9.

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Sapevo che non avrei potuto trascorrere l'intera estate senza far nulla, ma non avrei mai immaginato che quel mattino mi si sarebbe presentata un'offerta di lavoro.

«Allora, ci stai o no?» la voce dell'uomo sulla cinquantina d'anni riecheggiò nelle mie orecchie. «Questo è il mio biglietto, appena avrai le idee chiare non esitare a chiamarmi.» mi sorrise un'ultima volta prima di girare i tacchi e uscire dal bar con la sua valigetta.

«Cosa gli hai risposto?» giunse Sarah, guardando la figura dell'uomo camminare.

«Non l'ho ancora fatto.» guardai un punto impreciso del pavimento a causa dei mille pensieri che mi giravano in testa.

«Ti vedo troppo con la testa tra le nuvole.»

«Mi sono cacciata in un bel guaio, credo.» sospirai.

La situazione con JJ non era delle migliori. Ci eravamo comportati da totali immaturi e come due bambini, sfuggendo entrambi alle conseguenze.

Non sapevo più come comportarmi, aveva mandato in fumo tutto il mio controllo, ero ormai come una piuma al vento.

«Ieri JJ mi ha baciata.» ritornai alla realtà guardandola negli occhi, mentre con due dita giravo la cannuccia nel mio drink.

«Come immaginavo, sapevo che qualcosa non andasse.» si mise comoda sullo sgabello affiancato da una botte usata come tavolino. «Cos'è successo?»

«Dopo aver lasciato quel posto strano abbiamo cominciato a litigare, ci siamo ritrovati in acqua ed è semplicemente successo.»

«Così, di botto?»

«Mi ha confessato che volesse farlo e poi il mattino dopo saremmo tornati come prima.»

«Come prima, cioè?» chiese con sguardo curioso, ma confuso. «Lui pieno di rancore e i continui litigi?»

«Esattamente.» poggiai i polsi sul tavolino.

Quel bar era talmente esotico che la voglia di prendere qualcosa da bere ti raggiungeva all'istante.

«Sarah, almeno per oggi potresti darmi una mano?» chiese pietosamente Richard, il barista.

«Ci pensi tu?» ammiccò lei, riservandomi un'occhiata. «Devo vedere John B oggi, non posso proprio.» mi supplicò con lo sguardo.

«Ci penso io, Rich.» annuii, sospirando leggermente.

Sapevo che JJ prima o poi si sarebbe presentato lì per bere qualcosa e l'idea di doverlo servire non mi entusiasmava affatto.

«Inizio subito.» continuai, scacciando dai pensieri il suo volto.

«Sai che verrà JJ, vero?»

«Grazie Sarah, l'avevo appena rimosso dai miei pensieri.»

Ridacchiò, sollevando le braccia.

«Maddie, allora mi aiuti tu?» sorrise gentilmente, passando uno straccio azzurrino su un bicchiere da cocktail.

«Certo, arrivo.» salutai con lo sguardo Sarah, indossando una divisa rossa e nera, tipico del locale.

«Cosa vuoi che faccia?»

«Servire coloro che siederanno qui agli sgabelli, niente di più.»

Annuii col capo, mettendo in ordine tutte le bottiglie di colore differente.
L'Angelo Azzurro mi ispirava così tanto per il colore acceso, ma quel retrogusto non mi piaceva affatto.

Servii i vari clienti tranquillamente, tutti molto assetati, ma quando vidi arrivare JJ, con una cera da far schifo, il mio petto perse un battito.

A quanto pare aveva fatto ancora a botte, o peggio ancora, suo padre gli aveva messo nuovamente le mani addosso.

Change - JJDove le storie prendono vita. Scoprilo ora