"Qui potranno anche non costringerti a mangiare un piatto intero, ma credi davvero di poter tornare a casa senza aver fatto alcun progresso?" Esclamò Alex alla vista di Amelia, che fissava il suo piatto e giocherellava con il cibo al suo interno senza effettivamente aver fatto nemmeno un boccone. Il ragazzo la aveva osservata tanto durante la sua prima settimana, notando degli aspetti di lei che non tutti avevano colto. Ma, d'altronde, lui era sempre stato così: la sua specialità era osservare, captare, capire, per poi confrontare la persona e parlare di ciò che aveva dedotto dai suoi comportamenti. E così aveva fatto con la nuova arrivata: l'aveva inquadrata.
Il modo in cui nervosamente intrecciava l'indice tra i suoi capelli, ogni volta che veniva interpellata o anche solo nominata durante una conversazione, fu una delle prime cose che notò. Accompagnato dal suo mangiarsi le unghie distrattamente nei momenti di pausa, in cui sembrava estraniarsi dalla vita terrena, fino ad arrivare alla carne. Notò anche che non riusciva a stare ferma dopo un certo periodo di tempo, di pochi minuti, e che doveva per forza fare qualcosa, che fosse battere il piede per terra o grattare freneticamente una parte a caso del suo corpo.
Sorrideva al pensiero che quelle, come anche altre cose che aveva contemplato, fossero le stesse caratteristiche che aveva sin da subito riconosciuto in Christian quando era appena arrivato e aveva conosciuto il muto di Bergamo, come tutti lo chiamavano. Nonostante sapesse che i due non erano affetti dallo stesso tipo di disturbo, sembravano essere tormentati dagli stessi pensieri e impulsi: si comportavano come due gocce d'acqua in situazioni di stress, e reagivano in modo esagerato agli avvenimenti di tutti i giorni, uno per eccesso e uno per difetto. Una persona che non li avesse conosciuti avrebbe potuto benissimo anche pensare che fossero parenti, fratelli, per quanto fossero simili ma allo stesso tempo estremamente diversi.
"Non ti sto simpatico, vero?" Quando Alex non ricevette alcuna risposta, decise di porre una seconda domanda ad Amelia, che sbuffò rumorosamente lasciando cadere la forchetta sul piatto. Il castano ridacchiò, mettendo in bocca un boccone di pasta al sugo, che mandò giù apparentemente senza problemi, nonostante la fatica che in realtà stesse provando nel fare il forte davanti alla ragazza. Lo aveva sempre fatto con tutti quelli che arrivavano dopo di lui: prima li prendeva in giro, rispondendo male e comportandosi in modo altezzoso, solo dopo aver confuso un po' le loro idee faceva vedere il suo vero carattere, diventando quasi sempre amico di tutti.
"Hai mai pensato di fare il cartomante? Oppure il supereroe visto che leggi nella mente delle persone." Il sarcasmo di Amelia provocò una forte risata sincera da parte del ragazzo. Davanti a quella scena anche la nuova arrivata accennò un sorriso, mentre sorseggiava un po' d'acqua. Guardava ancora il suo piatto come se fosse pieno di insetti e erbe velenose, come se quel cibo potesse farle solo male e quindi la risposta giusta era evitarlo, continuando a bere per placare la fame che ogni tanto si faceva largo nel suo corpo. Era consapevole del fatto che lo sfacciato davanti a lei avesse ragione, ma non glielo avrebbe mai fatto sapere, nemmeno sotto tortura; inoltre non aveva alcuna intenzione di assaporare quel cibo, perché aveva paura di non poterne poi farne a meno e poi prendere peso in modo smisurato, mandando a puttane tutti i sacrifici che aveva fatto.
"Sei simpatica, mi piace." Le parole di Alex fecero sorridere nuovamente la mora, provocando sulla sua pelle lattea due chiazze tendenti al rosa. Odiava quell'aspetto di sé stessa: era convinta che fosse ridicolo arrossire e imbarazzarsi per ogni cosa che le succedesse o le venisse detta, eppure non sembrava riuscire a fermare quella reazione spontanea che aveva il suo corpo. Non sentiva nessun tipo di simpatia o attrazione verso il castano, era qualcosa che le succedeva con tutti, anche con chi sarebbe stato meglio se non fosse mai successo.
Amelia stava per aprire la bocca e controbattere, ricordando al ragazzo il modo in cui le aveva parlato poco prima, pronta a fargli una delle sue ramanzine basate sul fastidioso perbenismo che la caratterizzava, ma la bocca le si chiuse in pochi secondi. Ciò accadde quando Christian fece il suo ingresso nella sala da pranzo, con in mano un piatto della stessa pasta al sugo che stavano mangiando i due conoscenti. Fu impossibile per la ragazza non fissare il moro insistentemente, con una piccola speranza che potesse girarsi e salutarla. Non parlavano da soli dal primo giorno e, nonostante lo avesse sentito parlare quando erano tutti in gruppo, sentiva la necessità di avere un confronto diretto con lui.
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Candida. |Christian Stefanelli
FanfictionA catturare subito la sua attenzione fu un ragazzo alto, non troppo magro ma evidentemente sottopeso. I capelli scuri e ricci, non troppo lunghi, ricadevano sulla sua fronte e i suoi occhi sembravano essere contornati da un filo di matita nera. Il s...