•capitolo cinque•
Calum la fissò, in silenzio.
Lei neanche osò aprir bocca, le sembrava già troppo aver pronunciato il suo nome.
Dopo qualche minuto di logorante silenzio per entrambi Calum si incamminò, come se nulla fosse, per uno di quei stretti sentieri del bosco in cui erano capitati, lasciando Jessica più che sconcertata.
«Dove stai andando!» urlò.
Calum si fermò per qualche istante per poi continuare a camminare silenziosamente.
«Perché non mi rispondi? Se siamo qua è solo colpa tua, i miei si staranno preoccupando!» lo aggredì nuovamente la ragazza, che presa da un attacco di rabbia aveva iniziato ad inseguirlo con passo spedito. Lo raggiunse subito, impedendogli il passaggio e bloccandogli completamente il campo visivo.
«Ciao Jessica.» rispose Calum in tono pacato.
«Mi spieghi a che gioco stai giocando?»
«Non credo di star giocando a nessun gioco, Jessica.»
«Perché non mi ascolti? Voglio sapere come mai siamo qui.»
La pelle del viso pallido di Calum sembrava starsi quasi sciupando sotto la potente luce del sole e Jessica non avrebbe voluto altro che salvarla e custodirla per sempre in un luogo protetto.
«Se non sbaglio sei tu quella che mi ha seguita fino a qui.» commentò il ragazzo
«E tu colui che mi ha rapita portandomi nel cuore di questo bosco di merda.» ribatté Jessica a sua volta.
«Stai calma, sono qui e non credo abbiano voglia di sentirsi prendere in giro da una ragazzina con la parrucca viola che si mette a inseguire persone a caso.»
Entrambi ripreso a camminare.
Nessuno dei due aveva la forza di sostenere un dibattito con l'altro è il silenzio e la desolazione di quel posto non li mettevano a proprio agio.
«Posso sapere perché siamo qui e chi sono "loro"?» si decise a chiedere Jessica dopo un po'.
«No.»
Superarono un piccolo albero caduto e in breve si ritrovarono in città, esattamente dalla parte opposta della via nella quale il bosco iniziava.
Guardarono il via vai continuo delle macchine di fronte a loro per qualche minuto. Jessica non ricordava di aver mai visto o provato qualcosa di simile. Nel suo corpo erano ancora vive la paura e la curiosità, e quelle macchine che sfrecciavano così perfettamente davanti a loro, loro che erano così perfettamente vicini...
Calum si mosse e rapidamente andò a sedersi su una panchina a lato della strada; la ragazza lo raggiunse subito dopo.
«Come mai mi hai seguito?» chiese Calum a Jessica. «Volevo sapere perché avessi iniziato ad essere simpatico con me.» rispose. Immediatamente internamente si morse subito le guance e la lingua dall'imbarazzo, incredula del fatto che avesse davvero detto ciò che stava pensando.
«Cioè, ehm, non mi sono spiegata...»
«Ti sei spiegata meglio di quanto tu possa immaginare» disse Calum «E non mi stupisco per questa tua curiosità, piuttosto mi stupisco della tua decisione di stalkerarmi per scoprirne il perché.»
Restarono in silenzio ad osservare le macchine veloci davanti a loro, mentre una volava con la mente nei mille pensieri che la distraevano da tutto il resto, e l'altro con lo sguardo impassibile.
STAI LEGGENDO
Impracticable.
Romansa“Lei era strana. Lui era popolare. Ciò che cercavano di realizzare era impraticabile.„