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Ritardo.
Ritardo.
Ritardo.

Era ormai il terzo giorno di ritardo che Jeongin faceva dopo la sua terza settimana di stage.

Lavorava in un piccolo negozio di meccanica, vicino al centro di Seoul. Quello era il suo terzo anno di scuola superiore, anche se faceva da feto nel campo di lavoro.

-Eccomi!- esclamò il ragazzo davanti alla porta in alluminio dell'officina, con la sua tipica laccatura grigia splendente.

-Jeongin! Eccoti!- esclamò uno dei suoi colleghi di lavoro, Yongbok.

Il suo datore di lavoro invece era un certo Hwang, con anche un certo figlio, da un certo fascino -secondo l'opinione di Yongbok-.

Il signore non si preoccupava dei ritardi del ragazzo, anzi, sapeva che ciò era causato dal tremendo traffico mattutino che prendeva piede all'interno della capitale della Corea del Sud.

-Yongbok! Portami il file di assemblaggio del motore!- sentì urlare da Minho mentre entrava nell'officina e andava alla ricerca del suo tutore.

Seungmin.

-Minho! Seungmin dov'è?- chiese Jeongin raggiungendo il ragazzo sporco completamente di carbone e scarti del carburante delle auto.

-Non te l'ha detto il signor Hwang? Seungmin è stato spostato nella sede a Gimpo, avrai un altro tutore.- spiegò il moro mentre si passava un asciugamano umido sulle braccia scoperte dalla canotta che portava.

-Dovrebbe arrivare a momenti.- fece il suo ingresso Hyunjin, -il figlio del signor Hwang- all'interno dell'officina, stirando con le mani il maglioncino che portava.

-Oh, Hyunjin Hyung!- esclamò l'australiano inchinandosi. Eppure è stato l'unico a farlo.

Minho era più grande del nominato ed era anche il suo migliore amico.

Jeongin era un suo amico di vecchia data, che col tempo è diventato il suo migliore amico.

E Yongbok era Yongbok. Nonostante Hyunjin gli avesse ripetuto di non doversi inchinare quando parlavano tra di loro o anche si incontravano. La piccola testa di rapa però era innamorata persa di lui per fare caso a quelle parole.

-Officina del signor Hwang?- sentirono una voce estranea e si girarono insieme i quattro ragazzi. Scorsero davanti alla porta un ragazzo alto un metro e troppo (come Jeongin diceva) con un sorriso e due spalla larghe a fargli compagnia.

Esatto, le sue spalle.
Le spalle erano ciò che distinguevano il suo corpo dal suo viso che ricordava un 18enne. Era in un completo set nero, composto da una t-shirt con sotto una maglia termica e dei pantaloncini del medesimo colore scuro, insieme a delle ginocchiere.

-Sì. Christopher Bang?- chiese Hyunjin facendosi avanti e porgendo la mano al ragazzo, che strinse. Eppure in tutto ciò, Hyunjin era più alto di quel ragazzo.

-Jeongin, il tuo tutore.- si fece da parte Hyunjin indicando quel ragazzo dalle spalle troppo larghe.

-Ciao Jeongin.- sorrise Bang Chan al nominato mentre lasciava che i suoi occhi si chiudessero e una piccola fossetta si facesse largo vicino alle sue labbra piegate.

Shimkoong.

Era ciò che Jeongin in quel momento non voleva spiegare sprecando fiato in una frase, ma volendo ridurre il tutto in una semplice ma significante parola.

Shimkoong, una semplice esclamazione coreana per intendere che il proprio cuore stava battendo all'impazzita. Jeongin però era sicuro che quella parola avrebbe fatto parte del suo dizionario quotidiano, insieme alle altre cinque imprecazioni che usava quando un cliente gli continuava a raccontare i dettagli più insensati della propria auto.

! 𝓢𝓱𝓲𝓶𝓴𝓸𝓸𝓷𝓰 ¡ - 𝓒𝓱𝓪𝓷𝓙𝓮𝓸𝓷𝓰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora