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Il giorno seguente risuonava gioioso insieme alle campane della chiesa.

Maria Rosa era raggiante. Si precipitò giù per le scale appena si fu vestita e uscì. Anche quel giorno colazione al bar, gongolò.
«Buongiorno» esordì appena entrata.
«Maria Rosa, vieni subito a sederti!» le intimò Lucia con il sorriso sulle labbra. «Davide...»
«Sì... Cappuccino e brioche alla marmellata!»
«Grazie, Davide.» Rosa gli sorrise con dolcezza e andò a sedere al tavolo.
«Allora, cos'è questa storia che hai scoperto l'assassino?»
«Oh, beh...» La donna era vagamente imbarazzata.
«Non fare la modesta. È stato qui Ivano di prima mattina e ci ha raccontato tutto, ma non aveva ben capito. C'era qui anche Mirco prima che andasse a lavoro.»
Cominciano tutti presto, pensò Maria Rosa.
«Racconta» la esortò.
«Dunque...» Arrivò la colazione e la donna ringraziò Davide. «Fin dall'inizio non ho creduto alla colpevolezza di Mario e, in seguito, le tracce assenti sul corpo di Sonia hanno confermato i miei sospetti. Devo dire che ho creduto quasi fino alla fine che Stefano avesse ucciso la moglie di Enrico perché convinto che fosse stata lei a uccidere Sonia alla macelleria.»
«Era plausibile!»
«In effetti ancora non si sa se sia stata lei a uccidere Sonia. Le due donne potrebbero essere state uccise da due persone diverse, ma io mi ero concentrata sul secondo omicidio perché sapevo che la moglie del benzinaio non poteva essere nella residenza dal castello a caso. Ero certa che dovesse aver sentito qualcuno al telefono e fosse per quello che era uscita di casa. Non me la figuravo camminare in piena notte per il paese da sola. Quindi c'era da domandarsi: a chi aveva telefonato da casa e perché? Il  perché, ho immaginato, poteva essere che aveva provato a chiamare il marito nel nuovo appartamento e non lo aveva trovato.»
«Certo, era a dormire dai Rossi!» Lucia era eccitata.
«Esatto. Ho immaginato, conoscendola anche se poco, che doveva aver dato di matto, così doveva aver chiamato qualcuno che le aveva detto dove si trovava. Sputo che Enrico era dagli amici ha pensato di recarsi lì...»
«E fare una scenata...»
«È quello che ho pensato anche io. Quel qualcuno l'aveva raggiunta prima che succedesse l'ennesimo casino, l'ennesimo scandalo, e l'aveva uccisa» concluse Rosa.
«E quel qualcuno era Giulio!»
Rosa annuì.
«Come hai scoperto che era proprio lui?»
«Fortuna. Diciamo che prima non mi era venuto in mente, se non per il fatto che la donna non aveva tante amiche e chi altri avrebbe chiamato?! Ma avrei potuto sbagliare, solo che ieri sono stata alla residenza a salutare Ivano. Ho notato, per un colpo di fortuna, un bottone nero tra la ghiaia, proprio vicino alla zona delimitata dai nastri. Ho avuto una folgorazione. Ho immaginato la donna che chiama il cognato, quella sera, fuori di sé, gli chiede dove fosse il marito e lui glielo dice, per farla calmare. Lei invece da i numeri e decide di andare a parlargli, così Giulio scatta fuori casa per raggiungerla ed evitare l'ennesima piazzata. Si incrociano davanti al cancello, giusto in tempo. Lei non ha ancora suonato e lui la blocca. Fortuna vuole che il cancello è rimasto aperto; lui la trascina dentro, hanno una colluttazione e lui le fracassa il cranio con la pietra dell'aiuola. Nella lotta lei gli strappa un bottone della divisa.»
«Cosa ci faceva con la divisa a quell'ora?» chiese Davide, curioso.
«Me lo sono chiesta anche io. Immagino fosse la prima cosa che aveva a portata di mano da indossare velocemente. Magari era a letto e aveva già la divisa pronta da indossare la mattina seguente su una sedia in camera; si alza e si infila la prima cosa e corre fuori.»
«Ci sta» convenne il ragazzo. «Anche io mi preparo i vestiti la sera prima, li lascio su una sedia.»
Rosa annuì. «Quando ho trovato quel bottone sono corsa con Ivano su alla pompa. Avete mai notato come le divise dei fratelli siano sempre bel lavate e stirate?»
«Ora che ci penso...»
«Forse l'uomo non pensava che qualcuno ci facesse caso, oppure aveva solo quella divisa asciutta e pulita, la mia è stata fortuna perché quando sono scesa dall'auto e Giulio è uscito dall'ufficio ho notato la divisa con il bottone mancante. Ho fatto una battuta sulle divisa del fratello e lui deve aver mangiato la foglia, così quella stessa sera si è intrufolato nel cortile del castello a cercare il bottone. Ma io avevo avvisato Felice e i carabinieri avevano lasciato il cancelletto aperto prima di appostarsi.»
«Caspita! Chi aveva le chiavi?»
«Ivano!» rispose lei.
«Vero! Quindi lo hanno beccato mentre cercava il bottone?»
«Sì!» gongolò Maria Rosa.
«Ma il motivo però? Perché arrivare ad ammazzare la cognata?» chiese Davide.
«Io credo che Giulio fosse esasperato nei confronti del fratello da una vita. Si sapeva da un pezzo che Giulio era burbero e non sopportava il modo di fare di Enrico. Quando poi lo aveva beccato con la moglie dell'amico nell'ufficio, tempo prima, deve aver toccato il fondo. I Rossi non erano solo amici di famiglia, il Rossi era coscritto di Giulio. L'uomo sarà stato sopraffatto da tutti gli eventi che erano piombati addosso al fratello, a lui per estensione, e ha perso il controllo. Non poteva sopportare altri scandali. Il nome del fratello era sulla bocca di tutti e non per fatti lusinghieri.»
«Allora potrebbe anche aver ucciso la Sonia alla macelleria!» tentò Davide.
«Io credo di no!» disse Rosa. «Vedrete che viene fuori che è stata davvero la cognata e penso che lui quella sera lo abbia saputo, direttamente dalla lei. Parlerà e le prove verranno fuori.»

Il pettegolezzo uccideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora