuto respirare, ma non gliene fregava nulla di prendere aria se non poteva avere lui.
Preferiva morire annaspando contro la sua schiena che starsene al fresco in quel letto nuovo, che avevano montato un paio di giorni prima e non aveva mai vissuto da solo, fino a quel momento.

Manuel fece cadere l'ultimo pezzo di crostata sul tovagliolo di carta vicino a lui, lo stomaco improvvisamente chiuso.
- Sei un cretino, ecco cosa sei - disse a se stesso, con tono critico.

Subito dopo, vide Cesare varcare la porta principale di casa.
Aveva addosso gli occhiali da sole e un'aria un po' sbandata, sembrava quasi che si trascinasse i piedi senza capire bene dove posarli.
- Buongiorno - biascicò verso Manuel, che ricambiò il saluto sconfortato con un piccolo cenno del capo.
- Che è sta faccia? - ironizzò Cesare.
- Perché, la tua l'hai vista? - rimandò l'altro, indicandogli il volto.
- Io ho dormito due ore. Sono stato con Matteo in un posto in spiaggia, un lido che organizza serate. Col caldo che faceva ci siamo fatti il bagno alle quattro del mattino.
- Che bella vita che fai, oh - fece una smorfia il riccio.
- Veniteci pure voi, no? Stasera facciamo il bis.
Cesare si avvicinò a tagliarsi un pezzo di crostata che divorò in pochi morsi, sotto lo sguardo perplesso di Manuel.
- Parlace te co' Simone. S'è svegliato scazzato.
- Si ma che è? Non posso lasciarvi soli due secondi, siete una tragedia.

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