Capitolo 1

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Subito dopo la fine Amici, Christian e Mattia si erano messi d'accordo per passare l'estate insieme, e quella stessa estate i due ragazzi furono contatti da delle importanti compagnie di ballo.

Mattia era stato preso da una compagnia francese, mentre Christian da una Americana, ed entrambi erano partiti a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro, a fine settembre.

Non si vedevano dunque da cinque mesi, ma quando Christian aveva informato il più piccolo di aver finito tutta la serie di spettacoli in America, e quindi del suo ritorno in Italia, Mattia non aveva perso tempo e gli aveva mandato su whatsapp un biglietto aereo, di prima classe, per Parigi, senza data, lasciando spiazzato il moro, che aveva già progettato di andare a trovarlo prima o poi.

Ma appena vide quel biglietto fu davvero tentato di non metterci nemmeno piede in italia, però la mancanza della famiglia si faceva sentire.

Così, decise di tornare a casa, e dopo appena una settimana, decise di correre dal suo migliore amico, e la sua famiglia lo lasciò andare, in primis perché conosceva il legame dei due ragazzi e poi perché, sia Anna che Ivan avevano capito che ormai il loro bambino era un'anima libera, incapace di passare troppo tempo in un solo posto senza sentirsi schiacciato dalle mura che lo circondavano.

Così il moro preparò due valigie e si diresse a Milano, pronto a partire, senza sapere nemmeno quanto tempo sarebbe rimasto in Francia.

Probabilmente complice il fatto che non si vedessero da cinque mesi, Christian passò l'intero viaggio, Milano-Parigi, a torturarsi le mani e a chiedersi come avrebbe reagito Mattia al suo arrivo, visto che lui non lo aveva nemmeno avvertito perché voleva fargli una sorpresa.

-prendere l'aereo
-chiamare un taxi
-farsi lasciare a casa di Mattia.

Quello era il suo piano infallibile, che aveva deciso quella mattina, dopo una settimana passata a cercare un modo per andarsene senza risultare scortese ed ingrato agli occhi della sua famiglia, che non vedeva da molto, ignaro del fatto che i suoi genitori conoscessero già le sue intenzioni, prima ancora di lui.

Nonostante ciò, non si pentì minimamente di essere su quell'aereo, perché per Mattia avrebbe fatto quello e altro, e non se ne sarebbe mai pentito, di nulla.

Eppure quando l'aereo atterrò nella capitale francese, Christian cominciò ad avere qualche dubbio su quello che aveva appena fatto.

Prima di tutto perché lui conosceva qualche lingua, ma il francese era proprio fuori dalla sua portata, e poi perché erano le undici di venerdì sera. E lui dubitava fortemente che ci fosse qualche possibilità che il biondo fosse in casa, o che comunque anche se fosse stato a casa, sicuramente non sarebbe stato solo, quindi "magari la sua sorpresa non lo avrebbe colpito nemmeno più di tanto" pensò tra se e se.

Allo stesso tempo, si rese conto che "tentar non nuoce" come diceva sempre Alexia, così fece segno ad un taxi di fermarsi, e parlando in inglese gli mostrò l'indirizzo di casa di Mattia.

Senza rendersene conto, si ritrovò a sorridere felice al ricordo di quando lo chiese a Mattia,
per spedirgli una scatola di roba americana, che sapeva che il suo amico avrebbe particolarmente apprezzato.

Non appena il taxi si fermò, Christian pagò l'autista e prese le sue due valigie, trascinandosi pimpante fino davanti a, quella che sapeva essere, la casa di Mattia.

Come faceva a saperlo?

Naturalmente la aveva vista in videochiamata, prima di chiunque altro, e a dirla tutta, in quel momento gli sembrò quasi strano trovarsi davvero li.

All'inizio pensò di suonare il campanello, poi però ricordò il messaggio che Mattia aveva allegato al biglietto:

"Sono felice che torni in Italia, sappi solo che se volessi farti un giro a Parigi, in mezzo al vaso di rose rosse sulla sinistra, ci stanno un paio di chiavi di riserva che aspettano di essere prese da qualcuno"

Quindi: perché non avrebbe dovuto accontentarlo?

Si diresse proprio verso quel vaso, e ci scavò un po' affondo, stando attento a non pungersi, e quando si ritrovò tra le mani quelle chiavi, con tanto di portachiavi a forma di cuoricino, cominciò a tremare, un po' per il freddo della sera francese e un po', più di quanto a Christian piacesse accettare, per l'emozione.

Nonostante quello però, con sua sorpresa, riuscì ad infilarle subito nella toppa, e si chiuse piano la porta alle spalle, incamminandosi lungo il corridoio, in modo silenzioso.

Aveva paura di far prendere un colpo al suo amico, eppure cominciò a girare le stanze di quella casa non trovandolo da nessuna parte.

Mancava solo una camera, che da quanto ricordava dalle videochiamate doveva essere la camera da letto, la cui porta era leggermente aperta e dal suo interno si sentiva il leggero vocio della tv.

Sicuramente Mattia era lì.

Camminò lentamente, lasciandosi alle spalle le sue valigie in cucina, e sbirciò dalla lieve apertura.

Bingo.

Mattia era lì, di spalle, avvolto tra le coperte e Christian si diresse nella sua direzione, restando ad ammirare il suo volto rilassato, per poi togliersi le scarpe, sollevare le coperte e farsi spazio sotto di esse, proprio accanto a lui.

Appoggiò il petto alla schiena del più piccolo, gli infilò una mano tra i ciuffi biondi prendendo ad accarezzarli ed iniziò a lasciargli dei leggeri baci umidi sul collo salendo poi sulla sua guancia.

Mattia mugolò nel sonno e Christian continuò vedendo il volto del suo amico farsi leggermente rosso, e quello che si mordicchiava leggermente il labbro inferiore.

"Chri.. Christian.."il moro sussultò leggermente nel sentire Mattia pronunciare il suo nome in quel modo, e sentì una strana sensazione allo stomaco.

Non pensava assolutamente che Mattia stesse gemendo il suo nome, per carità, lungi da lui fare certi pensieri.

Ma il più piccolo continuava a tenere gli occhi ben serrati e Christian lo vide continuare a  mordersi il labbro inferiore, così si avvicinò al suo orecchio prendendo a sussurrare su di esso "Sono qui Matti. Svegliati dai" e ci vollero dieci minuti buoni, prima che Mattia aprisse gli occhi, e si rendesse conto che, quella volta, non si trattava di uno dei suoi soliti sogni.

Quella volta era tutto vero. Tutto reale.

E non appena si svegliò completamente, sentì le guance andare a fuoco, notando la vicinanza tra il suo corpo e quello del suo amico.

Eppure nonostante l'imbarazzo si catapultò tra le sue braccia, perchè la necessità che aveva di colmare quel volto che aveva sentito al petto negli ultimi cinque mesi, era maggiore dell'imbarazzo che provava.

Si abbracciarono stretti, intrecciando persino le  loro gambe, e Mattia infilò la testa nell'incavo del collo di Christian dove sussurrò con la voce impastata dal sonno "Mi sei mancato Chri." E quello gli diede un altro bacio sulla testa, mugolando appena per il contatto del fiato caldo sul suo collo "Anche tu Matti. Tanto" e finirono per addormentarsi, stretti l'uno nell'altro, mentre si sussurravano a vicenda cose carine.

Quella notte Christian, riuscì a dormire senza svegliarsi, il che non succedeva più o meno da quando amici era finito.

Dalla fine del programma infatti, dopo essere tornato a Bergamo, la notte si svegliava più volte sentendosi stranamente solo.

Eppure quella notte Christian si sentiva rilassato, completamente sereno, e lo sapeva che era la compagnia a renderlo tranquillo, ma non una compagnia qualsiasi, bensì la compagnia di quel biondino riccioluto. Era il calore del corpo di Mattia che lo faceva stare bene, lo faceva sentire quasi cullato.

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Ok ok.
Questa è la prima volta che in una delle mie storie prendo uno spazio per parlare, non all'ultimo capitolo. Mi fa quasi strano.
Vi dico già da subito che questa storia non sarà particolarmente lunghissima, perché inizialmente avevo pensato ad una One shot, però siccome la trama mi piace particolarmente ho deciso di renderla una vera e propria storia, per darle il giusto valore che secondo me merita con la speranza che arrivi anche a voi, a tempo debito.
Ci sentiamo presto💗

Colpa della Torre Eiffel -ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora