The fortune teller

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«Benvenuti, benvenuti, miei cari. Sono lieta di apprendere che esistono ancora studenti abbastanza cauti da non ignorare i nefasti presagi che ci compaiono di fronte ogni giorno. Molti in questo castello si mostrano scettici riguardo la nobile arte della Divinazione, ma quello che non sanno è che saranno i primi a lasciarci...»

È solo una materia senza capo né coda, avrebbe detto la Gran...

La Mezzosangue.

Non farlo Draco, non addentrarti nel territorio nemico...

Me ne stavo stravaccato su una poltroncina imbottita verde, nell'angolo più remoto dell'aula della professoressa Cooman, storcendo di tanto in tanto il naso a causa del nauseante odore di incenso, sempre categoricamente acceso, misto ad una sfumatura di sherry scandente, e interrogandomi su cosa mai avessi fatto di male nella vita da meritare una simile condanna.

Avevo sempre odiato Divinazione, la consideravo una materia inutile e priva di fondamenta, una branca assai imprecisa del mondo della magia, e detestavo ancora di più l'insegnante occhialuta che teneva le lezioni: tutto di lei mi infastidiva, dalla sua ossessiva abitudine di fiutare orribili disgrazie ovunque, al tintinnio irritante di braccialetti e collane di perline di vetro che la accompagnava ogni volta che si muoveva.

Per non parlare dell'aula in cima alla Torre Nord... Già dall'ingresso si poteva intuire che non era affatto ordinaria come tutte le altre: al posto di una tradizionale porta figurava una botola stretta sul soffitto, alla quale si poteva accedere tramite una scala a pioli che compariva solo se chiamata; all'interno, la stanza ospitava almeno venti tavolini rotondi, tutti circondati da poltroncine foderate di chintz e piccoli, grassi sgabelli. Il tutto era illuminato da una bassa luce scarlatta; le tende alle finestre erano tirate, e le numerose lampade erano drappeggiate con sciarpe rosso scuro. C'era un caldo soffocante e il fuoco che ardeva nel camino lambendo un grosso bollitore di rame emanava un profumo intenso, quasi malsano. Gli scaffali che correvano tutto attorno ai muri circolari erano stipati di piume impolverate, mozziconi di candele, scatole di vecchie carte da gioco, innumerevoli sfere di cristallo argentate e una gran varietà di tazze da tè. La parola d'ordine per descrivere il tutto era senza dubbio stravaganza. Per due anni avevo dovuto frequentare le lezioni della Cooman per obbligo scolastico, dal momento che gli studenti avevano la possibilità di abbandonarla solo una volta conseguito l'esame G.U.F.O. Arrivato al sesto anno, in teoria avrei avuto tutto il diritto di dire addio a quel mondo pacchiano e insopportabile, ma purtroppo il famoso destino al quale la professoressa Cooman era tanto devota e a cui io non credevo minimamente si era dimostrato piuttosto crudele nei miei confronti.

Un'altra delle tante imposizioni che avevo ricevuto non appena ero stato Marchiato riguardava proprio la Divinazione: Voldemort era ancora molto adirato con mio padre a causa del suo fallimento all'Ufficio Misteri, la Profezia che parlava di Lui e dello Sfregiato si era rotta e non aveva fatto in tempo ad ascoltarla prima che andasse perduta. L'importanza vitale che quella piccola sfera di vetro doveva possedere era percettibile, a giudicare dalla rabbia e dalla preoccupazione malcelata che l'Oscuro Signore aveva mostrato quando era venuto a conoscenza dell'enorme insuccesso dei suoi Mangiamorte... L'unico modo possibile per venire a conoscenza di quanto detto nella Profezia sembrava scomparso per sempre, ma a quel punto Piton aveva rivelato di sapere per certo chi fosse l'autrice della Profezia, l'unica in grado di fornire informazioni precise al riguardo. Allora tutto era diventato chiaro, riuscivo addirittura a giustificare la presenza altrimenti inutile della Cooman ad Hogwarts: Silente cercava di proteggerla, e allo stesso tempo di ottenere da lei garanzie sul suo pupillo, probabilmente si era accorto che, nonostante i tre quarti di quello che usciva dalla sua bocca fossero vere e proprie fandonie, quella donna possedeva in casi eccezionali un minimo di preveggenza. Serviva quindi qualcuno, un infiltrato, che riuscisse ad interrogare la Cooman e scoprire qualcosa di più su quella Profezia senza dare troppo nell'occhio, e chi meglio del figlio di Lucius Malfoy, che guarda caso studiava ad Hogwarts? Ovviamente non avevo potuto oppormi, a meno che non volessi ritrovarmi sotto l'effetto di una Maledizione Cruciatus, nel migliore dei casi, ed ero stato costretto ad aggiungere Divinazione al mio orario, come se non avessi avuto niente di meglio da fare...

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