8. A pranzo da mamma

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Il tepore di una coperta le si posava su tutto il corpo. Deianira non sapeva dove fosse, ma non le importava, perché ci stava davvero bene. Prendeva coscienza di avere un cuscino sotto la testa, morbido e che profumava di menta.

Che strano aroma per un cuscino! Pensò intorpidita.

Anche il suo corpo era adagiato su una superficie morbida. Un letto? Un divano?

Si sentiva troppo stanca per aprire gli occhi e aveva la consapevolezza di essere al sicuro. Non aprì gli occhi e si abbandonò ancora a quella sensazione di benessere in cui il suo cuore sguazzava senza ritegno.

Buio.

Non dormiva così serena da... Da quando? Da quando era morto Clarence? No. Prima? Sì, da quando era piccola. Da quando aveva scoperto che suo padre non era morto, ma era solo scappato. Da lei.

«Ehi, Nira...» una voce leggera come un soffio.

Suo padre era scappato il giorno in cui era nata. Non sapeva neanche che faccia avesse, sua madre aveva bruciato le foto per cancellare ogni legame con lui e lei non aveva mai sentito la necessità di cercarlo.

«Nira...» ancora quella voce che la chiamava dolcemente.

Delle dita delicate le stringevano la mano.

Schiuse lentamente gli occhi.

La luce era bassa e non riconosceva la stanza in cui si trovava, ma vide che a tenergli la mano era una figura familiare e rassicurante.

«Gabe...» gracchiò con la bocca secca.

Un sospiro di sollievo sfuggì dalle labbra del ragazzo, che sorrise e le porse un bicchiere d'acqua.

«Tieni, devi essere disidratata.» l'aiutò a sedersi e a bere.

Deianira riconobbe la stanza, era il salotto di Gabe.

Perché sono qui? Perché sono stata priva di...

Poi ricordò. Fu come se un camion la investisse e si lasciò cadere di nuovo sul divano.

Gabe le portò un altro bicchiere d'acqua.

«Grazie...» sospirò lei sedendosi e prendendolo «Anche per avermi portata qui.» bevve tutto in un sorso «La tua macchina?»

Lo sguardo del medium si fece sofferente.

«Il carrozziere mi farà avere il preventivo domani.»

Deianira lo fissò qualche momento, poi gli posò una mano sulla spalla.

«Ti rimborserò io i lavori che dovrai fare al tuo bolide.»

Lui sorrise, gli occhi luminosi.

«Non ce n'è bisogno, non l'hai mica distrutta tu!»

Deianira scosse il capo.

«Non è stato un incidente. Mi hai accompagnato a fare delle indagini e qualcuno non voleva che le facessimo.»

Gabriel sospirò.

«Mentre eri priva di sensi ho telefonato alla detective Brume, per capire se sapeva le stesse cose che abbiamo scoperto noi e...» scrollò il capo, come a scacciare un pensiero «Lei non vede le pagine. Ai suoi occhi restano bianche. Deve esserci qualcuno che ha incantato le informazioni, anche se non mi spiego perché le vediamo solo noi.»

«Quindi ho ragione.» annuì lei alzandosi in piedi in fretta e barcollando. Gabe la sostenne.

«Stai seduta un po', sei stata svenuta per quattro ore.»

Askylum - Il faro delle stregheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora