Capitolo 4

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Kyle

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Kyle

L'avevo immaginato tante di quelle volte che ora che si era palesato davanti ai miei occhi non riuscivo a crederci. Forse era solo un sogno, quei sogni così reali da volerci rimanere intrappolati per l'eternità, morirci dentro lentamente, sai che è un sogno ma non vuoi svegliarti.

Mi sentivo così ora, ne volevo ancora, ne avevo bisogno, necessitavo di avere ancora la sua pelle bollente sotto le mie mani, accarezzare ogni curva, contare le sue vertebre una ad una, inspirare il suo dolce profumo, perdermi nella sua carne e ritrovarmi ancora e ancora. Di certo questo era uno dei tanti modi in cui la volevo ma era l'unico modo in cui potevo averla per davvero.

Ormai ne ero consapevole, non si sarebbe mai innamorata di me, c'era stato un periodo in cui lo avevo sperato così tanto da farmi venire l'emicrania a furia di immaginare una realtà inesistente, ma poi un giorno la mia parte razionale mi svegliò da quel sogno che sembrava non finire più.

Nonostante era solo una mia fantasia in quel periodo ero stato davvero bene, far finta di vivere in un universo parallelo dove io potevo averla tutta per me mi rendeva  sereno, solo che la mia testa a fine giornata mi chiedeva di riposare.

Il dolore lancinante che colpiva ripetutamente e violentemente contro la mia fronte come un martello pneumatico mi ricordava che tutto ciò stava nuocendo alla mia salute, il non dormire per rimanere sveglio a immaginarla accanto a me, i pasti saltati per l'euforia di poterla avere realmente nella mia vita un giorno, le ore intere ad ascoltarla parlare mentre mettevo a tacere le esigenze del mio corpo e della mia mente che mi chiedevano di rallentare.

Ma non le davo ascolto, perché quello era l'unico modo che riusciva a farmi sentire il desiderio prendere forma nella mia vita.

Era solo un illusione, una fantastica illusione che mi ha portato a fare i conti con la mia salute mentale e fisica per parecchio tempo.

Tuttavia non mi ero mai pentito, anzi, lo avrei rifatto mille volte, preferivo essere felice in un universo parallelo che vivere la tangibilità della vita che mi trascinava in una lunga agonia di dolori e dispiaceri ogni giorno. 

Il timer del microonde iniziò a suonare avvisandomi che il cibo era pronto. Aprii lo sportello e tirai fuori il piatto con uno strofinaccio per non scottarmi con la ceramica bollente del piatto.

<<E' pronto?>> proprio in quel momento Nemesi entrò in cucina. <<Si, siediti>> con la mano libera presi una forchetta dalla dispensa che posai insieme al piatto sul marmo liscio della penisola di fronte a Nemesi che aveva preso posto sullo sgabello.

Si era infilata un pantaloncino del pigiama e una felpa arancione larga che se non sbaglio l'avevo vista addosso a Jacob qualche giorno fa. Era così bella mentre mangiava con le gote arrosate, il suo viso sembrava quello di una bambina piccola e indifesa ed io non volevo far altro che tenerla tra le mie braccia nasconderla da tutti e tutto.

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