6 - IN TRAPPOLA

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Erin

Mi guardo intorno. Sfrego le mani sul parka per scaldarmi, tremo per il freddo maledetto. E potrebbe crollare il mondo, ma nulla mi smuoverà da qui, giocare d'anticipo è l'unica mossa che posso permettermi. Chiudo i palmi a cilindro, soffio dentro, il calore del fiato li riscalda sebbene sia insufficiente. L'orologio da polso segna le quattro e cinque, il verme sarà qui a momenti. Devo avere pazienza, per me e per la nonna. Anche se pericolosa, quella presa è la scelta giusta; il vice commissario mi ha creduta, ha capito che sono una vittima e ha fornito chiare disposizioni da seguire.

Mi fido di lui. I suoi uomini sono nascosti tra i container, monitorano la situazione; un'altra unità più corposa attende nei dintorni per intervenire.

Non sono sola. Staremo a vedere se il bastardo mi sfiderà ancora.

Il rombo di una moto riempie il silenzio e mi strappa il respiro. Avanza lentamente. La vernice nera, e lucida, luccica sotto i fasci dei lampioni. Ho il cuore in gola, massaggio le mani. Potrei mostrare cenni di ansia. Devo controllarmi, non posso tradirmi. Le ficco subito in tasca.

Dal fondo della rimessa arrivano altre moto, sono più di una decina, generano un trambusto assordante. Due del mucchio superano gli altri, si posizionano accanto al motociclista in testa; i visi protetti dai caschi integrali, i corpi fasciati da robusti completi neri. Formano un muro compatto, una scia nera nella notte. Uno dei tre in prima linea scende dalla sella e mi raggiunge a passo svelto, vorrei allontanarmi, indietreggiare.

«Sei Erin Sloan?»

Cosa?

È una voce femminile, autoritaria.

Non è certo chi aspettavo.

«Chi vuole saperlo?»

Mi stupisco del mio sangue freddo.

La tipa estrae una pistola da sotto il giubbotto, la tende verso di me, porto le mani in avanti di riflesso.

«Ehi, aspetta...»

«Sei la fottuta Erin Sloan, sì o no?»

Scandisce nome e cognome come se fosse venuta con l'unico scopo di pronunciarli.

«Ascolta, non so chi tu sia ma non sono vostra nemica, e...» Mi aspetto che qualcuno sbuchi allo scoperto per difendermi.

«Cristo, rispondi a ciò che ti ho chiesto!»

Punta quella maledetta canna contro il mio viso. Non so se rispondere potrebbe darle un pretesto per spararmi. Scelgo la verità.

«S-sì... sono io.»

Rizza le spalle e abbassa il braccio.

I poliziotti non intervengono, questo non rientrava negli accordi. Dove cazzo sono?

«Kai!» urla lei, senza voltarmi le spalle.

Un tizio incede con il mezzo a due ruote. Che sia il bastardo? È un supplizio non poterlo individuare in mezzo a tanta gente vestita pressappoco allo stesso modo.

«Portala via.»

Lui annuisce.

«Lasciatemi in pace!» grido.

La donna mi artiglia un polso. Mi tiro indietro, pianto le punte dei piedi sull'asfalto ma vengo strattonata. Le sferro una ginocchiata allo stomaco. Geme, si piega sulle gambe, poggia una mano per terra, l'altra stringe la pistola.

«Prendila!» boccheggia.

Il tipo nerboruto scende dalla moto, mi agguanta, mi trascina sulla sella.

«Fermi!»

DIRTY TEMPTATION - ANTEPRIMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora