Capitolo 9

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Kyle

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Kyle

Nemesi
ormai mi aveva avvelenato, era bastato calarmi nelle sue perversioni per perdere la cognizione del tempo, una sola confessione per dimenticarmi la via di casa.

Non riuscivo ancora a capire come avessi fatto a innamorarmi, a come un ragazzino di otto anni riuscisse a scorgere due occhi diamanti, i suoi occhi diamanti tra mille sguardi diversi ma tutti uguali.

Mi ero innamorato di una bambina delicata quanto fragile, invece di crescere e imparare a divertirmi come facevano gli adolescenti, avevo imparato a contare le sue perfezioni ed ammirare le sue imperfezioni.

L'avevo vista crescere in un angolino in disparte dal mondo, mentre perdeva la purezza e cancellava la dolcezza dai suoi occhi.

Ed io ci stavo male, ci stavo male da morire.

Tuttavia ne ero innamorato, mi ero innamorato anche del suo cuore di pietra.

il mio amore invece di scappare via dalla nuova Nemesi ne era rimasto folgorato.

Mi chiedevo spesso se fosse amore o ossessione. Avevo cercato risposte altrove, in altre ragazze, avevo tentato di provare qualcosa, qualsiasi cosa che si avvicinasse al sentimento che provavo per lei, ma non era accaduto un cazzo.

Sentivo un rigetto a qualsiasi ragazza provasse a scalfire il mio cuore.

Ciò che le avevo detto il giorno prima in auto era vero, mi sentivo un traditore ogni volta che affondavo in un corpo che non era il suo.

Sentivo di appartenerle come se la mia anima fosse marchiata con la sua, con il suo nome scritto con fiamme incandescenti, che invece di bruciarmi vivo accendeva in me una voglia matta di amarla ancora di più e averla vicina tutta per me.

Nemesi
era l'amore crudo senza nessun tipo di filtro o barriere, mi innondava di incertezze e poi me ne regalava delle nuove.

Stravolgeva tutte le mie convinzioni e mi rimetteva in discussione con me stesso di continuo.

Mi cancellava i piani e mi faceva vivere di attimi.

Nemesi
era imprevedibile, il suo carattere volubile, la sua personalità forte capace di mettere in ombra chiunque e la sua testardaggine estenuante, non erano altro che dei cavi elettrici che mi tenevano in vita.

Non era amore, era molto più dell'amore. La sicurezza che trovavo in lei mi terrorizzava.

Mi ero sempre sentito strano per come amavo, con il tempo poi avevo imparato a capire che ognuno viveva l'amore a modo suo, ed io e Nemesi senz'altro avevamo scelto il modo più complicato e semplice allo stesso tempo.

Lei mi amava con tanta facilità, mi toccava e mi guardava, come se fossi suo ogni volta che voleva, e in effetti era così.

Io l'amavo nel modo più difficile, toccarla o anche solo guardarla per me valeva a dire lasciarmi avvolgere da tutte le sue ombre.

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