Due anni. Sono due anni. Due anni da quando il mio mondo sono diventate quattro pareti d'acciaio. Due anni da quando ho dimenticato la voce di mia madre. Due anni da quando non ricordo più che aspetto abbia il mondo esterno. Il pianeta terra è vasto, è popolato quasi fino all'esplosione dello stesso. Ci sono cinque continenti, isole e oceani, c'è anche gente felice ed io ho dimenticato tutto questo. Ho scordato qualsiasi cosa appartenga a quello che qua dentro chiamano il Mondo del Sole. Non vediamo quell'enorme palla incandescente da quando siamo qua dentro, due anni per me, per gli altri non so.
L'abbigliamento più alla moda che conosco è la canottiera bianca e la camicia da carcerati attorno ai fianchi. Potersi permettere di essere così fiduciosi del proprio corpo è un lusso che non riesco a permettermi. Ovviamente con il cibo razionato che ci mettono a disposizione è impossibile non perdere peso. Penso che la mia mente sia più attraente del mio corpo, ma la maggior parte delle donne qua la pensano diversamente. è abbastanza normale dare più valore ad un corpo che ad una mente, in una prigione: non dico che non ci siano menti attraenti in giro, ma la maggior parte sono solo più focalizzate sull'apparire inquietanti.
Non che abbia parlato con tante donne qui, sono sempre stata in isolamento considerata troppo pericolosa per circolare tranquillamente come molte altre - non so perché, per la verità, non mi sono mai comportata in maniera avventata o sospettosa - ma quelle rarissime volte in cui è capitato ho continuato a ripetermi che era meglio non farlo più.
La verità, comunque, sta nel fatto che io non dovrei essere qui, ma la realtà è che la vita è solo crudele e ingiusta e, maledettamente, non abbiamo altra scelta se non piegarci ad essa. I miei ricordi svaniscono giorno dopo giorno e mi spaventa molto non poterne costruire degli altri. Ma in questa società che non so com'è peggiorata tanto, non c'è molto che sia rimasto davvero corretto. La giustizia viene ottenuta con i soldi ed io sono figlia di una famiglia media, sbandata, che infondo non avrebbe mai combattuto per me - siamo onesti.
Ai miei amici non so se manco, solo una viene talvolta ma niente di serio. Deve godersi la sua vita piuttosto che stare a pensare a me al fresco - e mi sembra giusto. Molti hanno avuto dei piccoli sconti: leggeri periodi di libertà vigilata perché minorenni ma sempre meglio che stare continuamente rinchiusi in una cella senza visione dell'esterno. Io sono stata sbattuta in isolamento fin da subito e senza motivo, quindi non sono cose che mi spettano decisamente. Quando ci penso lo trovo molto frustrante. Agli adulti comunque non sono concessi neanche quei brevi periodi di libertà parziale, ma io non sono nemmeno adulta. Sono terrorizzata dal fatto che fra due anni lo sarò, ma effettivamente conosco qualcuno a cui manca molto poco per raggiungere la maggiore età.
Il Mondo del Sole per tutti noi in isolamento è solo un vecchio ricordo di cui ormai dubitiamo della veridicità. Potremmo solo star delirando e immaginando un pianeta terra inesistente o che non abbiamo mai sperimentato; la teoria che fosse stata tutta una messinscena fin dalla nascita di ognuno è dilagata cella dopo cella il mese scorso. L'ho sentita da due guardie che portano il cibo razionato - so che sembra incredibile, ma anche chi è rinchiuso in isolamento ha il diritto di mangiare.
La porta si apre, controllo l'orologio convinta che si tratti del cibo ma sono le cinque del pomeriggio e normalmente non vedo cibo prima delle diciannove e trenta di sera. Nessuno apre una cella d'isolamento alle cinque del pomeriggio un giorno qualunque. Però qua è normalizzato anche il fatto che tutti coloro che sono in isolamento siano tenuti in catene con una palla al piede alla caviglia, quindi penso che potrebbe accadere qualsiasi - ma proprio qualsiasi - cosa. Non c'è giustizia.
In silenzio guardo con ostilità due guardie che sono irrotte nella mia cella. Hanno i connotati seri, spigolosi, rigidi. Non amichevoli e detesto le persone che non sembrano amichevoli. Mi mordo il labbro sollevando un sopracciglio e squadrando entrambi; le mie orecchie si concentrano sulle urla che vengono dall'esterno ma non mi mostro interessata. Con un cenno quello a destra comanda a quello a sinistra di liberarmi. So che per ottenere grazia non devo mostrare alcun cenno di ribellione: devo stare immobile anche se mi stanno liberando dalla catena.
