17 Maggio 2014

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8. Buona compagnia

Nella casa degli Orrori

Marlene si guardò allo specchio e decise che sì, doveva cambiarsi.

Per la terza volta.

Quei pantaloni le segnavano troppo le cosce, il bottone sopra la pancia la faceva sembrare con qualche chilo di troppo e l'abbassavano.

Alla fine prese un vestito sui toni del blu scuro, le segnava il punto vita e cadeva morbido sulle gambe snellendo la sua figura più di quanto fosse necessario.

Si vestiva per andare in sala da pranzo, quella sera ci sarebbero state solo lei e sua madre.

Eltanin McKinnon era stata in viaggio di lavoro per mesi, affari diplomatici. Per quel motivo Marlene era decisa a presentarsi al meglio.

Era raro che ci fossero momenti solo tra lei e la madre, nessun'altro tra loro.

Non che non volesse gli altri, solo che a volte sentiva la mancanza dei tipici momenti madre e figlia.

Vi erano giorni in cui Mary mancava da scuola, accadeva quando la madre tornava da uno dei suoi lavori all'estero e voleva passare tempo con lei.

Pomeriggi in cui Lily non usciva con loro perché aveva già promesso alla madre che sarebbe andata con lei in qualche negozio.

James, anche se lo negava, passava volentieri il tempo con la madre, anche se poi finiva a lamentarsi di un loro bisticcio.

Marlene non aveva mai provato invidia prima di capire che il rapporto con sua madre era inesistente, iniziò a rendersene conto, e a volerlo e cercarlo.

L'orologio rintoccò.

Le sette e mezza.

Frenò l'euforia e scese le scale con calma, passi aggraziati e contenuti.

«Mamma.», non poté evitare il sorriso che prese forma sulle sue labbra. La Signora McKinnon teneva i capelli corvini tinti raccolti in un acconciatura alta, fine.

«Marlene, tesoro.», non l'abbracciò.

Tenendole la mano destra le diede due baci sulla guancia.
Un saluto elegante e distaccato.

Cercò di non rimanere delusa, infondo sua madre si era sempre comportata così. Lei è fatta così, si disse.

E andava bene, sapeva che non tutti fossero uguali perciò si ricordò che per avere un qualsiasi rapporto con lei, un minimo, si sarebbe dovuta adattare.

«Siediti.», le indicò il posto al canto al suo. La madre sedeva a capotavaola. «Ti vedo più piena.», cercò il termine adatto. «Fai ancora danza classica, cara?»

Mosse la chioma bionda in un cenno d'assenso. «Tre giorni a settimana.»

«Alla vostra età è importante fare sport, non credi sia meglio aggiungere qualche giorno? Parlerò con la tua allenatrice.», sminuzzò il cibo senza ringraziare la cameriera che glielo aveva portato.

«Certo.», accordò. Danza classica non le dispiaceva e forse aveva bisogno di qualche lezione aggiuntiva, non era delicata come alcune sue compagne.

«Sai, sono stata in Cina per tre giorni. Non hai idea di come siano magri lì! La loro dieta è a base di riso e pesce, dovremmo provare.»

«Com'è andato il viaggio?», chiese alla madre dopo aver ringraziato la cameriera per averle riempito il piatto.

«Interessante. Nuove culture, nuovi modi di fare e nuove persone. Finalmente un cambio d'aria.», sorseggiò del vino bianco. «Tu? Sei poi uscita con il figlio dei Rosier?»

Marlene sentii il sangue congelarsi, non voleva parlare di quello. «Sì ma non credo ci uscirò ancora.»

«E perché mai non dovresti?», cercò di far incontrare i loro occhi ma sua figlia non sembrava intenzionata ad alzare i suoi dal piatto.

«Non è molto simpatico.», non aggiunse altro.

Poggiò il bicchiere contente il vino. «Non dove essere simpatico, Marlene. Avessi avuto io la possibilità di stare con un Rosier, ai tuoi tempi.», la rimproverò. «Non vorrai mangiarlo tutto?», si riferì alla prima portata.

Marlene lasciò cadere la forchetta e si passò le mani sul vestito, un mero tentativo di tenerle impegnate. «No.», ovviamente.

«Mi era quasi preso un colpo, è tantissimo. Dovrei parlare con le cameriere, non ricordo che fossero così grandi le porzioni servite.», si guardò le mani smaltate di nero. «Oggi ho saputo che, anche durante il liceo, sarai in classe con il figlio dei Potter.»

La ragazza annuì. «Siamo più o meno nella stessa classe delle medie.»

«Vedi, tesoro, volevo parlarti di queste tue presunte amicizie.», tamburellò le dita sul tavolo in legno pregiato. «Domenica ci sarà una cena di beneficenza e, purtroppo, anche i Potter saranno invitati, come sempre. Preferirei che non stessi tanto con il figlio, piuttosto passa il tuo tempo con Rosier.»

«Ma-»

«Marlene.», la richiamò con tono dolce, fittizio. «Non mi piace il figlio dei Potter, non è una buona compagna. Starai con Rosier.»

Il figlio dei Potter però non aveva mai cercato di mettere le mani dove lei non voleva, non l'aveva neanche baciata senza il suo permesso.

Poi Potter aveva la sua stessa età mentre Rosier era già al suo penultimo anno del liceo, a volte usava termini pomposi solo per farla sentire una bambina e screditarla davanti ai suoi amici

Ma forse era troppo piccola per capire, aveva solo quattordici anni e doveva ascoltare la madre.

Annuì, non parlando più.

Nozze con gli idioti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora