Capitolo 10

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Nemesi

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Nemesi





29 ottobre 2015




<<Papà! Papà! Finalmente sono riuscita a prendere un bel voto in matematica>> entrai nello studio di mio padre saltellando e sventolando in aria il foglio della verifica per mostrargli il vota.

Era il mio primo anno di liceo e nonostante la scuola fosse iniziata da poco, il professore di matematica ci aveva assegnato già due verifiche. La prima verifica era andata malissimo, ma avevo promesso a Jacob che alla seconda mi sarei impegnata di più così da mostrarlo anche a nostro padre.

<<Scusami Nemesi ma non ho tempo>> replicò risoluto mio padre, con lo sguardo immerso nello schermo del suo laptop.

<<Ma papà ho->> alzai il foglio per mostrarglielo ma venni interrotta.

<<Fa vedere>> sbottò spazientito.

Sembrò seccato dalla mia presenza, tanto che mi strappò in malo modo il foglio da mano per sbarazzarsi al più presto di me.

In cima al foglio c'era una B+ calcata in rosso. Quando mio padre la notò si voltò verso di me con un cipiglio severo sul volto.

Mi pietrificai, l'espressione che gli contornava il viso non prometteva nulla di buono.

<<Ti rendi conto che questo è un voto di merda?>> il suo tono brusco mi fece sussultare dallo spavento. <<La prossima volta che mi interrompi mentre lavoro fa che ne valga davvero la pena>>

Ingoiai le sue parole pungenti e non replicai, non riuscii a pronunciare una singola parola. I miei occhi si inumidirono di lacrime silenziose che scesero copiose sul mio viso.

<<Nemesi non fare la lagna. Asciugati subito quelle lacrime!>> mi redarguì. <<Le lacrime di coccodrillo non fanno pena a nessuno e tu non puoi permetterti di piangere>> mi ammonì, riportando di nuovo la sua attenzione al computer.

Mi sentii terribilmente umiliata dal mio stesso dolore, umiliata dai miei pensieri.

Forse era vero quello che aveva detto mio padre, il modo in cui mi aveva fatto sentire, stavo enfatizzando il mio dolore con uno stupido pianto.

Eppure nonostante fossero soltanto "lacrime da coccodrillo", continuai a sentire il dolore lacerante al petto che mi mozzava il respiro senza darmi tregua.

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