Dopo due anni con lo stesso pesante anello di ferro attorno alla caviglia non riesco nemmeno a credere di avere ancora la pelle sotto quello strato di metallo. Mi tengo la caviglia, ma non mi alzo dal materasso posto a terra. Li guardo ancora in silenzio. Mi lascio trascinare, mi pongono gentilmente sui miei piedi. Nessuno dei due spiccica parola e così nemmeno io. Mi legano i polsi piuttosto; mi trascinano fuori anche se zoppico per la caviglia che era incatenata fino a sessanta secondi fa. Non mi mettono fretta - corruccio le sopracciglia.
Mi spingono tra la folla del corridoio. Hanno liberato una grande quantità di prigionieri, non solo me. Molti di questi sono spaventati e si ribellano alle prese delle guardie. Io non mi ribello se non è strettamente necessario, in questo momento non lo è. Sono quieta al momento. Sono scalza come tutti gli altri, ma sono la più dignitosa.
Dopo circa trenta minuti ad essere trascinata da un lato all'altro della prigione, passando anche dalla zona maschile, tutti i prigionieri che sono stati prelevati dalle celle come me sono nell'ambiente d'ingresso della prigione. Qui non siamo divisi tra maschi e femmine, quindi potrei anche dare un'occhiata, trovare qualcuno con cui ho parlato almeno un po', ma non c'è neanche una persona che riconosco. Voglio dire, di vista ne conosco alcune - solo femmine, di maschi nessuno - ma sono quelle persone che onestamente non voglio vicine.
è un pessimo lavoro quello che fa quel tizio che è appena entrato con i capelli bianchi come i ricordi dello zucchero filato alle fiere e gli occhi azzurri, ovvero il capo della prigione, che si presenta con la divisa e con quell'aria di fierezza e superbia e superiorità che mi stringono lo stomaco. Viene a fare un discorso davanti alle nostre facce stanche, morte e sciupate dalla vita di prigionieri. Le mie labbra e la mia lingua e palato e intera cavita orale sono così secchi che non riescono a creare saliva neanche continuando ad entrare in contatto strisciando tra loro.
Sembra che finiranno i pasti razionati con il paté di patate create dai paté riscaldati lasciati da chi non aveva terminato il giorno precedente. Finiranno i bicchieri di acqua contati, massimo due per pasto e un tozzo di pane, intero almeno la domenica. Finiranno le mele ammaccate per i prigionieri e le migliori per le guardie carcerarie. Finiranno le ronde di guardia davanti alle porte chiuse delle celle sui corridoi sopraelevati. Finirà il panorama inesistente di quattro mura grigio-blu. Finirà la confinazione costretta ai confini del mondo.
Sembra che verremo deportati da qui, spostati da qualche parte che non ci vogliono dire per comodi che solo loro conoscono. Tutti noi prigionieri siamo stati liberati, indipendentemente se isolati o meno.
Noi siamo lo scarto della società. Siamo quelle persone che tutti evitano e la cui reputazione sarà sempre macchiata. Dovremmo andare via dalla nostra nazione di nascita per essere certi che nessuno sappia la verità su di noi. Ma abbandonare la propria famiglia e la propria vita per sé stessi è egoista e la maggior parte delle volte è difficile. Anche se penso che dopo anni qua nessuno abbia più una vera vita in cui tornare. Non importa se sei innocente, la maggioranza penserà sempre che sei colpevole. Ad esempio me, con la fedina penale ingiustamente sporca. E non solo me.
"Sarà una trovata molto bella e sicuramente voi vi divertirete molto!" esclamò l'uomo con i capelli di zucchero filato.
Roteo gli occhi: cosa potrebbe esserci di divertente per persone come noi là fuori, di punto in bianco. Ma la stanza si annebbia e la gente accanto a me cade a terra incosciente e così pure io.
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L'Isola dei Perduti
Actionintrappolati in un angolo di mondo dopo aver dimenticato tutto il resto che giaceva sulla terra, quando sembrava che non ci fosse speranza per loro adesso possono immaginare di essere reintegrati nella società. Si chiedono però se è tutto così facil...