22 Gennaio 2021

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9. Quando è nata la Evans?

In mezzo a due angeli custodi

James si rigirò tra le coperte, ancora.

Era un'idiota, lo sapeva da solo e non aveva bisogno di qualcuno che glielo dicesse.

L'indomani sarebbe toccato a lui aprire in officina, il che significava alzarsi prima per cercare di non fare ritardo e senza otto ore di sonno non vedeva davanti a lui una giornata rosea.

Era spacciato, finito, rovinato.

Cercò il cellulare per poi rendersi conto che non solo era al buio ma anche senza occhiali.

Era stanco e non riusciva a dormire, c'era cosa che potesse odiare di più al mondo?

Trovò il cellulare abbandonato per terra, insieme alla sue scarpe, e preferì non farsi domande. Notò anche una crepa, l'ennesima, che aveva rovinato lo schermo.

Si ributtò a peso morto nel letto mentre controllava le notifiche. Sua madre aveva scritto sul gruppo denominato famiglia ma la ignorò, se fosse stato qualcosa di importante Sirius avrebbe già dato di matto.

Mentre cancellava la notifiche vide che Marlene era online perciò, senza pensarci troppo, la chiamò. «È l'una James, si può sapere che vuoi?»

«Che fai?», chiese a bassa voce anche se era più che consapevole che in quella casa non c'era nessuno con il sonno leggero, o non dormivano o sembravano essere in coma.

«Niente, cercavo di dormire.»

«Vieni da me, guardiamo un film.», le propose mentre già si alzava dal letto, intento ad aprire la porta di casa.

«Non mi va di-»

«Da me tra due minuti, la porta è aperta quindi poi chiudila tu.», attaccò prima che potesse controbattere e poi si diresse verso la camera del fratello. «Pads, sei sveglio?»

«No.»

«Oh, okay. Scusa.», richiuse la porta.

La riaprì però poco dopo. «Ma sei scemo?»

Vide il petto di Sirius alzarsi e abbassarsi, privo di regolarità per le risate, nonsontante la scarsa illuminazione. «Non sono io che ho chiuso la porta dopo che un presunto dormiente ha risposto no.»

«Scemo.», asserì James. «Dai, viene a vedere un film con me e Lene.»

«Subito, Messer Prongs.», fece il saluto militare, poi cadde dal materasso senza dare alcun segno di aver sofferto l'impatto con il pavimento freddo. Non aveva voglia di camminare quindi, da per terra, alzò le braccia. «Trascinami fino al divano.»

Marlene, che era già entrata in casa loro, si chiese se veramente James stesse trascinando Sirius come un sacco di patate o fosse magari il caso di sciacquare il viso con dell'acqua gelida.

«Oddio! Una strega!», urlò chiudendo gli occhi Sirius.

Nonsontante la stanchezza, la scenetta tra i due e il tono spavenato che aveva assunto il ragazzo fecero nascere in lei una leggera risata. «Stupido.»

Black arrivò sul divano. «Se posso permettermi vorrei accusarvi di rovinare la mia autostima. Costantemente vengo chiamato stupido e scemo da voi due, sapete che ho un cuore?»

Marlene si sedette accantò a lui. «Però quando ti insulta Remus va tutto bene?»

«Remus non insulta.», chiarì. «Esprime affetto in modo diverso.»

«È vero.», gli diede corda James con le mani occupate tra patatine, popcorn e cioccolata. «È il metodo Remus.»

«Il metodo Remus?», chiese divertita Marlene facendo spazio a James. Quei due scapestrati, con la testa ovunque tranne che sulle spalle, la stavano inconsapevolmente salvando da una notte in cui si sarebbe lasciata tagliare dai suoi pensieri.

Nozze con gli idioti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora