Capitolo 2

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La mattina dopo, non appena Mattia sollevò la testa dal suo petto, Christian si svegliò di scatto.

"Dove vai?" Gli chiese, con la voce impastata dal sonno, e a quella vista Mattia si chinò sul suo capo per lasciargli dei delicati baci tra i capelli "Scusa, non volevo svegliarti. In realtà volevo prepararti la colazione e portatela a letto" gli spiegò arrossendo, e con ancora gli occhi semichiusi il moro gli strinse una guancia.

Gli voleva davvero bene. Ma davvero tanto.

Così lo tiro per un braccio, e se lo fece cadere addosso, per poi abbracciarlo, non pensando minimamente alla colazione, perché nonostante negli ultimi mesi fosse stato il pasto più importante per lui, a volte persino l'unico che faceva, in quel momento l'unica cosa che desiderava era avere Mattia tra le sue braccia, per recuperare tutto il tempo trascorso lontano dai lui per cinque lunghissimi mesi.

E così la pensava anche il più piccolo, infatti: entrambi si concessero di restare in quella posizione per un lasso di tempo indefinito, e si persero l'uno nell'altro.

Christian fece poggiare il capo del più piccolo sul suo petto, ed immerse una mano tra i riccioli biondi, che da sempre lo rilassavano e che adorava sfiorare delicatamente, soprattutto per i bassissimi versi di piacere che Mattia si lasciava scappare dalle labbra, convinto che il più grande non lo avesse mai sentito, e mentre Christian gli accarezzava i capelli con la mano destra, Mattia si appoggiò il suo braccio sinistro al petto, e prese a lasciargli dei leggeri grattini, rilassando completamente Christian.

Erano rimasti in quella posizione, finché entrambi i loro stomaci non aveva preso a farsi sentire rumorosamente, costringendoli ad alzarsi da quel letto, nel quale avrebbero entrambi volentieri passato l'intera giornata.

E dunque si erano ritrovati seduti uno accanto all'altro, proprio come quando ad amici la mattina si svegliavano prima degli altri per fare colazione da soli, come se non fosse passato nemmeno un giorno da quell'esperienza che li aveva uniti e che li aveva portati a rivedersi in quella casa, in Francia, dopo abbastanza tempo, perché infondo non si erano visti per qualche mese, eppure non c'era stato un giorno in cui non si erano sentiti.

Era sempre stato così, Mattia capiva Christian e Christian capiva Mattia, da sempre.
Anche da prima che il moro glielo ballasse davanti a tutta Italia, loro si erano già capiti.

Ed entrambi pensavano che fosse fantastico essere lì, a quel tavolo insieme a fare colazione come se nulla fosse cambiato, perché infondo era così: non era cambiato nulla.

O forse si. Solo in meglio però.

"Sinceramente le brioche di Bergamo sono più buone" disse poi, tra le risate, Christian cercando di portare i suoi pensieri da un'altra parte, dando l'ennesimo morso ad un croissant, che nemmeno gli piaceva più di tanto.

"Magari hai pure ragione, ma, si chiamano cornetti. Le brioche sono altre Chri" lo corresse il più piccolo, sorridendo per l'espressione buffa dell'amico, e quello gli pizzicò una guancia mimandogli con la bocca un marcatissimo "No"

Quel gesto portò gli occhi di Mattia a puntarsi in quelli di Christian, e il moro non riuscì a distogliere lo sguardo da quei due bellissimi occhi azzurri luccicanti, ritrovandosi praticamente a pochissimi centimetri di distanza dal suo migliore amico, e il più grande sentì una strana scarica di adrenalina attraversargli il corpo, ma il biondo si ritrasse e bevve un sorso del suo succo ace, per lasciare scendere quel fastidioso groppo che gli si era formato in gola.

"Allora...-cercò un argomento per fare conversazione- quanto pensi di restare Chri?" Gli chiese cercando di mettersi il più comodo possibile su quello sgabello, leggermente troppo alto per lui.

Il moro, ancora una volta, gli passò una mano tra i capelli e lo guardò dritto negli occhi "Non ci ho ancora pensato. Credo che andrò a cercarmi un posto in cui stare e poi deci-" e non ebbe nemmeno il tempo di finirla quella frase, perché subito Mattia gli diede una cinquina sul retro del collo.

"Ma brutto idiota! Stai a casa mia e ti devi cercare un posto dove stare?! Dai Chri" E quello si toccò sul punto indolenzito sentendosi tremendamente imbarazzato per quell'uscita che temeva lo facesse passare per un irriconoscente "Ma scherzi? Mi hai regalato il biglietto e sono qui a tempo indeterminato. Mi sento troppo un accollo!" Cercò di fargli capire, ma quando il biondo sollevò la mano pronto a colpirlo di nuovo, l'altro fu più scaltro e lo fermò.

"Eddai! Non picchiarmi!" Gli urlò scoppiando a ridere e il più piccolo lo imitò ridendo a sua volta.

"Apparte gli scherzi Chri: non sei per nulla un accollo. Sono stato io a mandarti il biglietto perché, se devo essere onesto, mi mancavi fottutamente tanto. Troppo.
Quindi per quanto mi riguarda puoi direttamente traslocare a casa mia, non sarai mai un accollo" entrambi si guardarono negli occhi e si sorrisero sornioni "Dio Matti, sei la mia vita" gli sussurrò poi il moro prima di prenderlo tra le sue braccia, lasciandogli un bacio sulla guancia.

Non avrebbe mai smesso di dire che quel ragazzo era la persona più speciale che avesse mai incontrato, perché Mattia era letteralmente tutto quello che dalla vita si può desiderare: un amico fedele, un compagno di avventure, la persona che ti spinge a fare leggere cazzate e allo stesso tempo quella persona che ti consiglia quando sei completamente confuso su qualcosa.

"Che ti va di fare oggi?" Gli chiese poi il biondo, non appena si staccarono da quell'abbraccio lunghissimo, e subito Christian alzò le spalle "Non devi andare a provare qualche coreografia?-il biondo scosse la testa- Allora mi porti da qualche parte?" Mattia annuì felice e gli diede un bacio sulla guancia "Ti porto a vedere la città" gli disse battendo le mani, come un bimbo.

Giusto due ore dopo si ritrovarono entrambi davanti al Louvre, mano nella mano, con Mattia che non smetteva di trascinare il più alto da una parte all'altra, quasi come una trottola. E quello si lasciava trascinare tranquillamente, perché nonostante non stesse capendo un bel nulla, vedeva il più piccolo felice e spensierato, il che gli faceva tornare alla mente solo bei ricordi.

Ad essere completamente onesti poi, possiamo aggiungere anche il fatto che Christian aveva pensato tutta la mattina alle parole di Mattia.
Quel "non sarai mai un accollo" gli era arrivato direttamente sparato al cuore, stile freccia di cupido, e lui non capiva nemmeno perchè quelle parole gli avessero fatto così bene, eppure si ritrovò a pensare di accettare realmente quella sorta di proposta che Mattia aveva fatto quando aveva detto "per quanto mi riguarda puoi direttamente traslocare a casa mia"

Lo avrebbe fatto?
Beh, perché non avrebbe dovuto.

Magari, forse, doveva prima imparare un minimo di francese però..

C'era ancora tempo per pensarci.

Una cosa era certa però: si sarebbe goduto quei momenti, con Mattia, fino all'ultimo secondo. Erano fin troppo preziosi per lasciarli correre come niente fosse.

Colpa della Torre Eiffel -ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora