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La mia visione è sfocata. Sento granelli di sabbia sotto la mia guancia e odore salino. Tutti i muscoli si sentono atrofizzati, tirano e sono stanchi. è la stessa sensazione di avere sonno dopo una bella dormita. Sento la brezza marina avvolgermi il corpo, tutto il corpo e troppo chiaramente. In ritardo mi accorgo che sono quasi completamente nuda. A parte l'intimo e dei pantaloncini non ho nulla addosso; i granelli di sabbia faticano a scivolare giù dalla mia pelle. Il sole mi picchia duramente la testa, ma mi riscalda.

Cerco di tirarmi sui miei piedi, sorrido pensando di essere felice di vedere qualcosa che non siano quattro mura metalliche. Ho fame e ho sete e noto uno zaino non troppo lontano da me. Non vedo nessun altro, la prima cosa che posso pensare è di essere da sola. Cerco di correre ma non riesco, i muscoli sono doloranti. Raggiungo lo zaino e lo apro: quattro bottiglie di acqua, una corda, un coltello, un panino e una coperta. Vestiti? No. Se non fossi da sola dovrei incontrare qualcuno completamente mezza nuda e quello che sopporto ancora meno è che se l'aria dovesse farsi fredda una coperta non sarebbe abbastanza a ripararmi.

Richiudo lo zaino, non avendo idea di cosa fare. Provo a passarmi una mano tra i capelli ma sono troppo annodati. Persino respirare in questo momento è stancante e mi nausea. I polmoni cedono alla fine di ogni respiro. Sento il mio stomaco stringersi al nulla dalla fame che mi prende terribilmente forte. Mi mordo il labbro e mi carico lo zaino sulle spalle. Non ho altra scelta che chiedermi dove sono andati a finire tutti gli altri prigionieri che questa mattina o ieri erano con me nell'ingresso della prigione, tutto questo è così spaventoso che non voglio neanche concentrarmici troppo.

Il primo pensiero dopo circa trenta minuti di viaggetto sul bagnasciuga alla ricerca di qualche segno o persona è che non c'è niente oltre me e il mare. Sarebbe un bel luogo e sarebbe anche rilassante se solo non fosse una situazione ansiogena, su un'isola deserta sconosciuta in mezzo al niente dopo avermi illuso per un paio di minuti di poter tornare nel mondo. La società umana è un ricordo che inizio a confondere per un sogno. Troppo tempo in una cella d'isolamento mi ha fatto dimenticare della possibilità di avere una vita sociale.

Non ho parlato con qualcuno per quasi due anni, due parole al giorno e i discorsi lunghi ore chiusi nella mia mente non possono valere come conversazioni. Neanche il consueto ringraziamento alle guardie che mi portavano il cibo ogni giorno è considerabile conversazione. Ma ora, su quest'isola deserta, parlare con il sole, litigare con il mare e urlare dietro ai granelli di sabbia che vola, potrebbero diventare il culmine della mia socialità. Lo alternerò alle conversazioni con me e alle parole letteralmente pronunciate alle mura della mia cella, quello era davvero patetico.

Tuttavia ci sono tante altre cose da fare per la sopravvivenza che non avrei nemmeno il tempo di fermarmi un po' sotto il sole e abbronzarmi. La prima cosa che voglio fare è accertarmi di essere sola o almeno sperare di trovare qualcuno. Non vorrei andare alla scoperta dell'isola completamente da sola ma se non ho altra scelta allora è ciò che farò. Prima necessito di conferme.

E proprio quella certezza di essere da sola svanisce davanti alla vista di qualcosa di vagamente famigliare di fronte a me più avanti sempre sulla spiaggia. Corro verso la cosa, ma non è un oggetto bensì una persona. Egli è ancora incosciente ma sono certa non sia morto, non avrebbe senso. Lo afferro dalle spalle, lo scuoto, lo chiamo ma non c'è niente da fare. Come me è a petto nudo con dei pantaloni fino alle ginocchia e uno zaino poco lontano da lui. Mi mordo il labbro pensando a come poterlo svegliare, così lo trascino fino all'acqua.

Immergo la testa nel mare: dovrebbe non riuscire a respirare e riprendersi così ed effettivamente tossisce e lo tiro di nuovo su. Non voglio certo ucciderlo annegandolo anzi, solo che la sfortuna vuole che sia un ragazzo e che io non abbia una maglietta. Siamo nelle stesse identiche condizioni tuttavia e appena si sarà definitivamente ripreso avrò anche un controllo in più sulla situazione. Intanto è seduto sul bagnasciuga con le onde che gli inzuppano i pantaloni a tossire, mi sta anche dando le spalle e mi godo gli ultimi momenti di 'privacy' prima che arrivi l'imbarazzo appena si girerà.

L'Isola dei PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora