The cursed necklace

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«Hermione!»

La voce sicura e limpida di Ginny Weasley mi raggiunse mentre, stremata, mi lasciavo cadere a peso morto su una delle poltroncine imbottite della Sala Comune di fronte al fuoco scoppiettante.

Quella notte non avevo chiuso occhio, ed era prevista un'uscita a Hogsmeade: per la prima volta a sedersi al tavolo dei Tre Manici di Scopa saremmo stati solo io ed Harry, ma la cosa non mi dispiaceva, per niente. Di sicuro Lavanda avrebbe trascinato Ron-Ron nella sala da tè di Madama Piediburro, e io non sarei stata costretta ad averli sott'occhio per tutto il tempo, così come Harry, del resto. Avevo la sensazione che il comportamento di quei due lo avesse già stancato, nonostante fossero passati pochi giorni dal loro...

In ogni caso, non era quello il motivo per cui ero in piedi all'alba, con delle profonde occhiaie e una voglia di vivere pari a zero...

Serrai le palpebre con forza, come per cancellare tutte le immagini e i ricordi della giornata tremenda che avevo vissuto il giorno prima, ma li riaprii subito non appena percepii un intenso profumo di fiori accanto a me.

Non volevo che Ginny pensasse che non avevo voglia di parlare con lei, anche se era la verità.

«Ciao, Ginny.»

Probabilmente neppure lei era riuscita a dormire, ma al contrario di me non sembrava sfinita né sconvolta. Sprofondò in un divanetto vicino sorridendo, e così facendo i suoi capelli rosso fuoco sembrarono quasi prendere vita. Osservai meglio la mia amica con la coda dell'occhio: era davvero bella, molto più alta di me nonostante avesse un anno in meno, i suoi vivaci occhi azzurri risaltavano parecchio sulla pelle liscia e appena spruzzata di lentiggini.

Difficile credere che si trattasse della bambina goffa e impacciata che avevo intravisto al binario nove e tre quarti al primo anno... Tutto sommato non c'era da stupirsi se era considerata una delle ragazze più attraenti ad Hogwarts, informazione che lei si preoccupava sempre di smentire in mia presenza, ma che io sapevo essere un dato di fatto.

In me invece non riuscivo a trovare nulla che si avvicinasse anche solo lontanamente alla parola attraente: mi rendevo conto di essere piuttosto sgraziata, il mio corpo non possedeva le forme che invece avrebbero dovuto comparire ormai parecchio tempo prima... Probabilmente il carico quotidiano di libri che pesava ogni giorno sulla mia schiena contribuiva in modo rilevante al farmi sembrare ancora più bassa di quello che ero; i capelli erano il mio più grande cruccio, nonostante i più svariati tentativi non sarei mai riuscita a dar loro una forma un po' più armonica, dovevo rassegnarmi a convivere con quel cespuglio castano sulla testa...

Niente di particolare negli occhi, marroncini e insignificanti, ma fortunatamente ero riuscita a rimpicciolire leggermente i denti, un orripilante tratto che mi contraddistingueva quando ero più piccola, e che non avrei mai più dovuto fronteggiare.

Grazie tante, Malfoy.

Insomma, ero una strega piuttosto ordinaria, e che io ricordassi questo non mi aveva mai dato particolarmente fastidio, perché non avevo mai speso troppo tempo davanti allo specchio o a preoccuparmi di come apparissi alle persone.

«Sono superiore a queste cose.» mi ripetevo sempre.

Scuse e ancora scuse, adesso sì che era tutto chiaro: avevo chiuso gli occhi, proprio come pochi istanti prima, ostinandomi a non voler vedere e accettare l'evidenza, convinta che studiare, essere la prima della classe e contribuire alla salvezza del mondo magico insieme ad Harry Potter bastasse per essere qualcuno.

Ora invece mi accorgevo che non era mai bastato, che non ero nessuno.

In qualsiasi circostanza partivo comunque svantaggiata per colpa del mio sangue, generatore di antichi e inevitabili pregiudizi, dovevo fare di più, anche se non ero in grado di stabilire cosa rientrasse e cosa no in quel "più".

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