2 - PAGA CON L'ONORE O COL SANGUE

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Erin

«Come stai, cara?» Nonna poggia la mano sullo stipite della porta.

Guardo il display del termometro. «Trentasei e nove.» Lo ripongo nel cassetto del comodino.

«Era ora, dopo tre giorni di febbre. Ti va di venire in soggiorno per farmi compagnia?»

«Sì, comunque non preoccuparti, sto bene.»

Alzo il viso, lei non è più sulla soglia. Sospiro. Forse è meglio così, dato che ho detto una bugia. Mi consola la chiusura del pub. Di sicuro Susan e Joe se la staranno spassando al matrimonio della nipote, alla faccia della mia sfiga.

Mi alzo con uno sbuffo. Cavolo, il cellulare è in soggiorno. Devo terminare l'operazione di pulizia. Esco dalla camera e percorro il corridoio, l'ambiente è impregnato dai toni speziati della carne che provengono dalla cucina a vista.

Afferro il telefono sul tavolo del salotto e mi affretto a cancellare gli scatti dai Social. L'ultima cosa che vorrei è che qualcuno mi trovasse.

«Hai sentito cosa ho detto?»

La guardo posare una rivista di musica sul cuscino del divano.

«Ehm, n-no, nonna. Scusa.» Sono troppo sovrappensiero.

«Ho fatto il roastbeef per cena.»

«Fantastico,» le sorrido, «mi andava proprio.»

Si alza dal sofà, e cammina lenta verso i fornelli. Fortuna che la nostra casa è piccolina e tutto è a portata di mano.

«Puoi pensare tu ad apparecchiare?»

«Certo,» ridacchio, «guarda che ho avuto la febbre, non mi sono mica cadute le braccia.»

«La mia nipotina del cuore è una roccia.»

Sono anche l'unica che hai.

Sollevo un angolo della bocca, attenta a non incrociare i suoi occhi.

Dio, mi sembra di impazzire. Vorrei tanto sfogarmi.

Le persone come me sono destinate a bruciare piano, si sbriciolano alla luce del sole, incapaci di rendere partecipi chi amano dei loro guai; di raccontare la verità.

Sbuffo piano. Apro gli sportelli della credenza in legno, prendo l'occorrente per la tavola.

«Erin, sta suonando quel coso

Vengo presa alla sprovvista. Non mi aspettavo alcuna chiamata. Sfilo lo smartphone dalla tasca della felpa. Sul display leggo "Susan".

Ignorala.

Ignorala.

Ignorala.

«Ehi, Sue.» Provo a mostrare un briciolo di entusiasmo, anche se so di essere una pessima bugiarda.

«Erin, come stai?»

«Tutto okay.» L'interrogatorio pre-cena è proprio quello che una persona appena guarita desidera. «Al vostro rientro, sarò carica come sempre.»

«Fantastico. Avrei un favore da chiederti. Potresti passare al locale e vedere se è tutto a posto? Non ci sentiamo sicuri quando siamo fuori città.»

Increspo le labbra, trattengo il respiro per non sbottare in modo aggressivo. Fino a ieri avevo un febbrone da cavallo, per quale ragione non si creano alcuno scrupolo sulle mie condizioni? Non è poi così assurdo immaginare che non sia ancora in piena forma.

«Ci sei?»

Purtroppo sì.

«Andrò a fare un controllo», borbotto.

DIRTY TEMPTATION - ANTEPRIMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora