Ricominciare.

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Ricominciare la propria vita è una situazione surreale.
Ho vissuto 19 anni in un perenne status quo.
Vivevo nella mia bolla personale fatta di ironia e spensieratezza, come se nulla al mondo potesse un giorno cambiare tutto questo.
La tipica figlia minore che se la cava a scuola, decisamente incapace in matematica ma appassionata e ferrata in arte, letteratura e storia.
Quando non uscivo con gli amici ero barricata all'interno della mia libreria, o meglio, una piccola stanza originariamente creata per essere un ripostiglio, solo che al posto dei vasetti di tonno e conserva, sulle mensole in legno tenevo il mio patrimonio letterario. Decine di centinaia di libri di ogni genere minuziosamente ordinati per iniziale dell'autore.
Questo piccolo paradiso è racchiuso dietro una massiccia porta di legno con appeso fuori un cartello con scritto:
"Nascondiglio non troppo segreto di Blair Beverly."
Ed è proprio in quel posto a me tanto caro che viene distrutta la mia normalità.

Mentre stavo seduta nella mia poltroncina in pelle usurata in fondo alla libreria qualcuno bussa 3 volte alla porta.
Presto vedo rivelarsi il viso contornato da barba e capelli scompigliati di papà.

"Blair, dobbiamo parlare. Scendi in cucina e datti una sistemata."
Il tono era come sempre carico d'amore ma i suoi occhi tradivano la calma tipica dell'uomo. Il suo sguardo infatti evitava accuratamente il mio, cosa non usuale per noi.

Non faccio domande, o meglio, vorrei farle ma la porta viene richiusa non appena socchiudo le labbra.

Mi alzo, sistemo la gonna alla meno peggio e sposto gli occhiali dal naso alla testa. Effettivamente non li usavo quotidianamente, ma sono per leggere o dipingere.

Non dovrebbe sorprendermi eccessivamente l'atteggiamento di mio padre, è da qualche settimana che sia lui che mamma sono cambiati radicalmente. E allo stesso modo anche io non posso evitare di farmi mille domande.

Non appena sono in cima alle scale sento provenire dalla cucina diverse voci.
Sono almeno altre 3 persone oltre a mamma e papà.

Beatrice, mia sorella non è in casa ormai da 2 settimane per l'università. Dunque non capisco.

"Cercheremo di spiegare al meglio la situazione." Una voce femminile dice in tono pacato queste parole come per confortare il suo interlocutore.

Prendo coraggio e scendo le scale in legno massiccio, ad ogni passo il mio cuore aumenta di un battito. Non capisco questo mio nervosismo da cosa sia dato.

Una ragazza alta con i capelli castano scuro legati in un fiocco è in piedi nel bel mezzo del salone, in fianco a lei c'è una donna che avrà almeno 40 anni e infine vicino alla finestra vedo un ragazzo molto più alto di me che sta appoggiato alla porta della cucina.

"Blair, ciao! Sono la professoressa Davidson, accomodati dobbiamo parlare." La signora mi fa accomodare sulla poltrona in pelle scura vicino ai miei genitori. La saluto con un sorriso e non appena seduta sistemo al meglio la gonna sulle gambe. Non capisco cosa stia succedendo, ma nonostante questo seguo l'ordine che mi è stato impartito.

Come al mio solito inizio l'analisi dettagliata della persona davanti a me.
Capelli biondi, raccolti in maniera elegante dietro la testa. Piccoli occhi verde smeraldo contornati da un trucco leggero, labbra sottili colorante con uno sgargiante rossetto rosso fuoco. Non appena poso lo sguardo sulle sue mani noto subito un tatuaggio. Un disegno nero. In particolare un serpente che si contorce intorno ad una coppa.
Particolare. Ecco l'unica cosa a cui riesco a pensare.
Non appena però sposto lo sguardo sui miei genitori mi lascio scappare un battito cardiaco.
Gli occhi di entrambi sono pieni di lacrime e mi guardano come per implorare perdono.

"Credo però che prima debbano parlarti i tuoi genitori." La donna quindi si sposta in po' lasciando al centro della sala solo me e i miei.

"Blair, hai compiuto 19 anni. Speravamo che questo giorno arrivasse il più tardi possibile. Ma è arrivato il momento di dirti la verità sulla tua vita." Mia madre parla con un tono pacato, non abbastanza però da non percepire il terrore che trapela attraverso dei piccoli cali di voce difficilmente percettibili.

Decido di non dire nulla e la lascio continuare.

"Arriverò diretta al punto. Sei stata adottata Blair." questa volta il mio cuore perde veramente un battito. La mia testa inizia a girare e sento che il mondo sotto di me lascia una voragine talmente grande dal farmi cadere diretta nel nucleo bollente. Le sinapsi stentano a collegare in maniera ragionevole quelle quattro parole ma allo stesso tempo le hanno integrate talmente bene da mandare una scarica elettrica al mio corpo che in tutta risposta mi fa salire una nausea senza uguali.

Guardo intensamente gli occhi scuri di mamma passando poco dopo a quelli verdi militare di papà. sempre se posso definirli tali. Mi hanno mentito per tutto questo tempo. Mi hanno tenuta nascosta una verità talmente grande.
Sono sempre stata devota alla mia razionalità e al buon senso. E mi prendo qualche secondo per riflettere, durante i quali faccio cadere una nebbia di silenzio nella sala.
Anche se quelle due persone non sono i miei veri genitori, restano mamma e papà. E come posso essere arrabbiata con quelle persone che mi hanno sempre fatto avere tutto, la migliore istruzione, la miglior palestra, le migliori esperienze, il miglior tipo di amore che una bambina potesse desiderare. Quindi, nonostante ora mi senta come Tom Sawyer, orfana e sola, prendo la decisione più corretta per fare in modo di non far soffrire anche loro come soffro io.

Con le gambe tremanti di alzo dalla poltrona, faccio un sorriso e abbraccio mamma e papà. Sento gli occhi pizzicare talmente forte da dover fare un grande sforzo al fine di non piangere. Sono consapevole del fatto che loro stiano soffrendo tanto, si sono impegnati da sempre per farmi crescere al meglio non facendomi sentire diversa, facendo si che la nostra vita fosse come quella di una normale famiglia.

"Va tutto bene, vi voglio bene in ogni caso, e rimanete mamma e papà per me." ecco cosa riesco a dire appena prima di sentire mamma liberare un singhiozzo che tratteneva insieme al respiro dal momento in cui aveva lanciato la bomba. Papà invece rilassa i muscoli tesi e mi stringe forte.

Gestirò questa storia dell'adozione non appena queste persone se ne saranno andate. Mi siedo di nuovo sulla poltrona e mi volto verso la donna con il tatuaggio sulla mano.

"E lei cosa doveva dirmi?" dico in tono moderato, è sempre stata una mia grande abilità saper nascondere le emozioni a piacimento. Sono sempre riuscita a spegnere la rabbia con la stessa facilità con cui si può spegnere un fiammifero, la paura l'ho sempre trasformata in una sfida contro me stessa e la tristezza l'ho sempre esorcizzata rimpiazzandola con l'apatia.

"Vedo che hai reagito bene. Sono qui in veste di ambasciatrice dell'Accademia per giovani Apprendisti di Hermon." finita la frase sfodera un bel sorriso come se fosse estremamente fiera di ciò che era appena stato detto.

"Accademia per giovani apprendisti di Hermon... scusi la domanda. Ma di cosa sta parlando?" in seguito alla mia domanda il sorriso sul viso della donna si spegne e il suo sguardo si sposta piano su quello dei miei genitori.

"Non sa proprio nulla?" chiede la donna spalancando gli occhi, mio padre in tutta risposta nega con la testa. Così la Davidson prende un grande respiro e riporta gli occhi verdi su i miei.

"Blair, sei la figlia di una donna di donna Kayla Lakes, ma soprattutto di qualcosa di più potente, te sei l'esempio vivente di una cosa che tutti noi credevamo impossibile, sei la nipote di Zeus, figlia di Eracle"

Non faccio altro che scoppiare in una risata forte e divertita.

Mi stanno prendendo in giro vero?


Sono stata a lungo indecisa se pubblicare questa storia. Sono sempre stata insicura su questa cosa. Non ho mai sentito di essere all'altezza di scrivere.
Perciò per rendermi la cosa più facile voglio che non la lèggiate come se fosse un libro, ma come se fosse una Favola, magari mentre state per addormentarvi così che magari possiate sognare di essere un po' nel mio Olimpo. Spero che vi piaccia.
Questo primo capitolo lo voglio dedicare a Sara e Cesca (sasistilinski cescaonair ) alle mie numero #1 in Japan, che mi hanno spinta a buttarmi nonostante non mi conoscano così bene, spero che credano in me magari nel fondo del loro quanto io credo in loro. Questo è per voi B e S. Grazie per quello che avete fatto inconsciamente.
Jupiez.

Thunder and TidesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora