Notte

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- Grazie signora Marielle, faccia buona serata - dalla finestra aperta giungono i saluti di fine serata
- Altrettanto caro, grazie a te - la nonna accompagna la solita premura da un risolino sollevato.

Una volta chiusa la porta, sento i suoi passi avvicinarsi a passo costante e trascinato. Fingo di dormire mentre aspetto che appoggi il vassoio con la cena sul mio comodino.
- Buonanotte mio tesoro - sussurra uscendo con la solita malinconia.
Deve mancargli la Lysandra di una volta. Come darle torto, manca anche a me. Ma di lacrime sono a corto quindi mi giro e divoro la cena.

Spesso penso ai miei genitori. Mi chiedo se stanno bene, se hanno trovato una figlia migliore di me. Poi li lascio perdere e torno alla mia triste realtà che non ha bisogno di ulteriori bruttezze. La mia vita non dipende più da loro ormai. Sarà un bene?
Vorrei sapere la risposta.

In compenso, lo stomaco sembra contento stasera. Mi lascio cullare dal fruscio dei rami e sprofonda in un sonno che vorrei durasse per sempre.

Suona la sveglia, mi alzo di soprassalto e la spengo con l'altra mano sul petto. Il respiro irregolare di chi l'ansia non la sa gestire, gli occhi assonnati di chi ha dormito poco o niente. Preparo la cartella e mi fiondo alla fermata dell'autobus. Aspetto. Aspetto. Aspetto ancora. Ma sembra non arrivare più. Controllo il telefono e sono le 10, sono in super ritardo. Corro sperando di entrare in tempo per la prossima ora. Arrivo malconcia e sudata, attirando gli sguardi giudicanti che mi riservano compagni e professori.
- Signorina Hasburg, ancora in ritardo? - osserva il professore
- Guarda com'è conciata -
- Anche senza sudore sarebbe stata ridicola -
- Ma dico io, si veste al buio? -
I commenti sussurrati rimbombano nell'aula tanto quanto nella mia testa. Rimango in silenzio, a corto di parole, non era così che volevo iniziare la giornata.
- Andate a pagina 87... - il professore mette fine alle chiacchere iniziando a spiegare.

Di colpo, finisco negli spoiatoi. Corpi nudi a confronto, una gara che non riuscirò mai a vincere.
- Ma quando ti metterai a dieta? -
- Guardate che pancetta! E il culo floscio poi -
- Il tuo sport preferito è mangiare, vero? -
Un vortice di insulti mi avvolge, non connetto più. Mi guardo e realizzo quanto abbiano ragione, ma non ho scampo alla mia costituzione fisica. Non possono essere tutte fine come loro. Cosa vogliono da me? Che ho fatto?

- Mi dispiace, ma credo sia ora di farla finita - una figura imponente si allontana verso la luce mentre il buio mi avvolge.
- Non possiamo più continuare così - altre due la seguono. Cado in ginocchio. Mi guardo in torno: nessuno all'orizzonte. Sono sola ormai. Cosa ne sarà di me?

Il cuore batte sempre più veloce, sempre di più, tanto da sembrare un treno nelle mie orecchie. Il mondo gira, ma gli occhi rossi non piangono lacrime, la bocca spalancata non urla di dolore. Brucia tutto e vedo tante, troppe bolle.

Riemergo urlando. Ero di nuovo finita laggiù. Stringo Alfred e lascio il letto per rannicchiarmi contro il muro. Nessun passo, la nonna dorme ancora. E io non dormirò neanche stanotte.

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