due

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Ormai è notte inoltrata e, dopo aver ceduto la mia coperta a Jackson per sdebitarmi della maglietta, abbiamo solo camminato. Sono ore che lasciamo impronte sulla sabbia ma niente di niente ci si presenta davanti. Piuttosto ora vedo che la spiaggia finisce poco più in là: c'è una scogliera e dovremmo scalare la parete rocciosa per continuare, ma nessuno dei due è nelle condizioni di farlo, né sa farlo. Mi getto sulla sabbia sconsolata, Jackson fa la stessa cosa, ma si sdraia a differenza di me che mi sono inginocchiata soltanto. è spontanea la domanda su cosa dovremmo fare a questo punto.

Jackson ha gli occhi chiusi, evidentemente vuole soltanto dormire ed effettivamente anch'io ma non so quanto sia raccomandabile non avere nessuno di guardia. Non mi resta altra scelta che restare sveglia, lui sembra già in un'altra dimensione. Non soffro molto il sonno, ma evidentemente lui si. L'aria è fredda ma che altro posso fare se non sopportare, la coperta è troppo piccola per entrambi e sarebbe ancora più imbarazzante condividerla. La situazione è già tragica e incomprensibile così com'è per peggiorarla.

Guardo il mare non arrendersi mai sulla riva, continua a provare ad aggrapparsi alla terra asciutta ma fallendo, lo sa anche lui ma non demorde. Anch'io sono così, non accetto la realtà spesso, continuo ad aggrapparmi a qualcosa d'impossibile alla quale ho deciso di credere a costo di risultare stupida. Ma fallisco nel dimostrare che non sono sciocca, ovviamente è impossibile ma non demordo. è un ragionamento strano.

Jackson si risveglia dopo circa un'ora da quando era svenuto dal sonno. Continua a stare avvolto nella coperta e guarda anche lui il mare come me. Le stelle sono ben visibili e i nostri respiri si confondono con l'aria.

"Appena si farà luce dovremo andare ad esplorare la foresta." dico, ma nessuna risposta.

Sebbene sia fisicamente sveglio è chiaro che il suo cervello è altrove. A lui tutta questa situazione non preoccupa neanche un po', io invece penso troppo. Lui ha sempre voluto ritrovarsi su un'isola deserta lontano da ogni pensiero e ora eccoci qua, poi dopo due anni di prigione ci sta anche. Ma io volevo tornare tra gli uomini senza paura di essere giudicata, lui e il giudizio però non vanno molto d'accordo. Abbasso gli occhi sulla sabbia, filtra tra le mie dita dei piedi e guardo i granelli scivolare sorridendo.

"è tutto così bello qui." commenta, ma probabilmente non sta parlando con me.

"è ciò che hai sempre voluto." ribatto.

Torna il silenzio. è impossibile avere una conversazione con lui che vada oltre le due battute.

"Dobbiamo trovare gli altri, sono sicura che non siamo soli." continuo io.

"Io spero di sì." sorride in modo contorto. "dovresti sapere quanto amo stare solo. So che tu apprezzi la sincerità, quindi sarò sincero, non vorrei neanche te in questo momento."

"è normale, non abbiamo mai neanche parlato così tanto."

Non siamo mai stati particolarmente vicini, faticavo anche a definirlo amico. Eppure ci siamo sempre trovati abbastanza bene, nessun sentimento negativo, neanche qualcosa di eccessivamente positivo. Non parlavamo quasi mai e ogni cosa che so di lui - fin troppo e più di quanto lui immagini - non la dovrei sapere. E se lui scoprisse che io so potrebbe arrabbiarsi con me sebbene non sia mia la colpa.

"Ti penti mai di qualcosa che hai fatto o non fatto?" chiedo fingendo innocenza.

è sempre stata una domanda che volevo porgli e ora non ho esitato a porla. Abbassa il viso, capisco che sta pensando a qualcosa ma è talmente indicibile che non riesco neppure ad ipotizzare. Nella sua mente ci saranno così tanti pensieri o ricordi che se anche volesse rispondere non saprebbe a quale riferirsi. Aspetto ugualmente una risposta, come le onde che continuano ad abbattersi verso di noi, non demordo.

L'Isola dei PerdutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora